1. Ancora diritti negati in Grecia: tra sgomberi e discriminazioni
La polizia greca ha dato il via allo sgombero nel campo profughi di Eleonas, ad Atene, nonostante migranti e rifugiati da settimane protestassero contro il trasferimento.
📷 Refugees and migrants at Eleonas camp in Athens, Greece, are protesting against the planned closure of the camp.
The protesters say that they don't want to leave because they've built a life there and fear being moved to closed camps in isolated rural areas. pic.twitter.com/OSy5unJSZN
— InfoMigrants (@InfoMigrants) August 17, 2022
La polizia è stata vista rimuovere le barricate che i residenti avevano costruito attorno ai cancelli del campo in previsione dell’operazione di sgombero: non sono mancate violenze e gas lacrimogeni. Molti dei residenti sono riluttanti a lasciare Eleonas poiché si trova vicino al centro di Atene e il timore è proprio quello di finire in aree isolate, senza accesso a ciò di cui hanno bisogno.
#Atene – Sgombero in corso per gli abitanti del campo di Eleonas.
La polizia in assetto antisommossa usa gas e violenza per disperdere i solidali e le persone migranti che non accettano il trasferimento in un altro campo e bloccano l'ingresso. https://t.co/rNWfXVDIbV— Melting Pot Europa (@MeltingPotEU) August 18, 2022
Nel frattempo, la giornalista Melissa Pawson sul New Humanitarian, descrive il doppio standard della Grecia applicato ai rifugiati non ucraini: “i rifugiati provenienti da Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Iran e Siria hanno affrontato a lungo condizioni di vita tristi mentre lottavano per accedere alle procedure di asilo e ai servizi essenziali in Grecia. Secondo le ONG e i gruppi per i diritti umani, l’accoglienza da parte della Grecia degli ucraini in fuga dall’invasione russa mostra che un’altra strada è possibile, se solo ci fosse la volontà politica”.
2. Frontex è stata accusata di sfruttare gli interpreti: “pagati meno di 2,50 euro l’ora”
L’agenzia di frontiera dell’UE Frontex è stata accusata di sfruttare il personale avvalendosi di un appaltatore – SeproTec – che si dice offra agli interpreti uno stipendio effettivo inferiore a 2,50 euro (2,11 sterline) l’ora.
“Mohammed Moctar – che ha dato il via a una petizione contro lo sfruttamento di Frontex -, un interprete e mediatore culturale […] ha affermato che non gli era mai stata offerta una retribuzione così bassa in otto anni di lavoro per le agenzie dell’UE, inclusa Frontex”, riporta la giornalista Jennifer Rankin sul Guardian.
Moctar, che parla 10 lingue tra cui inglese, francese, italiano, arabo classico, soninke e la sua lingua madre, sango, ha affermato che Frontex deve assumersi la responsabilità degli interpreti. “Parlo apertamente, con il rischio di non essere più assunto, ma questa faccenda riguarda molti altri che preferiscono rimanere anonimi, per paura di perdere il lavoro o di diminuire le possibilità di trovarne”.
3. Marocco: 13 migranti condannati per aver tentato di superare la frontiera di Melilla
A Nador, città marocchina al confine con Melilla, 13 uomini provenienti da Sudan, Sud Sudan e Ciad sono stati condannati a due anni e mezzo di reclusione e 10.000 dirham (circa 94 euro) di multa, per aver tentato di oltrepassare la frontiera in territorio spagnolo.
L’ECRE (European Council for Refugees and Exiles), ONG che si occupa della protezione dei diritti umani dei rifugiati, si chiede come sia possibile che queste condanne siano parte dell’indagine ancora in corso su quanto accaduto.
Questions to Morocco, Spain & the EU:
Is the detention of migrants a part of the 'ongoing' independent investigation of the Melilla tragedy⁉️
— ECRE (@ecre) August 18, 2022
Gli attivisti, compreso il gruppo spagnolo per i diritti umani Caminando Fronteras (Walking Borders), affermano che potrebbero esserci stati più di 40 morti. AMDH, ONG marocchina per i diritti umani, ha criticato le autorità sudanesi e marocchine per non aver identificato le decine di migranti che rimangono dispersi.
Sia le Nazioni Unite, che l’Unione Africana hanno condannato l’uso eccessivo della forza da parte del personale di sicurezza marocchino e spagnolo.
4. Il continuo deterioramento delle condizioni dei richiedenti asilo sudamericani sul confine tra Stati Uniti e Messico
Nonostante i recenti sforzi dell’amministrazione Biden per allentare alcune delle politiche severe e repressive dell’amministrazione Trump, la situazione sul confine tra Stati Uniti e Messico è in continuo peggioramento.
L’attesa alla frontiera, che può durare mesi, “ha portato alcuni migranti […] a sviluppare problemi di salute; disturbi cronici, come l’ipertensione o il diabete”, viene riportato da Ranuka Rayasam su CBS News. Diverse persone sono state lasciate senza cure, altre subiscono le conseguenze del trauma di aver dovuto lasciare la propria casa.
La mancanza di percorsi legali per chiedere asilo “fa sì che le persone corrano più rischi, in aree più pericolose”, ha affermato Eddie Canales, direttore del South Texas Human Rights Center. “Il confine è un cimitero”.
5. “Tecnologia invasiva”: Privacy International denuncia il Regno Unito per violazione della privacy dei migranti
Privacy International ha sporto denuncia contro il Ministero dell’Interno del Regno Unito che sta implementando dispositivi di geolocalizzazione per i migranti che entrano nel paese attraverso rotte irregolari. Privacy International afferma che la pratica è eccessiva, illegale e minaccia i diritti fondamentali alla privacy a cui hanno diritto tutti nel Regno Unito.
On Wednesday, we filed a first of its kind complaint to the UK Forensic Science Regulator (FSR) to investigate the systemic quality and inaccuracy failures of GPS tags used by the Home Office to monitor migrants released from immigration detention.
For details see 🧵 👇 1/5
— Privacy International (@privacyint) August 19, 2022
“Queste sono solo persone che cercano una nuova vita nel Regno Unito”, ha affermato Lucie Audibert, avvocata di Privacy International. “[…] La necessità di sorvegliarli e monitorarli in questo modo è altamente discutibile, e ne dubito anche l’efficacia”. Privacy International sostiene che la pratica di tracciare i migranti manca delle garanzie adeguate: i dispositivi possono essere imprecisi oltre che invadenti.
6. Esternalizzazione delle richieste di asilo: la Danimarca aprirà un ufficio in Ruanda
Il Ministero degli Esteri danese aprirà un ufficio nella capitale ruandese Kigali. Il governo vuole aprire una struttura di trattamento offshore per i rifugiati nel paese africano.
“Danimarca e Ruanda condividono il desiderio di aiutare più rifugiati meglio di oggi e di combattere la migrazione irregolare […]”, ha affermato il ministro dell’immigrazione Kaare Dybvad Bek.
Danish government to open office in Rwanda as asylum plan progresses. Via @TheLocalDenmark : https://t.co/RUQT85x29S
— ECRE (@ecre) August 19, 2022
Un portavoce dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati UNHCR ha affermato ad aprile che l’agenzia “non vede l’idea di esternalizzare l’asilo, in Ruanda o in un altro paese, come una soluzione responsabile o sostenibile”.