1. In Tunisia tutti i leader dell’opposizione di Kais Saied sono stati incarcerati
Ad inizio ottobre i tunisini saranno chiamati ad eleggere il nuovo Presidente e, in vista di questa importante scadenza elettorale, i principali leader dell’opposizione sono stati arrestati. Come riporta Al Jazeera, il capo del Partito dell’Unione Repubblicana della Tunisia, Lotfi Mraihi è stato arrestato per sospetto riciclaggio di denaro; Abir Moussi, leader del Partito Costituzionale Libero e candidata di spicco, è in carcere dallo scorso anno con l’accusa di aver danneggiato la sicurezza pubblica. Altri candidati – tra cui Safi Saeed, Nizar Chaari e Abd Ellatif Mekki – stanno affrontando procedimenti giudiziari per accuse quali frode e riciclaggio di denaro. Anche Mondher Znaidi, un potenziale candidato di spicco che vive in Francia, è perseguito per sospetta corruzione.
Negli ultimi mesi sono tante le voci preoccupate che si alzano dalla società civile tunisina per il rapido deterioramento della democrazia nel paese. “L’apparato del regime sta operando in modo molto efficiente, il che significa che divora chiunque abbia una prospettiva critica sulla situazione, … avvocati, giornalisti, blogger, cittadini o associazioni”, aveva dichiarato Romdhane Ben Amor del Forum tunisino per i diritti economici e sociali (FTDES) ad Al Jazeera.
Nonostante questo clima di repressione diffusa, la Tunisia è considerata dall’Italia un paese sicuro e Saied, in questo caso in collaborazione con l’Unione Europea, un partner irrinunciabile nel tentativo di fermare le partenze di persone migranti.
2. 273 persone salvate in un giorno dalla SOS Humanity
Domenica 11 agosto, in un solo giorno la SOS Humanity ha condotto quattro operazioni di salvataggio per un totale di 273 persone portate in salvo. Tuttavia è stata necessaria l’evacuazione di una persona in condizioni critiche. Dalle valutazioni del medico di bordo il sopravvissuto era a rischio di insufficienza d’organo per cui erano necessarie cure urgenti sulla terraferma. Dopo il tentativo fallito di ricevere aiuto dal Centro di Coordinamento Salvataggi maltese, sono state le autorità italiane ad intervenire per evacuare la persona che si trovava in gravi condizioni, accompagnata da due familiari, di cui un minore.
Il porto sicuro per lo sbarco assegnato dalle autorità italiane è stato quello di Genova, a 1,240km di distanza, cioè 4 ulteriori giorni di navigazione.
Poi, durante la navigazione, la Guardia Costiera italiana ha permesso lo sbarco in Sicilia di alcune delle persone, dando all’equipaggio della Humanity 1 la responsabilità di decidere chi avrebbe avuto la possibilità di sottrarsi al calore e alla lunga navigazione. In mancanza di screening medico o dell’accertamento di altre situazioni di vulnerabilità, la scelta di queste 70 persone è stata difficile e c’è il rischio che alcune famiglie siano state separate.
Nel comunicato stampa di SOS Humanity, la portavoce Mirka Schäfer ha denunciato la richiesta di sbarco selettivo da parte delle autorità italiane, dichiarando: “I restanti 200 sopravvissuti, soccorsi in mare in difficoltà, devono continuare ad aspettare a bordo della Humanity 1 perché le autorità italiane stanno negando loro un rapido sbarco, in violazione del diritto internazionale”.
Della precedente missione della Humanity 1 avevamo parlato su Open Migration, con il diario di bordo di Lidia Ginestra Giuffrida.
3. Il calo degli arrivi in Italia spiegato dal “caso” Bangladesh
Dall’inizio dell’anno, si sono registrati 34.762 sbarchi sulle coste italiane, costituendo un calo del 63% rispetto all’anno record del 2023 e del 20% sul 2022. Confrontando i dati rispetto agli anni del governo Draghi, il Ministro Piantedosi si prende il merito di questo calo significativo, grazie alla collaborazione con Libia e Tunisia e l’implementazione del ritorno volontario assistito in collaborazione con le organizzazioni internazionali quali OIM e UNHCR. Il Ministro dell’Interno afferma con fierezza l’effetto deterrente delle policy migratorie italiane. Si difende, invece, per quanto riguarda i ritardi nell’apertura dei centri in Albania previsti dal Protocollo Meloni-Rama.
Tuttavia, l’attenzione è richiamata dai paesi di origine più rappresentati nelle persone migranti che nel 2024 sono sbarcate in Italia. Al primo posto troviamo il Bangladesh, al secondo la Siria e al terzo la Tunisia.
Dal 7 maggio, il Bangladesh rientra nella lista dei paesi considerati sicuri dal governo italiano. Di conseguenza, la richiesta di asilo o protezione internazionale delle persone bengalesi viene sottoposta a procedura accelerata, con esito quasi certo in diniego e rimpatrio nel paese di origine. L’attuale situazione politica del Bangladesh potrebbe avere importanti conseguenze. Nelle ultime settimane scosso da violente proteste che hanno portato a 300 morti e 11 mila arresti, e in ultimo alle dimissioni e fuga in India della premier Sheik Hasina. Per questo è atteso un aumento dei flussi migratori verso l’Italia, dove, tuttavia, sarà con ogni probabilità negato l’asilo.
Il Bangladesh è peraltro uno dei paesi maggiormente colpiti dai cambiamenti climatici, cosa che incide molto sul numero di persone che prova a lasciare il paese. Ne avevamo scritto su Open Migration.
4. 700 persone attraversano la Manica in un solo giorno
Nella giornata di domenica 11 agosto, più di 700 migranti hanno attraversato la Manica verso la Gran Bretagna su 11 piccole imbarcazioni. France24 riporta che sia stato il numero di attraversamenti più alto mai registrato in un solo giorno dalle elezioni del Primo Ministro Keir Starmer. La lotta contro i trafficanti di esseri umani era al centro della sua campagna elettorale. Questo argomento acquista un peso particolarmente rilevante nel contesto inglese delle ultime settimane, segnato drammaticamente da violenti episodi contro persone con background migratorio presenti nel paese.
Infomigrants e BBC riportano che tra queste persone, circa cento sono state salvate dalle autorità inglesi e francesi e due persone sono morte nell’attraversamento. Si arriva così a 25 persone che quest’anno hanno perso la vita nella Manica.
Per questo anniversario, come riporta Al Jazeera, è stata organizzata una parata militare durante la quale “le forze armate talebane hanno trainato carri armati e pezzi di artiglieria di epoca sovietica attraverso Bagram, l’ex base aerea degli Stati Uniti, dove i diplomatici cinesi e iraniani erano tra le centinaia di persone che si sono riunite per la parata e i discorsi di mercoledì”.
Come riporta la Reuters, il leader supremo Haibatullah Akhundzada, in un discorso condiviso dal portavoce dell’amministrazione nella tarda serata dello stesso mercoledì, ha sottolineato come “Il sistema è islamico e basato sulla sharia, la sharia [dal loro ritorno, ndr] viene attuata”.
A fare il punto della situazione nel paese è Giuliano Battiston su Irpi Media, raccontando come: “A tre anni dal ritorno al potere dei Talebani e dalla sua restaurazione, l’Emirato islamico continua a reggere, la guida suprema Haibatullah Akhundzada rafforza il proprio potere, il governo rimane privo del riconoscimento ufficiale ma incassa la normalizzazione dei rapporti con gli attori regionali”.
Foto via Twitter/Sos Humanity (Judith Buthe)