1. Decreto Ong, la Camera approva la conversione in legge
La Camera dei Deputati ha approvato la conversione del decreto legge che impone nuove restrizioni alle operazioni di soccorso in mare.
@SOSMedItalia è turbata dalla conversione in legge da parte del Parlamento italiano del "decreto flussi". Il "combinato disposto" del decreto e delle prassi di coordinamento applicate alle navi ONG si traduce in una mortale riduzione della capacità di soccorso nel Mediterraneo. pic.twitter.com/GRa3q17Q8D
— SOS MEDITERRANEE ITA (@SOSMedItalia) February 15, 2023
“La nuova legge prevede che le navi umanitarie possano compiere una sola operazione di salvataggio in mare (per ogni missione), scoraggia i salvataggi multipli e fissa nuove sanzioni amministrative, tra cui multe fino a cinquantamila euro e il sequestro della nave per le organizzazioni che sono ritenute non in linea con il nuovo codice di condotta”, riporta la giornalista Annalisa Camilli su L’Essenziale. “Questa nuova legislazione”, ha affermato Matteo de Bellis di Amnesty International “rischia di provocare più morti in mare. Porterà inevitabilmente a maggiori sofferenze per i sopravvissuti al naufragio e a un’ulteriore criminalizzazione del lavoro legittimo dei difensori dei diritti umani”.
Anche l’Alto Commissariato Onu per i diritti umani ha bocciato l’approvazione del decreto:
#Italy: UN Human Rights Chief @volker_turk very concerned about new sea rescue law that hinders life-saving assistance in Mediterranean. Urges govt to withdraw proposed law & consult civil society to ensure legislation complies with intl legal frameworks: https://t.co/uqqhoU22Oj pic.twitter.com/EfGYmkvjMG
— UN Human Rights (@UNHumanRights) February 16, 2023
Come spiega la giornalista Rosita Rijtano su La Via Libera, nonostante il governo Meloni stia rendendo sempre più difficili le operazioni di soccorso, tra “porti di sbarco lontani, niente salvataggi multipli, né trasbordi”, per contestare l’assegnazione di porti lontani per lo sbarco alle ong non resta che la via giudiziaria.
La definitiva conversione dovrebbe avvenire entro il 3 marzo con la decisiva approvazione da parte del Senato.
2. Lo sbarco selettivo è illegittimo: bocciato il decreto Piantedosi
Mentre il Parlamento andava avanti mantenendo la linea dura con le Ong, il Tribunale di Catania bocciava invece il decreto sugli “sbarchi selettivi”.
Insomma lo “sbarco selettivo” della Humanity1 era illegittimo.
Per il tribunale di Catania il decreto del ministro Piantedosi “ha ostacolato in modo discriminatorio l’accesso delle persone salvate alla procedura d’asilo”.E no, non erano un “carico residuale”.
— Eleonora Camilli (@EleonoraCamilli) February 13, 2023
“Il decreto interministeriale firmato dai ministri Piantedosi, Crosetto e Salvini, che lo scorso 4 novembre impose il divieto alla Humanity 1 di sostare in acque territoriali italiane, impedendo di fatto lo sbarco di tutti i migranti al porto di Catania era illegittimo. Lo ha stabilito una sentenza del Tribunale civile di Catania, alla quale la Ong si rivolse. Tutti i migranti che vengono salvati dalle navi umanitarie devono essere salvati e accolti, non solo quelli vulnerabili, come i minori”, riporta la giornalista Annalisa Cangemi su Fanpage. In quell’occasione il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi definì “carico residuale” le persone ritenute non autorizzate a sbarcare.
“[…] Appare chiaro, alla luce di questa pronuncia, che esistono alcuni principi che non possono essere aggirati: lo sbarco a seguito di operazioni di soccorso deve essere garantito a ogni persona senza distinzioni e, a terra, l’accesso alla procedura di asilo è un diritto di tutte le persone e implica un’immediata attivazione delle autorità statali – italiane se lo sbarco avviene in Italia – a protezione delle persone richiedenti”, ha ribadito l’Asgi.
3. Naufragio al largo della Libia
Almeno 73 persone migranti risultano disperse a seguito di un naufragio al largo delle coste libiche.
“Un gommone con 80 persone si è ribaltato al largo delle coste. Undici i cadaveri recuperati dalla Croce rossa internazionale nell’area di Qaser Alkayar […]. Soltanto sette al momento i sopravvissuti che sono stati soccorsi a seguito del naufragio. Il gommone era partito da Qaser al Kayar”, riporta il giornalista Alessandro Puglia su Repubblica.
Mentre il parlamento italiano discute del decreto legge contro le Ong. https://t.co/z0SZSloAbu
— Sea-Watch Italy (@SeaWatchItaly) February 15, 2023
Più di 130 persone sono già morte quest’anno durante il pericoloso viaggio attraverso il Mediterraneo. L’OIM (Agenzia Onu per i Migranti) ha aggiunto che lo scorso anno sono stati registrati più di 1.450 decessi. “Questa situazione è intollerabile”, ha affermato Safa Msehli, portavoce dell’OIM. Msehli ha anche affermato che sono necessari maggiori sforzi per “aumentare la capacità di ricerca e salvataggio, stabilire meccanismi di sbarco chiari e sicuri, nonché percorsi sicuri e regolari verso la migrazione per ridurre i viaggi pericolosi”.
4. Aumentano i flussi migratori verso i Paesi del Golfo
Il numero di donne e bambini che migrano dal Corno d’Africa verso i paesi del Golfo attraverso lo Yemen è notevolmente aumentato ed è motivo di preoccupazione, secondo il direttore generale dell’OIM Antonio Vitorino.
Il cambiamento climatico è un fattore che incide sull’aumento dei flussi migratori: “il pericoloso viaggio dall’Etiopia, Somalia e Gibuti attraverso lo Yemen, chiamato Rotta Migratoria Orientale, ha visto un aumento del 64% nell’ultimo anno, con persone in cerca di mezzi di sussistenza migliori e con un numero maggiore di donne e bambini che viaggiano da soli”, si legge su Al Jazeera. Inoltre, continuano i flussi provenienti dall’Africa Occidentale verso la Libia “[…] l’organizzazione delle Nazioni Unite non ha accesso ai centri di detenzione non ufficiali, che sono particolarmente preoccupanti, in quanto vi sono segnalazioni di abusi diffusi”, ha affermato Vitorino.
L’instabilità politica della Libia, quindi, rende difficile instaurare una cooperazione politica necessaria per smantellare i centri di detenzione.
5. L’Ue è complice degli abusi in Grecia
L’Alto funzionario per i diritti umani dell’agenzia di frontiera europea Frontex, in un rapporto confidenziale, ha dichiarato che l’agenzia dovrebbe smettere di lavorare in cooperazione con la Grecia per via dei maltrattamenti che le autorità di frontiera riservano alle persone richiedenti asilo. Lo riportano le giornaliste Monika Proncuk e Matina Stevis-Gridneff sul New York Times.
Greece Border Abuses Highlight Europe’s Clashing Priorities on Migration
Exclusive docs show Frontex rights officer recommended agency pull out of GR bc of serial abuses incl. separation of migrant children from parents.
EU created a working group instead.https://t.co/TqEP21iahA— Matina Stevis-Gridneff (@MatinaStevis) February 14, 2023
“L’agenzia dell’Ue, Frontex, dispiega guardie di frontiera da tutta Europa per aiutare le autorità greche nelle operazioni di confine e fornisce attrezzature come elicotteri, barche e droni pagati dai contribuenti europei. Invece di […] dare il via a un’azione legale contro la Grecia […], l’Ue ha istituito un “gruppo di lavoro”. In una dichiarazione successiva sull’operato dell’Ue in merito, presentata il mese scorso, l’Alto funzionario per i diritti umani ha affermato che non c’era stato “nessun cambiamento” [nelle pratiche denunciate alle frontiere]”, affermano le giornaliste.
Ricordiamo che Frontex stessa è stata più volte accusata di violazione dei diritti umani, coprendo gli abusi di cui si sono rese artefici le autorità greche: infatti, l’officer per i diritti umani Jonas Grmheden, scrivono le giornaliste, ha affermato di aver “raccolto continui rapporti credibili sulle autorità greche che respingevano sistematicamente i migranti sia alle frontiere marittime che terrestri, negando loro l’accesso alla protezione internazionale, separando i bambini dai loro genitori e trattando le persone migranti in modo “degradante”.
6. I centri di accoglienza sono al collasso, ma a causa di una mala gestione
“Sono oltre ventimila i posti liberi nei centri di accoglienza per migranti e rifugiati, sia Cas (centri accoglienza straordinaria) che Sai (Sistema accoglienza e integrazione) nel 2021. Il sistema, nel suo complesso, si caratterizza per una gestione irrazionale, con una completa assenza di programmazione e per criteri discriminatori di accesso alle strutture e ai diritti”, riporta la giornalista Eleonora Camilli su Redattore Sociale.
L'accoglienza è al collasso?
La Sicilia è il campo profughi d'Europa?No, lo spiega bene un lavoro di @ActionAidItalia e @openpolis https://t.co/YxcIlIUjt6
— Eleonora Camilli (@EleonoraCamilli) February 16, 2023
Si tratta di un quadro ben diverso dalla narrazione allarmistica che spesso pervade le testate giornalistiche nazionali quando si parla di immigrazione. Secondo il nuovo report Centri d’Italia 2022, realizzato da ActionAid “[…] non c’è un’ “invasione” di migranti nel paese” e l’idea di “un’accoglienza al collasso è totalmente senza fondamento”.
Nel 2021 erano 20.235 i posti liberi nei centri, il 20% del totale, così come nel 2018, mentre nel 2019 erano il 27%. “In Sicilia”, continua Camilli, “isola presa spesso ad esempio dell’emergenza accoglienza, e spesso definita “il campo profughi d’Europa” al 31 dicembre 2021 il 30,5% dei posti erano liberi nell’intero sistema regionale (Cas, Hotspot, Sai)”.
Il sistema di accoglienza in Italia non è al collasso come viene raccontato. Ci sono posti liberi (al 31 dicembre 2021 erano 20235), ma manca programmazione e trasparenza.
Informati al link e scarica il nostro report insieme a @openpolis ⤵️https://t.co/QMCsICtATd— ActionAid Italia (@ActionAidItalia) February 16, 2023
Action Aid e Openpolis hanno evidenziato che il problema non risiede nell’assenza di pianificazione e di trasparenza: “il sistema dell’accoglienza oggi appare in una situazione allarmante. È evidente che l’assenza di pianificazione provoca una emergenza reale, mentre si grida a un’invasione che non c’è e al sistema al collasso, senza accennare alle responsabilità, addossando anche gli esiti di scelte sbagliate dell’amministrazione sulle spalle delle persone migranti”, spiega Fabrizio Coresi, esperto migrazioni di ActionAid.
Foto copertina via Twitter/SOS Mediterranee