Nella notte tra il 27 e il 28 gennaio, un uomo è morto di freddo all’esterno dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Roma. Secondo le autorità, l’uomo non avrebbe avuto ragione di trovarsi lì, poiché si trattava di un cittadino comunitario a cui era stato notificato un ordine di allontanamento dal territorio nazionale ma, secondo i testimoni in fila, stava aspettando di ottenere un appuntamento.
Ogni notte, tantissime persone si accampano in fila davanti alle questure dormendo al freddo, sperando di poter avere più probabilità di ottenere i documenti necessari o ricevere informazioni sul proprio status giuridico, visti i numeri ridotti appuntamenti che vengono concessi quotidianamente.
Lo scenario è quello di una versione applicata alla realtà degli Squid Games, meno spettacolare e con premi meno eclatanti, visto che i “vincitori” sono semplicemente coloro che riescono a ottenere dei documenti per lavorare, o quelli per i propri figli e le proprie figlie.
La mattina del 22 gennaio un centinaio di persone hanno partecipato a una manifestazione davanti all’ufficio immigrazione della questura di Firenze organizzata da Florence Must Act e altre 21 associazioni dell’area metropolitana fiorentina, tra cui Anelli mancanti, Arci empolese Val d’Elsa APS, Arci Firenze APS, ASGI, Asiri odv, Associazione dei senegalesi di Firenze e circondario, Associazione dei Tutori Volontari di Minori Stranieri Non Accompagnati Regione Toscana, CAT cooperativa sociale, Cgil Firenze, Consorzio Coeso Empoli, Consorzio metropoli Firenze, Coop.21, Cospe, C.S.D.-Diaconia Valdese, L’Altro Diritto centro documentazione su carcere devianza e marginalità, MEDU (Medici per i Diritti Umani), Movimento civile Umani per r-esistere, Nos otras Onlus, Oxfam Italia, Progetto accoglienza e Progetto arcobaleno.
“Volevo solo essere regolare” è lo slogan utilizzato in uno degli striscioni dei manifestanti, che ricorda anche il tempo di attesa medio che serve alle persone per poter ritirare il permesso di soggiorno, che ha una validità di due anni, dalla sua approvazione: 1 anno, 6 mesi, 15 giorni e 2 ore. La richiesta fatta al ministero dell’Interno è di un cambio di passo sulle tempistiche di rinnovo e di rilascio dei permessi di soggiorno che secondo il testo unico sull’Immigrazione dovrebbe avere un limite di 60 giorni. Secondo la segretaria della Cgil Ilaria Lani, “questi ritardi sono dovuti a problemi strutturali che si sono accentuati nel corso degli anni, dovuti alla carenza di organico rispetto a cui il ministero dell’Interno ha sopperito impiegando lavoratrici e lavoratori precari”.
Senza avere in mano questo documento, le persone sono costrette ad una marginalità che sarebbe evitabile e diventano maggiormente in balia di dinamiche di lavoro irregolare e sfruttamento per poter guadagnarsi da vivere. A seguito della protesta, una delegazione di manifestanti è stata ricevuta dal questore di Firenze Fausto Lamparelli, che riconoscendo le gravi inefficienze strutturali dell’ufficio immigrazione, ha promesso di elaborare proposte per accelerare meglio i tempi e proposto un nuovo incontro l’11 febbraio. Da circa due anni i tempi sono diventati sempre più lunghi, ma per le persone costrette ad attendere mesi o anni senza documenti queste inefficienze sono una fonte di gravissimo pregiudizio e un ostacolo che pregiudica l’accesso a determinati diritti sociali.
Da circa due anni i tempi sono diventati sempre più lunghi, e già nel 2024, senza ottenere alcuna risposta, le 22 associazioni nel fiorentino impegnate per la tutela dei diritti dei migranti hanno richiesto alla questura l’accesso ai dati tramite il FOIA (Freedom of Information Act) – uno strumento che ha l’obiettivo di garantire una maggiore trasparenza nel rapporto tra pubblico e istituzioni, per poter monitorare i tempi di trattazione delle istanze di rilascio e rinnovo dei titoli di soggiorno e gli strumenti di prenotazione online inidonei e con procedure molto complesse – ma la questura non ha dato alcuna risposta.
Secondo i dati pubblicati dal Centro Astalli, a fronte delle 98.353 domande di protezione internazionale presentate in Italia nel 2024, 51.797 sono state quelle esaminate dalle Commissioni Territoriali con esiti diversi: a 3.522 persone è stato riconosciuto lo status di rifugiato, a 5.905 la protezione sussidiaria e 32.011 i dinieghi.
Come spiega Alessia Cecchetti di Florence Must Act “le prime parole che le persone con un background migratorio imparano quando arrivano in Italia sono: “dopo”, “aspettare”, “prima o poi arriva”. Ciò che vivono le persone in attesa del permesso di soggiorno è un limbo in cui si è regolari ma senza sapere quando arriverà il permesso. Tra le richieste avanzate dalla società civile negli ultimi anni c’è quella di esternalizzare ai Comuni le pratiche che riguardano i rinnovi di permessi di soggiorno già riconosciuti in passato, così da alleviare il carico per le questure. “Un altro problema è la digitalizzazione delle pratiche, che talvolta limita l’accesso a persone che non sempre sanno usare certi dispositivi o trovano spesso dei malfunzionamenti, lo stesso vale per le PEC”.
Come funziona la pratica di richiesta? Il primo documento che viene rilasciato al/la richiedente asilo è il cedolino, detto anche ricevuta, dopo che la persona si è recata in Questura, fornendo le sue impronte digitali e le sue generalità. In presenza di questo documento la persona è considerata regolare sul territorio perché ha ufficialmente iniziato l’iter di richiesta di protezione internazionale. il cedolino “è da considerarsi equipollente ad un documento di identità e pertanto qualsiasi richiesta di altri documenti da parte degli uffici pubblici è illegittima”, scrive ASGI.
L’attestato nominativo (C3) è il secondo documento che viene rilasciato ai richiedenti asilo. Dovrebbe essere rilasciato subito insieme al cedolino, ma per motivi organizzativi della Questura di Firenze ciò non avviene, spiega Cecchetti. In questa fase al richiedente asilo viene rilasciato un foglio A4 (si veda immagine sotto) con il Codice Fiscale che concede alla persona di intraprendere un lavoro e un contratto regolare. Sullo stesso documento c’è scritto che il richiedente asilo può intraprendere attività lavorativa dopo 60 giorni dalla data in cui viene rilasciato l’attestato nominativo, valido fino alla stampa del permesso di soggiorno per richiesta asilo. Il permesso di soggiorno ha una durata di 6 mesi e si rinnova automaticamente di sei mesi in sei mesi fino a quando il richiedente non viene chiamato in Commissione Territoriale per richiedenti protezione internazionale per una valutazione definitiva della sua storia.
Negli ultimi due anni, spiega Cecchetti, “la Questura di Firenze è in ritardo di circa un anno con la stampa dei permessi di soggiorno per richiesta asilo. Molte persone si trovano dunque solamente con il cedolino e l’attestato nominativo in mano. A questo proposito la Prefettura ha fatto girare una Circolare (Fasc. 4495/2023) in merito, in cui afferma che il cedolino e il C3 sono equivalenti al permesso di soggiorno per richiesta asilo”. Queste prassi possono variare a seconda della Questura di riferimento.
A Milano la sperimentazione della digitalizzazione della procedura prevede che le persone in cerca di protezione debbano utilizzare un sistema di prenotazione online la cui gestione è stata presa in carico da alcune realtà del terzo settore e sindacati operanti in città; pratica che non sembra aver comportato miglioramenti nella tutela del diritto di chiedere protezione ma anzi ha aggiunto altri tipi di ostacoli e difficoltà per coloro che vogliono richiedere protezione. Queste nuove soluzioni sono state provate per risolvere i disordini dovuti alle lunghe code che si verificavano in Via Cagni quando veniva concesso l’ingresso giornalmente alle prime 30 persone che si presentavano.
La prassi corrente prevede che i richiedenti contattino le associazioni convenzionate che, dopo settimane o mesi, danno disponibilità a riceverli, li aiutano a compilare un modulo e prenotano l’appuntamento in questura per ottenere il C3 (il verbale che devono compilare i richiedenti protezione internazionale per formalizzare la loro richiesta).
Secondo Refugees Welcome Milano questa sperimentazione ha sì rimosso le code davanti alla questura milanese, ma con il reale effetto di invisibilizzare problemi che potranno essere risolti o attenuati solamente con soluzioni più puntuali:
– l’eliminazione di pratiche discriminazione e irregolari, tramite direttive del Ministero, così da garantire trasparenza e un accesso equo per tutte le persone richiedenti;
– l’introduzione di un sistema centralizzato per prenotazioni; la procedura deve essere chiara e comprensibile, anche per persone con limitate competenze linguistiche e digitali;
– il potenziamento di punti di accesso e la creazione di sportelli informativi per fornire assistenza gratuita e professionale ai richiedenti asilo;
– la collaborazione tra diversi enti per garantire che le sentenze giudiziarie siano rispettate, evitando il perpetuarsi di pratiche illegali.