Il 24 febbraio la vita di milioni di cittadini ucraini è stata distrutta. Quel giorno l’esercito russo ha infatti iniziato le azioni di guerra nel paese, bombardando e invadendo le città.
Milioni di persone, in particolare donne, bambini e anziani hanno dovuto raccogliere poche cose e avviarsi verso i confini per abbandonare il loro paese. Lasciandosi alle spalle le loro vite, i loro desideri, i loro sogni. E spesso altri loro affetti.
Nei primi 40 giorni, secondo i dati di Unhcr, sono fuggite dal paese più di 4 milioni di persone, circa il 10% della popolazione. La maggior parte di loro ha raggiunto la Polonia dove, finora, hanno trovato riparo 2,47 milioni di persone. Dopo la Polonia, il paese dove sono entrati più profughi è la Romania, che accoglie il 15,3% degli sfollati. Seguono poi Moldavia (per la quale non vengono conteggiate le persone che attraversano la frontiera verso la Transnistria), Ungheria e Slovacchia.
Anche l’Italia ha visto, nell’arco di questo tempo, arrivare oltre 83.000 persone. Di queste, il 90% erano donne (42.879) e bambini (31.670).
La Commissione Europea, nei primi giorni, ha risposto a questi flussi migratori attivando la Temporary Protection Directive, per garantire una protezione tempestiva, derogando alle normali procedure di asilo, che il flusso ingente in un arco di tempo breve avrebbe potuto mettere a rischio.
Una mobilitazione straordinaria che ha però aperto anche interrogativi sulla gestione complessiva dei flussi migratori verso l’Europa. In molti hanno fatto notare come per i rifugiati ucraini ci sia stato un attivismo che invece viene meno rispetto a cittadini di altri paesi. Uno di questi è stato Elio Vito, deputato di Forza Italia che lo scorso 3 aprile twittava: “Sono 67.000 i migranti arrivati in Italia nel 2021. Sono 81.000 i profughi ucraini arrivati in un mese, per i quali vi è la giusta, doverosa accoglienza. L’Italia quindi può e sa ospitare. Gridare allo scandalo per gli sbarchi è dunque solo propaganda, la peggiore, è disumanità”.
Inoltre, i paesi confinanti, quelli più esposti ai flussi, in alcuni casi hanno riservato un trattamento differenziato a cittadini non ucraini, principalmente provenienti dall’Africa e dal Sud dell’Asia, residenti in Ucraina e che, come tutte le altre persone, hanno cercato di fuggire dal paese.
Con Open Migration abbiamo raccontato, fin dal primo momento, tutti questi aspetti.
Lo abbiamo fatto grazie a reportage e approfondimenti realizzati dai nostri collaboratori che, in prima linea, hanno raccolto voci, storie, racconti dalle frontiere o dei rifugiati arrivati nei paesi che li hanno accolti; che hanno seguito e vagliato le risposte politiche offerte dalle istituzioni, europee e italiane.
Uno straordinario racconto collettivo che abbiamo deciso di raccogliere in questo instant book, per offrire un quadro ampio su quanto sta accadendo, su cosa significhi la guerra, sui motivi che in Ucraina, come in altre parti del mondo, spingono le persone a scappare dal proprio paese e su quanto conti la volontà di accogliere. Per seguire oggi i fatti e costruire per il domani una memoria condivisa che ci aiuti a evitare errori già commessi in passato.
LEGGI L’INSTANT BOOK – UCRAINA: LA GUERRA NELLE STORIE DELLE PERSONE IN FUGA