Open Migration

  • Chi Siamo
  • Contattaci Open Migration
  • Newsletter Open Migration
  • Condividi
  • Questo campo serve per la convalida e dovrebbe essere lasciato inalterato.

Subscribe to our mailing list

* indicates required
  • IT
  • EN
  • Missione
  • Politiche di frontiera
  • Diritto d’Asilo
  • Immigrazione & Integrazione
  • Dati
    • Dashboard
    • Infografiche
    • Fact-checking
  • Risorse
    • Approfondimento
    • Idee
    • Web review
    • Glossario
    • Quiz
  • Sostienici
Homepage >> Idee >> CIE, quando un governo annuncia nuovi lager
Gabriella Guido
@ggabrielle65; @maipiuCIE
Gabriella si occupa attivamente di immigrazione, di diritto dei migranti a livello nazionale, di libertà di informazione e di giustizia sociale a più livelli. È vicepresidente della Coalizione Italiana per le Libertà e Diritti Civili (CILD) e coordina dal 2011 la campagna LasciateCIEntrare sulla detenzione amministrativa dei migranti e le violazioni dei diritti umani nei CIE, insieme a moltissime associazioni della società civile, in Italia ed in Europa. Lavora dal 2006 ad AMREF Health Africa, la maggiore organizzazione non governativa sanitaria in Africa, dove si occupa di campagne istituzionali e di informazione, di relazioni esterne e di progetti di sensibilizzazione.

CIE, quando un governo annuncia nuovi lager

Share
16 gennaio 2017 - Gabriella Guido
Quando un Governo annuncia l’apertura di nuovi lager per migranti viene da chiedersi dove abbiamo sbagliato. L'editoriale di Gabriella Guido, portavoce della campagna LasciateCIEntrare, sulla proposta di riespandere il sistema della detenzione amministrativa nei CIE.

Quando un Governo annuncia l’apertura di nuovi lager per migranti viene da chiedersi dove abbiamo sbagliato.

Le istituzioni argomentano che i Centri di Identificazione ed espulsione (CIE) sono necessari per il contrasto dell’immigrazione irregolare. Ma i CIE – è stato dimostrato dalla Commissione diritti umani del Senato – non sono affatto uno strumento efficace per aumentare le espulsioni dei cosiddetti cittadini irregolari.

Accoglienza vs detenzione

Questo 2017 appena iniziato lo ricorderemo come l’anno in cui il premier Orban ha annunciato di voler andare contro i trattati internazionali e la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, pretendendo che tutti i migranti – compresi coloro i quali hanno diritto alla protezione internazionale e hanno fatto richiesta di asilo – debbano essere trattenuti in regime detentivo fino all’esito della loro richiesta di accoglienza. “Accoglienza” che si apre con la sottrazione della libertà personale e dunque con la lesione  de facto dei diritti umani di queste persone.

Il 2017 è anche l’anno in cui in Italia il neo Ministro dell’Interno Marco Minniti annuncia di voler aprire un CIE in ogni regione – “nuovi CIE”,  più piccoli (si parla di strutture di 80-100 posti), che però non differiscono sostanzialmente in nulla da quelli ancora aperti e operativi in Italia (Torino, Caltanissetta, Bari, Roma per le sole donne).

E quindi ci chiediamo: perché continuiamo a sbagliare?

foto_CIE_eng

Politiche e ricatti sulla pelle dei migranti

Il tema della sicurezza viene posto quotidianamente, chiedendo soprattutto se sia di destra o di sinistra.
La sicurezza però è una questione sociale, mentre i diritti umani una questione universale.

Si può forse derogare al rispetto dei diritti umani per “garantire” un principio di sicurezza quanto mai vago e generalista? Attenzione, perché rispondere di sì vorrebbe dire tornare a periodi di oscurantismo, di occultamento e negazione della democrazia stessa, a quei nazionalismi, fascismi e nazismi  a seguito dei quali l’Europa ha cercato di (ri)fondarsi, proprio per dire “mai più!”.

Eppure oggi quella stessa Europa scende a patti economici per il baratto di uomini e donne e bambini, rei di cercare una via d’accesso alla fortezza europea, nella speranza di aver salva la vita. Un patto atroce con la Turchia di Erdogan – paese mezzo dentro e mezzo fuori dalla nostra Unione a 28 – che incassa 3 miliardi di euro dalle casse dell’Unione, ma che al tempo stesso arresta giornalisti ed avvocati che non assecondano il regime (un regime che si permette addirittura di vietare l’ingresso e respingere come “persona non grata” un’avvocatessa italiana, difensore dei diritti umani ed osservatore internazionale). Un Paese che ora ci ricatta con la richiesta di visti per i cittadini turchi, informandoci che, se questi non saranno concessi, le frontiere saranno riaperte e i migranti, abbandonati lì al gelo e al freddo della nostra storia, potranno arrivare fino a noi.

L’inferno dei CIE

In Italia dal 2011, a seguito di una restrizione della libertà di stampa nei centri per migranti operata dall’allora Ministro dell’Interno Maroni – esponente, è bene ricordarlo, della Lega Nord, il partito che propone di “affondare i barconi” –  la società civile si è riorganizzata con una campagna chiamata LasciateCIEntrare che da allora ha aperto uno squarcio sulla realtà di questi centri. Luoghi dove la lesione dei diritti umani è andata di pari passo con la collusione di organi di governo ed enti privati, che si sono arricchiti con l’ormai noto business dell’immigrazione. Mafia Capitale è stata la punta di un iceberg che ancora nuota in ottime acque.

Dal 2011, quando i CIE operativi erano 13, la campagna ha condotte visite con parlamentari, giornalisti, avvocati, attivisti, e denunciato le condizioni nei centri. Non ha mai smesso. Molti centri sono stati chiusi a seguito di rivolte, a volte addirittura a seguito di morti (come a Crotone, Gradisca e Bari). Intanto, fortunatamente, un giudice illuminato ha decretato nel nome del Popolo Sovrano che ribellarsi per le condizioni infami nei CIE è legittimo e non costituisce reato.

2

FOTO: proteste contro i CIE – via LasciateCIEntrare.

Da allora, il tempo di trattenimento massimo è stato ridotto da 18 – il massimo consentito dalle direttive europee – a 3 mesi. Un passo in avanti.
Peccato che ora nei CIE possano essere trattenuti anche i richiedenti asilo in attesa del ricorso. Cento passi indietro.

La grande menzogna delle barriere come risposta

Quando un governo annuncia la riapertura di nuovi lager, quel governo mostra che ha paura.

Che non riesce a considerare altre soluzioni se non la segregazione. Che non riesce a pensare a politiche di inclusione che contrasterebbero davvero quelle sacche sociali di illegalità dove prosperano trafficanti di uomini e di possibili integralismi.

Ancora peggio: ora, oltre al processo di “clandestinizzazione” dello straniero, abbiamo avviato anche una stagione di criminalizzazione della società civile. Attivisti vengono perseguiti per aver portato da mangiare ai migranti arrivati via terra o averli accompagnati presso la Caritas o, ancora, dato loro istruzioni per la richiesta di asilo (per alcune Prefetture del nord, queste persone devono aspettare “un turno in più” perché la precedenza nell’accoglienza viene data ai migranti arrivati via mare).

Siamo di fronte a un fenomeno che da sempre ha contraddistinto la storia dell’umanità, ma che oggi, forse anche per colpa dei media, ai nostri occhi di società liquida ma anche cieca e sorda, appare “imponente”, “ingestibile”.
Eppure la mobilità globale riguarda tutti noi, ed è il tema del XXI secolo – al quale la politica europea si ostina a rispondere con nuovi lager, nuovi muri, fili spinati e frontiere sigillate. Mentre il nostro Mar Mediterraneo è solcato da navi di tutte le flotte possibili e immaginabili, gli scafisti hanno ancora la meglio: un mare che nel 2016 ha accolto oltre 5000 nuovi corpi (mai tanti prima), un Mare Nostrum tinto del sangue della paura e dell’indifferenza di questa Europa.
La chiusura totale delle frontiere è una risposta? “Questa è la grande menzogna”, come dice Emma Bonino. E come diciamo tutti noi, che non vogliamo arrenderci allo svolgersi vergognoso di questo pezzo di storia – di cui tutti, davvero tutti, siamo e saremo vittime.

 

Foto di copertina: il CIE di Ponte Galeria – via Medici per i diritti umani.

Etichettato con:Cie, detenzione amministrativa, immigrati irregolari, migranti

Sostieni Open Migration! Facendo una donazione ci aiuterai ad offrire più informazione di alta qualità. SOSTIENICI

Related articles

  • Cosa dice il nuovo decreto sull’immigrazione del Governo Meloni?Cosa dice il nuovo decreto sull’immigrazione del Governo Meloni?
  • Migrazioni e cambiamenti climatici. Cosa dice il primo rapporto del governo statunitense?Migrazioni e cambiamenti climatici. Cosa dice il primo rapporto del governo statunitense?

Web review

I migliori articoli su rifugiati e immigrazione 18/2025

Detenere, criminalizzare e punire 6 maggio 2025 Open Migration

Twitter feed

Tweets by open_migration
Sostienici

Open Migration

Open Migration produce informazione di qualità sul fenomeno delle migrazioni e dei rifugiati, per colmare le lacune nell’opinione pubblica e nei media.

Le migrazioni rappresentano la storia più profonda della nostra epoca. Open Migration ha scelto di raccontarla attraverso l’analisi di dati oggettivi.

CILD Open Society Foundations Open Society Foundations

Categorie

  • Diritto d’Asilo
  • Politiche di frontiera
  • Immigrazione & Integrazione
  • Dati
    • Dashboard
    • Infografiche
    • Fact-checking
  • Risorse
    • Approfondimento
    • Idee
    • Web review
    • Glossario
    • Quiz
  • Chi Siamo
  • Missione
  • Privacy policy
Newsletter

Subscribe to our mailing list

* indicates required

Contattaci

CILD - Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili
[email protected]

Follow us

Facebook Open Migration Twitter Open Migration
Creative Commons License
openmigration.org by CILD is licensed under a Creative Commons Attribution 4.0 International License.
Permissions beyond the scope of this license may be available at [email protected]

© 2017 Open Migration

Questo sito utilizza cookie esclusivamente di natura tecnica e statistica in forma anonima. Disabilitare i cookie tecnici potrebbe avere effetti imprevisti sulle modalità di visualizzazione della pagina.OkCookie policy