*Aggiornamento
Proprio mentre stiamo scrivendo la Mare Jonio, nave del progetto Mediterranea, è in attesa davanti il porto di Lampedusa. Nella giornata di ieri aveva soccorso un barcone con a bordo 49 persone, di cui uno in condizioni critiche e 12 minori. La nave batte bandiera italiana, il capitano ha denunciato lo stato di emergenza in cui si trova l’imbarcazione, il sindaco dell’isola di Lampedusa si è detto disposto a prestare accoglienza, ma per ora il porto resta chiuso. Per il Ministro Salvini “questo non è un salvataggio ma favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.”
1. In Europa le richieste d’asilo tornano ai livelli precedenti al 2015
Nel 2018 nei paesi dell’Unione europea sono state presentate 580.800 richieste di protezione internazionale, con un ritorno ai livelli del 2014, prima cioè del picco registrato nel 2015, quando le domande di asilo presentate furono 1.256.600. È quanto certificato da Eurostat, l’agenzia statistica europea, che ha reso pubblici i dati aggiornati relativi alle richieste d’asilo nell’UE.
Più in generale in Europa le domande d’asilo sono scese dell’11% rispetto allo scorso anno.
La nazione che ha registrato il calo maggiore di domande d’asilo nel 2018? L’Italia con il 61% in meno rispetto all’anno precedente, seguita da Austria (-49%, 11.100 richieste in meno), Svezia (-19%, 4.100 in meno) e Germania (-18%, 36.400 in meno).
La Germania resta comunque il paese con più richieste d’asilo 28%, distanziano la Francia 19% e la Grecia 11.2%, mentre la spagna con il 9.1% resta fuori dal podio.
In questa classifica il nostro paese si classifica quinto: in Italia sono state presentate 49.200 richieste di asilo (pari all’8% del totale europeo), 77.400 in meno rispetto all’anno precedente.
2. Sul crollo degli sbarchi in Italia
Crollano gli sbarchi dei migranti in Italia e il calo raggiunge il 94%.
Secondo dati diffusi dal Viminale dal primo gennaio 2019 al 15 marzo sarebbero soltanto 335 i migranti sbarcati nel nostro paese, mentre nello stesso periodo di riferimento del 2018 erano stati quasi 6 mila.
“A meno partenze conseguono morti. Il 2018, e mi auguro che sia così anche per il 2019, è un anno in cui vengono ridotti il numero di morti e dispersi” ha affermato il ministro Salvini, intervenendo al Question time nell’aula di Montecitorio rispetto agli effetti del Decreto immigrazione e sicurezza.
Che in Italia i migranti non sbarchino più però è una mezza verità. Secondo quanto riportato dal quotidiano Repubblica sull’isola di Lampedusa le barche continuano ad arrivare, nove sbarchi dall’inizio dell’anno per il sindaco Salvatore Martello che denuncia: “Quando il governo racconta queste cose agli italiani nasconde la situazione di Lampedusa dove gli sbarchi non sono mai cessati, Il governo ha cancellato l’isola. E persino la capitaneria di porto ormai non mi comunica più quando arrivano i migranti. Se non fosse per i cittadini che li vedono non lo saprei”.
Secondo quanto dichiarato nel corso di una trasmissione tv dallo stesso ministro poi, nel 2019 sarebbe stato recuperato il cadavere di un solo migrante morto.
Questa cifra si discosta da quanto riferito dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni secondo cui le persone morte nel Mediterraneo sono 234, 153 persone lungo la sola rotta del Mediterraneo Centrale, quella che dalle coste della Libia punta prevalentemente verso l’Italia.
Come ricorda Nextquotidiano poi, sul drastico calo degli sbarchi pesano in maniera essenziale i discussi accordi con la Libia, verso i cui centri di detenzione sono stati portati indietro, dopo essere stati intercettati dalla Guardia costiera libica, circa 15 mila persone nel 2018.
E a proposito di accordi e cooperazione con i paesi dell’altra sponda del Mediterraneo, proprio in questi giorni il governo italiano ha dichiarato di aver consegnato 50 veicoli alla Guardia nazionale tunisina come misura per combattere l’immigrazione irregolare nel paese.
3. Protezione umanitaria il vero boom è di dinieghi
Le stime pubblicate dal Ministero dell’Interno riguardanti il numero di permessi umanitari rilasciati a febbraio avevano aperto il caso: la protezione umanitaria passava da un solo mese dal 2 al 28%. Che fossero le commissioni territoriali che disapplicavano il decreto Salvini, oppure i primi effetti della sentenza della Cassazione che stabiliva la non retroattività della nuova norma migratoria?
La risposta è purtroppo arrivata a stretto giro dallo stesso Ministero: si è trattato di un errore, la percentuale diffusa è quella dello scorso anno (qui quella corretta).
https://twitter.com/EleonoraCamilli/status/1106139720826920960
Tornando ai dati reali, come scrive Eleonora Camilli per Redattore Sociale, si registrano quindi percentuali bassissime anche a febbraio: “su un totale di 6.274 richieste 630 (10%) hanno ottenuto l’asilo, 356 (6%) la protezione sussidiaria e 112 (2%) la protezione umanitaria. I dinieghi sono stati l’82 per cento del totale. Dati perfettamente in linea con il mese di gennaio quando a fronte di 7.469 richieste, l’asilo era al 9% (670), la sussidiaria al 6%, l’umanitaria al 2% e i dinieghi all’83%”.
4. Donne migranti e adozioni: in Spagna fa discutere una proposta del Partido Popular
Fa discutere la proposta presentata dal Partito Popolare spagnolo di ritardare l’espulsione delle donne incinte intenzionate a dare in adozione il proprio bambino. Presentata come misura di sostegno alla maternità e inserita in un disegno di legge in discussione al parlamento, la proposta ha sollevato subito un vespaio di polemiche.
La legge sull’immigrazione spagnola infatti tutela già le donne incinte e prive di documentazione, al di là della loro intenzione di dare in adozione il bambino. Secondo Marcelo Belgrano, esperto di immigrazione, la proposta del PP si basa su due false premesse: “In Spagna, le donne incinte non vengono espulse e non esiste uno scambio di informazioni in base al quale una donna che avvia il processo per dare in adozione il figlio debba temere di essere espulsa una volta dato il suo nome“.
5. Il clima è la prima causa delle migrazioni
Migliaia di giovani in tutto il mondo hanno manifestato lo scorso 15 marzo per denunciare gli sconvolgimenti causati dal cambiamento climatico. Ma aumento della temperatura, scioglimento dei ghiacciai e innalzamento dei mari non sarebbero le sole conseguenze di questo fenomeno. Come ricorda Linkiesta proprio un anno fa un Report della Banca Mondiale lanciava l’allarme sulle migrazioni forzate provocate dal cambiamento climatico: per gli studiosi entro il 2050 sarebbero almeno 143 milioni le persone costrette a spostarsi all’interno del proprio paese per queste ragioni.
Eppure, come ci spiegavano Rebecca Buxton e Theophilus Kwek, le istanze più pressanti della migrazione forzata mettono in secondo piano i rifugiati ambientali e la loro voce fatica ad essere ascoltata.
6. In Francia nuovi fermi tra chi aiuta i migranti
Ancora un nuovo blitz della polizia francese tra chi aiuta i migranti al confine con l’Italia. Giovedì scorso all’alba 7 persone – tra cui membri del collettivo “Roya citoyenne” che presta cura e ospitalità ai migranti che attraversano il confine – sono stati prelevati dalle loro abitazioni dalla gendarmeria e dopo più di 24 ore di fermo, sono stati tutti rilasciati senza alcun capo di imputazione.
SEPT CITOYENS SOLIDAIRES DE LA ROYA EN GARDE A VUE DEPUIS JEUDI 13/03,6Hier, sept personnes, dont trois, membres du…
Gepostet von Roya citoyenne am Donnerstag, 14. März 2019
“La sensazione è quella che si voglia colpire e intimidire chi offre la propria solidarietà spontaneamente – spiega a il Fatto Quotidiano Elisabetta Pannelli, volontaria residente a Saorge. Particolarmente significativo il fatto che abbiano voluto intervenire in un momento di totale tranquillità, prelevando proprio le persone più attive e note per il loro impegno in Valle”.
Il blitz della scorsa settimana non è il primo, da mesi il magistrato di Nizza, Alexander Julien, cerca di individuare persone da accusare per “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina” e proprio in Val Roya è residente Cedric Herrou, l’attivista più noto ad essere accusato per reati di solidarietà, che proprio nelle scorse settimane eravamo riusciti ad intervistare grazie a Marco Cacioppo.
7. In Grecia la situazione per i migranti è insostenibile
La situazione per i migranti in Grecia è “insostenibile”. A dichiararlo in vista del terzo anniversario degli accordi tra la Turchia e l’Unione Europea per il controllo dell’immigrazione e il rimpatrio dei migranti irregolari è Oxfam, che insieme ad altre 24 associazioni ha indirizzato una lettera aperta ai leader europei.
“Attualmente, circa 12.000 persone – il doppio della capacità massima – sono state costrette a trascorrere l’inverno in centri di accoglienza e identificazione sovraffollati, dormendo in tende non riscaldate o in contenitori con accesso limitato all’acqua corrente e all’elettricità, esposti a violenze, molestie e sfruttamento, senza un’adeguata sicurezza o protezione”. Condizioni terribili dovute a scelte politiche europee quali, tra le altre, quella di bloccare i migranti sulle isole invece di trasferirli e accoglierli sul continente europeo.
E di Grecia e delle condizioni dei migranti sull’isola di Lesbo ci aveva parlato Enrico Di Pasquale, ricercatore della fondazione Leone Moressa, che nell’isola dell’Egeo è partner del progetto “SCIREA”.
8. Respingimenti illegittimi, l’Italia resta sotto esame
Tra il 12 e il 14 marzo scorso il Comitato dei Ministri del Consiglio di Europa ha esaminato le misure adottate dagli Stati in attuazione delle sentenze della CEDU e ha rigettato le richieste del governo italiano di chiudere i processi di supervisione avviati a seguito della sentenza Khlaifia contro Italia – con cui la CEDU ha condannato il nostro paese per la detenzione arbitraria di cittadini stranieri e per l’assenza di mezzi di ricorso effettivi – e della sentenza Sharifi contro Italia – relativa ai respingimenti illegittimi dal porto di Ancona e al mancato accesso alla procedura di asilo. Il Comitato ha chiesto all’Italia di inviare ulteriori informazioni sulle misure adottate entro il 31 maggio 2019. Lo rende noto l’Asgi, che nell’ambito del progetto in Limine di cui fa parte anche la Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili, ha inviato due comunicazioni al Comitato dei Ministri relative alla detenzione dei cittadini stranieri nei cosiddetti centri hotspot e alla mancanza di un sistema di monitoraggio efficiente dell’accesso al diritto di asilo e di contrasto dei respingimenti arbitrari.
9. Braccianti sfruttati, storia di un’opposizione
Senza acqua, in condizioni abitative precarie, stretti nella morsa della criminalità organizzata e soprattutto sfruttati per pochi euro. È la vita dei braccianti che lavorano nella Piana di Gioia Tauro, dove solo un terzo di loro ha un contratto. Ma anche delle migliaia di migranti che vivono nei ghetti sorti nelle campagne foggiane dove per un cassone di pomodori da 350 kg si guadagnano dai tre ai quattro euro, come così è per le migliaia di braccianti Sikh sfruttati nelle campagne dell’agro pontino.
Eppure negli ultimi dieci anni i braccianti di origine straniera hanno dato vita in Italia a tre scioperi, due rivolte antimafia e sono riusciti a bloccare la produzione di una multinazionale. Antonello Mangano su Jacobin Italia ricostruisce le loro lotte che hanno innalzato il livello dei diritti di tutti.
10. La Brexit produrrà un’altra generazione Windrush?
Migliaia di bambini potrebbero restare senza documenti dopo la Brexit. A lanciare l’allarme è l’associazione Coram che si occupa dei diritti dei bambini nel Regno Unito.
Famiglie vulnerabili, bambini in affidamento o in case di cura potrebbero faticare a presentare i documenti necessari a certificare la residenza nel Regno Unito.
Per l’associazione migliaia di bambini figli di cittadini di paesi dell’Unione – si stima che siano circa 900.000 nel Regno Unito – potrebbero così trovarsi in situazioni simili a quelle vissute dalla “generazione Windrush”, cioè a quei bambini arrivati dai Caraibi decine di anni fa che hanno pagato anche con l’espulsione l’incapacità di dimostrare la loro permanenza sul suolo britannico. “Se solo il 15% dell’attuale popolazione di bambini figli di cittadini dell’UE non riuscisse a regolamentare il proprio status, circa 100.000 andrebbero ad aggiungersi ai minori senza documenti del Regno Unito raddoppiandone il numero” ha affermato Kamena Dorling, responsabile affari pubblici di Coram.
Immagine di copertina: alcuni migranti ospiti di Cedric Herrou si rallegrano alla notizia di un atteggiamento distensivo da parte del governo francese. Foto di Laurent Carre