1. Sequestro Open Arms: molti dubbi sulle accuse
È stata una settimana in cui studiare molto bene i presupposti giuridici del sequestro della nave di Proactiva Open Arms e la ricostruzione dei relativi avvenimenti in mare – lo abbiamo fatto su Open Migration con questo approfondimento a sei mani. Sulla questione dell’inesistente Sar libica ha scritto anche Famiglia Cristiana, mentre Annalisa Camilli ha trattato per Internazionale il tema della dubbia possibilità di sbarcare migranti a Malta (cosa che non accade da dieci anni). Anche Human Rights Watch ha ricostruito la vicenda sul suo sito. Alessandro Simoni, professore di sistemi giuridici comparati dell’Università di Firenze, avanza grosse perplessità sulle accuse rivolte a Open Arms. Intanto Riccardo Gatti, capo missione di Open Arms, dichiara: “rifaremmo tutto quello che abbiamo fatto”.
2. Sequestro della nave di Proactiva Open Arms, le reazioni
Lo scorso sabato numerose manifestazioni in solidarietà con l’Ong spagnola Proactiva Open Arms hanno visto partecipare centinaia di persone a Barcellona e in altre città della Spagna, così come a Roma e a Pozzallo. La Ong spagnola incassa la solidarietà anche di Amnesty International: “Amnesty è dalla parte di Open Arms, bene hanno fatto a salvare vite umane”. Daniel Howden scrive sul britannico The Prospect che “nei mari europei, le politiche anti-immigrazione hanno trovato un nuovo obiettivo: i soccorritori”. Sul fronte politico, la parlamentare europea Elly Schlein, ha invece dichiarato: “Sono intervenuta in Parlamento per chiedere che nei Global Compact su asilo e migrazioni che si stanno negoziando a livello Onu si inserisca con chiarezza la necessità di non criminalizzare la solidarietà”.
“Il soccorso non può diventare un reato. A costo di disobbedire.” scrive su Facebook Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche Sociali del comune di Milano.
“La criminalizzazione delle ONG serve solo a spingerle fuori dal Mediterraneo. Io credo invece che debbano rimanere. Per salvare vite ma anche per svolgere una funzione fondamentale di controllo di quanto accade in mare.” commenta Matteo Orfini, presidente del PD, in un post dedicato alla vicenda.
Questo il comunicato congiunto di Migreurop, EuroMedRights e FIDH.
Infine l’editoriale di Francesco Cancellato su Linkiesta.
3. Notizie dalla Libia – dal presente e dal passato
Il famoso Memorandum Italia-Libia, sulla base del quale stanno avvenendo questi episodi in mare, non è mai stato approvato dal Parlamento italiano e Asgi ha presentato ricorso alla Corte Costituzionale. Restando in Libia, Avvenire ha potuto visionare un rapporto destinato al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, nel quale sono riportate le condizione disumane dei centri di detenzioni libici – omicidi, torture e stupri- e si denunciano i soprusi della Guardia costiera e le crudeltà dei funzionari incaricati del contrasto all’immigrazione illegale. Ci raccontano dei centri di detenzione libici anche alcune ong italiane operanti sul campo dal febbraio scorso.
Intanto, fra le ipocrisie dei paesi europei sul vecchio regime di Gheddafi, spunta l’ipotesi di possibili finanziamenti libici alla campagna di Sarkozy per le presidenziali del 2007, e l’ex presidente francese è in stato di fermo a Nanterre. Tutto ha avuto origine da questa inchiesta di Mediapart.
4. Hotspot di Lampedusa: e adesso?
Dopo mesi di esposti e denunce e la chiusura temporanea dell’hotspot di Lampedusa e di quello di Taranto, ci sono 600 persone da ricollocare. Cosa sarà di loro adesso?
5. Protocollo di Venezia: una nuova discriminazione per i migranti?
ASGI e Giuristi democratici hanno inviato una lettera al Presidente del Tribunale e al Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Venezia per cercare di bloccare un “Protocollo di gestione del contenzioso innanzi alla Sezione Immigrazione”, sottoscritto senza che fosse condiviso con i soggetti coinvolti. Il testo del protocollo solleva fortissime preoccupazioni sul diritto di difesa del ricorrente/richiedente la protezione internazionale.
6. L’accoglienza (che non c’è) in Francia
Nella notte tra il 10 e l’11 marzo scorso la guida alpina Benoit Ducois ha soccorso a 1.900 metri di quota sul Monginevro una donna nigeriana all’ottavo mese di gravidanza che insieme al marito e ai figli di 2 e 4 anni attraversava di notte il confine italo-francese. La donna ha partorito a Briançon. Ora Ducois rischia cinque anni di carcere. Pochi giorni fa, invece, un’altra donna nigeriana, incinta e malata di linfoma, è stata respinta dalla polizia francese a Bardonecchia mentre cercava di andare in Francia. “I diritti di una madre italiana e di una nigeriana per noi sono gli stessi” dice Paolo Narcisi, di Rainbow4Africa, associazione che ha assistito la donna (e che assiste i migranti al confine francese, come abbiamo raccontato).
Intanto a Parigi continuano ad essere migliaia i rifugiati costretti a vivere per strada. Uno studio presenta centinaia di testimonianze su come subiscano abusi fisici e psicologici.
7. Sullo sgombero di via Vannina
Questa settimana è stata sgomberata di nuovo via Vannina. Roma continua ad essere l’unica capitale europea a non avere un piano accoglienza e questo si somma alla crisi degli alloggi nella città, non lasciando altra alternativa ai rifugiati che occupare stabili, in condizioni precarie e sotto continua minaccia di sgombero, come avevamo mappato qui.
8. Raccolta dati personali dei migranti
Il Migration Policy Institute and Population Reference Bureau di Washington ha pubblicato questa settimana la versione aggiornata della sua guida all’utilizzo dei dati e alle migliori fonti sull’immigrazione, negli Stati Uniti e nel mondo (ma attenzione a considerare questi dati come una diretta via alle soluzioni, avvertiva Jeff Crisp alcuni giorni fa). In Uganda, invece, è cominciata la verifica di massa dei rifugiati, un esperimento di identificazione che potrebbe riflettersi anche sulle pratiche in altri paesi.
9. Usa: dalle città santuario alle class action contro il governo
Le cosiddette “città santuario” americane stanno facendo abbastanza per fermare le deportazioni che vorrebbe Trump? Un approfondimento di The Intercept. Intanto l’American Civil Liberties Union ha lanciato una class action contro il Dipartimento per la Sicurezza Interna per le lunghe detenzioni dei richiedenti asilo.
10. Buone pratiche dal mondo
Cerchiamo di concludere la nostra rassegna con qualche buona notizia. Mentre gli stati europei arrancano, i migliori esempi di accoglienza e integrazione arrivano dalle città: il Guardian ci racconta l’esempio di Sutera in Sicilia, il Green European Journal, invece, quelli di Riace in Calabria e di Grande Synthe e Gdansk, rispettivamente in Francia e Polonia. Vi avevamo raccontato qui, invece, come si diventa tutori volontari di minori stranieri non accompagnati – e in un articolo su Vita sono proprio loro a spiegare che cosa si aspettano dall’adulto che rivestirà questo ruolo. Infine una selezione di progetti di design legati al tema delle migrazioni.
Foto di copertina dalla pagina Facebook di Proactiva Open Arms