1. A bordo della nave Rubattino nessuno è positivo al Covid
Per alcuni giorni è rimasto un mistero. Dopo il primo trasbordo dei 146 naufraghi della Alan Kurdi, la mancanza di trasparenza sulla grande nave traghetto per la quarantena dei migranti l’ha fatta da padrona, poi l’ufficialità: tra i migranti posti in quarantena, gli operatori della croce rossa e l’equipaggio, nessun caso di positività a bordo della nave Rubattino.
Una notizia sicuramente positiva, ma che rende ancora più dubbia l’utilità di costituire un “lazzaretto galleggiante” all’unico scopo di far trascorrere la quarantena ai migranti salvati in mare (e bloccati al largo da un provvedimento interministeriale che non risulta ancora pubblicato in gazzetta ufficiale). “La riprova – scrive Nello Scavo su Avvenire, primo giornalista a documentare la quarantena – che non c’era ragione per assecondare paure irrazionali escogitando una costosa quarantena in rada che fa storcere il naso a molti giuristi”.
2. Nuovi contagiati nei Cpr
Nel Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Gradisca d’Isonzo cinque persone sono risultate positive al Covid-19, sarebbero tutte asintomatiche e rappresentano circa il 10% dei trattenuti. Scrive Giancarlo Merli su Il Manifesto che “appresa la notizia, nella tarda serata di venerdì, i reclusi hanno protestato chiedendo di essere liberati. Sono stati incendiati dei materassi”.
Nemmeno l’emergenza Coronavirus, dunque, è riuscita a svuotare queste prigioni per indesiderati. Il trattenimento dei migranti in situazione irregolare continua a rimanere lo strumento principe per rintracciare e rimpatriare persone non gradite, anche quando – come durante una pandemia – non è di fatto possibile farlo.
Sono saliti a 5 i casi di Covid-19 nei Centri di detenzione per il rimpatrio italiani, ma nemmeno la pandemia è riuscita a svuotare queste prigioni per indesiderati. Unica eccezione in Europa è la Spagna. Qui l'articolo per @open_migration + qualche nota https://t.co/Gxp6K6IPoI
— giacomo zandonini (@giacomo_zando) April 27, 2020
L’emergenza Coronavirus in Europa – con l’unica eccezione della Spagna, dove pure non mancano le condizioni critiche denunciate da Amnesty International – non sta cambiando la detenzione dei migranti. Ce lo racconta Giacomo Zandonini in questo approfondimento per Open Migration.
3. L’emergenza sanitaria ha peggiorato la vita dei braccianti nei ghetti
Da un lato gli appelli di agricoltori e associazioni di categoria sulla necessità urgente di manodopera, dall’altra le aperture del governo a una sanatoria limitata ai lavoratori del comparto agricolo.
Nel mezzo i lavoratori stagionali, i braccianti, quasi sempre invisibili, troppo spesso sfruttati, ora bloccati nei ghetti senza cibo né lavoro.
Ma se è innegabile che l’emergenza Covid e la chiusura delle frontiere stanno mettendo in crisi la filiera del cibo, non bisogna mai dimenticare che regolarizzare non è solo una questione di braccia ma è soprattutto una questione di diritti: in questa diretta Facebook, la Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili ne ha parlato insieme a Marco Omizzolo e Fabio Ciconte; mentre in questo approfondimento Sara Manisera e Janos Chiala, dal ghetto di Taurianova, ci spiegano come sarebbe possibile uscire dalla crisi tutelando i diritti di tutti.
4. Soldi Ue per i respingimenti in Libia?
Un esposto alla Corte dei conti dell’Unione europea depositato da Arci, Asgi e Glan chiede di chiarire come vengono usati i Fondi europei nel programma di gestione integrata delle frontiere (Ibm), finanziato con il Fondo fiduciario per l’Africa.
https://twitter.com/EleonoraCamilli/status/1254771761171718144
“L’Unione ha allocato 90 milioni di euro affinché il programma IBM riducesse il flusso migratorio dalla Libia, incrementando la capacità della guardia costiera libica di bloccare le barche dei migranti in fuga, attraverso formazioni e fornendo equipaggiamenti. I fondi usati dal Fondo fiduciario per l’Africa provengono principalmente da fondi per lo sviluppo, i quali, per l’appunto, possono finanziare solo azioni finalizzate a obiettivi di sviluppo. Di conseguenza, l’utilizzo di tali fondi per obiettivi securitari e di controllo delle frontiere comporta una violazione del diritto dell’UE.”
Proprio quella Libia dove – come ci racconta Nancy Porsia – per i migranti rifiutati dall’Europa si spalancano le porte delle strutture segrete gestite dalle milizie.
5. Gli incendi colpiscono il campo profughi sull’Isola di Samos
Vasti incendi hanno distrutto un campo profughi sull’isola greca di Samos, in cui erano ammassate quasi settemila persone in uno spazio pensato per ospitarne meno di settecento. Secondo Al Jazeera, il fuoco avrebbe lasciato almeno duecento migranti e rifugiati senza un tetto.
Con Marianna Karakoulati vi avevamo raccontato come le drammatiche condizioni sulle isole greche segnassero l’ennesimo fallimento nelle politiche europee sui migranti.
6. Il Coronavirus come scusa per chiudere le frontiere
Italia e Malta – solo per restare in Europa – hanno chiuso le loro frontiere “a causa del Coronavirus”, e l’Onu ha denunciato in una nota che “migliaia di persone sono state respinte o deportate in ambienti pericolosi dall’inizio della crisi, mentre rifugiati, sfollati interni e migranti vivono in condizioni di sovraffollamento con accesso illimitato a servizi igienici e assistenza sanitaria”.
Ovunque nel mondo il Coronavirus sta offrendo una scusa per chiudere le frontiere. Ma la morsa contro i migranti e la retorica dell’”occupiamoci prima di noi”, non costituiscono una protezione dall’epidemia: ce lo spiega Daniel Trilling sul Guardian.
7. Se la pandemia risveglia il razzismo
Quando i dati hanno cominciato a mostrare che i tassi di mortalità di Covid-19 sono significativamente più alti tra gli afroamericani e i latinoamericani, la Casa Bianca ha chiesto a Jerome Adams – capo della sanità Usa – di lanciare un messaggio speciale, chiedendo a queste comunità storicamente emarginate di farsi avanti e ad aiutare a fermare la diffusione del virus “evitando l’alcool, il tabacco e le droghe”. Su The Nation, un approfondimento su come l’amministrazione Trump stia sfruttando l’epidemia per stigmatizzare le minoranze.
In Cina, invece, la comunità africana continua ad essere ritenuta colpevole dei contagi e non cessano le violenze nei loro confronti.
8. Per interrompere il contagio il Portogallo assegna ai rifugiati le strutture turistiche vuote
La notizia che il Portogallo aveva esteso una serie di benefici agli stranieri in attesa di regolarizzazione, come risposta alla pandemia di coronavirus, ha fatto il giro del mondo. Ma se migliaia di persone, tra le più precarie e vulnerabili del paese, saranno più tutelate grazie alle nuove misure in vigore fino al 30 giugno, “dire che oggi tutti i migranti irregolari hanno accesso agli stessi diritti dei cittadini, è falso”. In questo approfondimento cercavamo di capire il perché.
Intanto però, dopo che 135 migranti ospiti di una struttura a Lisbona sono risultati positivi al Coronavirus, il governo ha deciso di trasferine altri 500 dalle strutture sofraffollate a quelle lasciate vuote dai turisti.
9. Paura in Libano dopo il primo contagio tra i rifugiati palestinesi
I medici dell’ospedale statale di Beirut stanno cercando di contenere una potenziale epidemia di Covid-19 in un campo palestinese in Libano dopo che una una donna di 40 anni, residente nel campo di al-Jalil nella valle della Bekaa, è risultata positivo al virus.
10. Il Bangladesh chiude i porti ai profughi Rohingya
L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet ha esortato il Bangladesh a dar approdo a due barche con a bordo centinaia di profughi Rohingya, in modo che questi possano ricevere assistenza umanitaria.
Il ministro degli Esteri del Bangladesh aveva fatto sapere che il Paese non avrebbe aperto i suoi porti alle due barche.
In copertina: Igienizzante, all’interno del ghetto di Taurianova, in località Russo, distribuito da Mediterranean Hope (Aprile 2020). Foto di Francesco Piobbichi