1. Dalla Libia niente soccorsi in mare (e le navi donate dall’Italia vengono usate per la guerra)
Centinaia di migliaia di rifugiati sarebbero pronti a fuggire dai combattimenti causati dal tentativo di Khalifa Haftar di impadronirsi della capitale libica, parola del primo ministro riconosciuto dalla comunità internazionale Fayez al-Sarraj, tra loro ci sarebbero anche terroristi.
Va sottolineato ancora: NON è possibile prevedere il numero di persone che potrebbe partire dalla #Libia
La decisione di partire, e la possibilità di poterlo fare,dipendono da dinamiche mutevoli e non quantificabili
Ora la preoccupazione è per la sicurezza di chi sta nel paese https://t.co/dJQBhhLtex— Flavio Di Giacomo (@fladig) April 23, 2019
Proprio sul pericolo terrorismo fa leva la nuova circolare di Salvini – che ha attirato le critiche dei partner di governo e le accuse di ingerenza da parte del ministero della Difesa – in larga parte ritagliata sulle azioni che la Mare Jonio potrebbe eventualmente intraprendere.
La replica di Mediterranea Saving Humans non si è fatta attendere: “La direttiva appare scritta come se il governo vivesse in un mondo parallelo. Nessun accenno alla guerra che infiamma la Libia e ai corrispondenti obblighi internazionali, o alle migliaia e migliaia di persone torturate negli ultimi anni in quel Paese, né a quelle annegate nel Mediterraneo centrale (in proporzione in numero sempre crescente, 2.100 nel solo 2018) in fondo al mare. Forse dovrebbero parlarsi tra ministeri: la ministra della Difesa italiana ha appena affermato infatti che ‘con la guerra non avremmo migranti ma rifugiati e i rifugiati si accolgono’“.
Intanto, appare sempre più evidente come in questo momento lo stato nordafricano non sia in grado di garantire i soccorsi nelle sue acque di competenza. Nel 2019 solo 12 interventi, mentre dal 10 aprile non c’è più nessun pattugliamento e in 4 mesi 257 migranti morti.
E c’è già chi ammette: “Le navi italiane (donate per i soccorsi) sono impegnate nella guerra libica”.
2. Porti chiusi?
Non esiste un solo atto formale, un provvedimento legale, una misura del Consiglio dei ministri, un atto di governo che stabilisca la chiusura dei porti, eppure da mesi il ministro degli Interni non fa che ripetere che “I porti italiani erano e restano chiusi”.
Mentre anche il Viminale, smentisce quanto più volte detto dal ministro Salvini (qui ne scrive Nello Scavo per Avvenire), Luigi Manconi dalle pagine dell’Huffington Post ci racconta come i porti restino “ermeticamente serrati solo a una categoria: i fuggiaschi dalle guerre e dalle miserie, dai disastri umanitari e da quelli climatici”.
3. Migranti salvati nella Manica
Una trentina di persone sono state soccorse dalle navi dell’Home Office e della Royal National Lifeboat Institution (RNLI) mentre tentavano di attraversare la Manica in piccole imbarcazioni. Dal Ministero dell’Interno inglese riferiscono che le piccole navi, tre in totale, con a bordo 36 tra uomini, donne e bambini sono state intercettate lunedì in operazioni separate. Le persone soccorse sarebbero di nazionalità iraniana e irachena.
“Chiunque attraversi il Canale della Manica su una piccola imbarcazione sta correndo un enorme rischio per la sua vita e quella dei propri figli“, ha dichiarato un portavoce del Ministero dell’Interno lunedì al termine delle operazioni.
Come ci ricorda il reportage che Emanuela Barbiroglio ha realizzato lo scorso febbraio tra i migranti bloccati a Calais, attraversare la Manica – anche con mezzi di fortuna – resta però l’unica possibilità per i tanti che non riescono a raggiungere il Regno Unito.
4. Football Welcome: il calcio come strumento di accoglienza nel Regno Unito
Cosa hanno in comune Celtic, Liverpool, Manchester United e Chelsea? Sono sono alcuni dei grandi club britannici che nel prossimo weekend prenderanno parte a “Football Welcomes”, un’iniziativa di Amnesty International per celebrare il contributo che i rifugiati hanno dato e continuano a dare al mondo del calcio.
“È chiaro che il calcio è una forza potente per il bene, riunisce le persone e fornisce un senso di appartenenza, e siamo lieti che più club che mai partecipino a Football Welcomes quest’anno”, ha dichiarato al Guardian Naomi Westland di Amnesty. “In tutto il paese le squadre di calcio stanno facendo un ottimo lavoro nelle loro comunità per dimostrare che ciò che ci unisce è più di ciò che ci divide. Le società calcistiche sono al centro delle loro comunità e possono svolgere un ruolo importante nel creare rispetto e amicizia tra le culture.”
5. Due fratelli, 4mila chilometri di distanza, due visioni opposte sulle migrazioni
Aboubacar Diop vive e lavora a Spagna da oltre 10 anni, ma la sua storia inizia da molto più lontano.
“Abbiamo lasciato Casamance, nel sud del Senegal, e dopo nove giorni di navigazione siamo arrivati a Tenerife il 29 agosto 2006. Sono stato in un centro per oltre un mese con più di 200 bambini e poi mi hanno portato a Barcellona“. Suo fratello più piccolo, Khadim, invece è rimasto a casa con sua madre e sogna un futuro nel suo villaggio. Lola Hierro e Luis Manuel Rivas raccontano a El Pais la storia di due fratelli divisi da oltre 4mila chilometri di distanza: due destini opposti, due visioni differenti sulle migrazioni.
6. Le nuove restrizioni di Trump per i richiedenti asilo
L’amministrazione Trump compie un altro passo significativo per scoraggiare le richieste di asilo negli Stati Uniti. Martedì scorso il Procuratore Generale, William P. Barr, ha emesso una direttiva che chiede ai giudici di mantenere in carcere i migranti irregolari in maniera indeterminata – e senza possibilità di uscire su cauzione – finché non verrà esaminata la loro domanda di asilo.
Avvocati, attivisti ed esperti sono concordi nel giudicare la direttiva “capace di minare i diritti fondamentali delle persone che cercano sicurezza negli Stati Uniti”. “Vogliono far passare il messaggio che i migranti saranno incarcerati”, ha dichiarato Judy Rabinovitz, vice direttore dell’Immigrants Rights’ Project presso l’American Civil Liberties Union. “Stiamo parlando di persone che fuggono per salvarsi la vita, in cerca di sicurezza. E la nostra risposta è semplicemente bloccarli.”
7. Sulla crisi in Venezuela
Mancanza di cibo e acqua, continui black out elettrici, ospedali senza medicine: la crisi in Venezuela ha spinto migliaia di cittadini a fuggire dal paese. Nicholas Kristof – opinionista del New York Times – ha incontrato alcuni di loro al confine tra Venezuela e Colombia: ecco le loro storie.
Una crisi che riguarda da vicino anche l’Italia: nonostante non sia tra le principali mete di chi decide di abbandonare il Venezuela, infatti, il numero di richiedenti asilo venezuelani nel nostro paese è in costante crescita. Laura Nesi ci racconta la situazione del paese sudamericano attraverso le esperienze personali di alcuni di loro.
8. In visita dal Papa i familiari delle vittime del “naufragio dei bambini”
Il prossimo 10 giugno il Gup di Roma dovrà decidere se rinviare a giudizio due ufficiali italiani accusati di aver ritardato l’intervento della nave militare Libra l’11 ottobre del 2013. In questo articolo di Lorenzo Bagnoli ricostruiamo cosa è accaduto quel giorno quando, tra ritardi e rimpalli di responsabilità, nelle acque a sud di Lampedusa morirono 368 persone di cui 60 bambini.
Intanto i familiari delle vittime, che in questi giorni erano a Roma, sono stati ricevuti da Papa Francesco al termine dell’udienza dello scorso mercoledì.
9. “Meno sbarchi, più emergenza”: ecco spiegato il paradosso europeo
Secondo la Commissione parlamentare Jo Cox sull’intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio, lo Stato italiano è il paese europeo con il più alto tasso di disinformazione in tema di immigrazione (noi ne avevamo scritto qui). Il nostro paese non è certo un’eccezione: negli ultimi quattro anni, mentre i flussi migratori verso il Vecchio continente andavano via via contraendosi, la percezione del tema come emergenziale continuava a salire in tutto il continente, e l’immigrazione resta tema centrale anche nella campagna elettorale per il rinnovo del parlamento europeo. Come è possibile?
Sergio Colombo per Lettera43 ce lo spiega intervistando il ricercatore Ispi Matteo Villa, un articolo utile per capire cosa ha fatto davvero l’Unione in questo campo e cosà farà dopo le elezioni.
10. Decreto Salvini: a Ventimiglia tra le persone espulse dall’accoglienza
Negli scorsi anni Ventimiglia era diventata tappa obbligata per i migranti arrivati in Italia e diretti in Francia. Una situazione tragica – allora furono decine le morti tra chi cercava di superare la frontiera – che si era però negli ultimi tempi stabilizzata. Ora la città ligure torna a far parlare di sé per i migranti bloccati al confine: circa 200 persone nel limbo, in buona parte persone con regolare permesso umanitario, che a causa del decreto sicurezza si trovano impossibilitati a rinnovare il permesso e sono stati espulsi dalle strutture di accoglienza dove erano ospitati.
“I numeri sono più bassi di qualche anno fa – sottolinea Christian Papini, responsabile del centro d’ascolto della Caritas – ma lo stato d’animo di chi arriva è molto cambiato, riscontriamo molto più di frequente persone esasperate che si sentono rifiutate nonostante gli anni di impegno per la propria integrazione in Italia”.
Una situazione che si ripete in maniera uguale in tutto il paese. Qualche tempo fa vi avevamo raccontato come anche in provincia di Como la Caritas Ambrosiana si prendesse cura delle persone rimaste fuori dall’accoglienza a causa delle nuove disposizioni volute dal ministro degli Interni.
Immagine di copertina da Google Maps