1. Vertice ONU su rifugiati e migranti, è l’ora dei fatti
Questa settimana durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite si tiene il primo vertice mondiale su rifugiati e migranti. Per la prima volta nella propria storia, l’ONU raccoglie infatti 150 capi di Stato e di governo – in un incontro fortemente voluto dal segretario generale uscente Ban Ki Moon – per discutere delle risposte da dare alla più grande crisi umanitaria del nostro tempo Non solo: sempre nel contesto dell’assemblea Onu, ci sarà un altro vertice sul tema delle migrazioni promosso dal presidente (anche esso uscente) degli Stati Uniti Barack Obama.
Al vertice #UN4RefugeesMigrants saremo presenti anche noi – nella consapevolezza del ruolo cruciale della società civile nel dibattito – con il nostro direttore Andrea Menapace.
Ma cosa possiamo aspettarci dal doppio vertice newyorkese? Sarà ancora una volta una occasione sprecata, con tante chiacchiere e pochi fatti? La riflessione di Winnie Byanyima (direttrice di Oxfam) su Al Jazeera e quella di Alexander Betts (direttore di Oxford’s Refugee Studies Centre) su Refugees Deeply.
2. Verso un Global Compact ONU sui rifugiati
Il vertice ONU si concluderà con l’adozione di una dichiarazione politica che fissi una serie di principi e impegni fondamentali e che costituirà la base per arrivare alla firma di un Global Compact in materia di migrazioni entro il 2018. Ma può un Global Compact fornire risposte efficaci per la crisi? L’analisi critica di Karen Campbell per Open Society Foundations e quella di Loren Landau per Refugees Deeply.
3. Il problema di definizioni a monte del vertice ONU su rifugiati e migranti
Prima ancora dell’inizio del vertice, una riflessione su una delle problematiche fondamentali che dovrebbe essere affrontata e di cui invece a New York non si parlerà: la definizione di rifugiato. Nel dibattito ONU (e nel documento che ne risulterà) non ci sarà infatti spazio per affrontare le “nuove” cause delle migrazioni forzate ed il dramma di quei milioni di persone che non scappano da persecuzioni o guerra – come vuole la definizione classica derivata dalla Convenzione di Ginevra del 1951 – ma bensì da mutamenti climatici, fame, ingiustizia. Ne scrive Bill Frelick (direttore del programma rifugiati di Human Rights Watch) su Refugees Deeply.
4. Avresti nascosto un ebreo dai nazisti?
C’è una domanda che i leader mondiali si dovrebbero porre: vogliamo davvero ripetere l’errore compiuto negli anni ‘30 con gli ebrei in fuga dall’orrore nazista? L’editoriale di Nicholas Kristof per il New York Times ci ricorda come allora gli Stati Uniti negarono tante, troppe domande di protezione e sottolinea come sia necessario ricordarsi che la storia darà ragione a chi aiuta i rifugiati.
5. Le voci mancanti nel dibattito sulla crisi dei rifugiati
Nel dibattito sulla crisi dei rifugiati mancano alcuni attori fondamentali: i rifugiati stessi.
La riflessione di Jessica Leber per Fast Coexist sulla necessità di dare maggiore rilievo ai protagonisti dell’emergenza umanitaria nel dare risposte.
6. Sono un rifugiato e posso aiutarti
Storie in prima persona di rifugiati che si rifiutano di giocare un ruolo meramente passivo nel contesto della crisi: “non vogliamo chiedere aiuto, ma darne”. L’articolo di Amelia Hill sul Guardian.
7. Unwelcome: la non-accoglienza dei profughi, in fotografie
Il fotografo Simone Perolari racconta con le sue immagini in bianco e nero il dramma quotidiano dei profughi africani indesiderati dall’Europa.
8. La mappa interattiva delle rotte migratorie disegnata dai migranti
Esodi è una mappa consultabile online, realizzata sulla base delle testimonianze di mille migranti dell’Africa Subsahariana (raccolte dal 2014 al 2016 dagli operatori e i volontari di Medici per i diritti umani), che racconta le strade infernali e le rotte disperate cui sono costretti quanti si imbarcano nel “viaggio della speranza” verso l’Europa. Una risorsa preziosa, introdotta dall’articolo di Carta di Roma.
9. C’era una volta l’Europa: storie di romeni che ce l’hanno fatta
Ora si cerca di chiudere la rotta balcanica, ma ventisette anni fa l’Europa occidentale sosteneva i tentativi di fuga degli est-europei: per quanto difficile da credere, allora passare illegalmente i confini europei non era solo accettato, ma anche incoraggiato. L’approfondimento di Osservatorio Balcani e Caucaso sulle storie dei romeni in fuga che ce l’hanno fatta ci porta indietro nel tempo per riflettere su com’era l’Europa allora e com’è invece oggi.
10. Dadaab, come non chiudere un campo per rifugiati
Quello di Dadaab, in Kenya, è uno dei più grandi campi rifugiati del mondo (ospita infatti circa 300,000 profughi) e la sua chiusura – annunciata dal governo kenyota nel maggio di questo anno – potrebbe essere davvero disastrosa. Sicuramente preoccupante è quanto segnalato da Human Rights Watch, secondo cui molti richiedenti asilo somali stanno facendo ritorno nel loro paese devastato dalla guerra – non volontariamente, bensì a causa delle intimidazioni cui sono soggetti. Il reportage di Patrick Kinglsey per il Guardian.