1. L’Europa inizia a Lampedusa
In occasione della celebrazione del 3 ottobre, sulla piccola isola siciliana teatro della strage si sono dati appuntamento centinaia di ragazzi provenienti da tutto il continente (perché l’Europa inizia a Lampedusa), per confrontarsi sulle tematiche dell’accoglienza e dell’integrazione.
Tra di loro, anche 25 dei sopravvissuti di quella notte, che si sono ritrovati sull’isola per raccontare le loro storie – e per chiedere che stragi come quella non si ripetano più. L’articolo di Repubblica.
2. È sempre il 3 ottobre
Non basta però certo una giornata commemorativa per affrontare la tematica dell’emergenza migratoria: l’Associazione Diritti e Frontiere (A-DIF) propone una riflessione sull’esigenza di andare oltre le parole di esecrazione delle stragi (che non vogliamo più ripetere) e ricordare le responsabilità politiche dietro le stesse. Nella consapevolezza che il 3 ottobre è tutti i giorni.
3. Un’immagine che non potrò e non vorrò mai dimenticare
Gazebo ha dedicato una bella puntata all’emergenza migranti, in cui si è parlato anche dello sgombero del Baobab (luogo di riferimento informale per l’accoglienza dei transitanti a Roma).
In conclusione, il ricordo disegnato da Makkox di quel 3 ottobre.
4. Lo sgombero del Baobab e il dramma dell’accoglienza a Roma
È di venerdì scorso l’ennesimo sgombero del Baobab Experience, presidio gestito da volontari in cui si cercava di assicurare accoglienza ai transitanti a Roma.
Il Baobab è un fondamentale punto di riferimento per centinaia di migranti nella capitale, che altrimenti sarebbero abbandonati completamente a se stessi: al momento non sembrano infatti esserci alternative in atto e manca del tutto una risposta istituzionale (che non sia, appunto, quella degli sgomberi). Identificazioni e sgomberi nell’area della stazione Tiburtina adiacente al presidio di via Cupa sono poi continuati durante tutto il week-end.
Una situazione assurda, raccontata da Fanpage, Repubblica e Piuculture.
5. Il referendum ungherese e il futuro dell’Europa
Il referendum sull’accoglienza dei rifugiati indetto in Ungheria dal premier Orban era un referendum sul futuro dell’Europa, scriveva nei giorni scorsi Foreign Policy. Per questo c’è davvero molto da festeggiare il fatto che l’iniziativa referendaria – con la quale si chiedeva ai cittadini ungheresi se accogliere o meno i rifugiati nel paese – non abbia raggiunto il quorum, scrive Patrick Kinglsey sul Guardian. Ricordando però che tra quelli che sono andati a votare, è stata schiacciante la maggioranza a favore della chiusura totale delle frontiere (come ben sottolinea l’analisi del New York Times).
6. Viaggio attraverso le frontiere europee
Calais, Fiumicino, Melilla; e prima il Libano, la Turchia, il Mediterraneo. Il nuovo atlante interattivo di Internazionale – curato da Jacopo Ottaviani, Stefano Liberti e Isacco Chiaf – ci porta in un viaggio attraverso le frontiere della Fortezza Europa.
7. La malaccoglienza dei piccoli migranti in Europa
“Qualunque sia la ragione che li costringe ad abbandonare le loro case, tutti i bambini migranti hanno il diritto di sentirsi al sicuro e di continuare a ricevere istruzione per il loro futuro. I bambini non sono rifugiati o migranti: i bambini sono bambini ovunque” spiega Giovanna Di Benedetto (Save The Children Italia) sulle pagine di Riforma.
Eppure non “soltanto” la UE e gli stati europei continuano a rendersi autori di violazioni di diritti attraverso leggi e decisioni che sembrano anteporre il controllo delle frontiere all’interesse dei bambini: a perpetuare la “malaccoglienza” dei piccoli migranti sono purtroppo anche cittadini che evidentemente pensano che i figli degli altri non meritino gli stessi diritti dei propri. Così in Grecia i genitori si rivoltano contro la possibilità di permettere ai profughi minori di frequentare le scuole (una situazione vergognosa raccontata dal New York Times), mentre in Italia ai piccoli migranti si chiede di usare bagni separati (come documenta The Independent). Brutte storie, a cui si contrappone invece la bella esperienza dei giovani che hanno aperto una scuola di nuoto per i piccoli rifugiati a Lesbo (raccontata da Vice).
8. Le città in prima linea nell’accoglienza: lezioni da imparare
Città aperte come soluzione all’emergenza migratoria? Dove gli stati stanno fallendo, potrebbe (e dovrebbe) arrivare la risposta degli enti locali, che sono sempre di più in prima linea nel fornire risposte reali ed efficaci alla crisi umanitaria. Ecco cosa ci insegna l’esperienza tedesca (secondo lo studio del Brookings Institution, spiegato da Refugees Deeply) e cosa dimostra la bella storia di Riace, il comune italiano a cui i migranti hanno dato nuova vita (lo racconta il reportage della BBC).
9. La chiusura del più grande campo profughi del mondo e le responsabilità dell’Europa
Il piano annunciato dal governo del Kenya per chiudere il campo di Dadaab – che è il più grande al mondo – avrà conseguenze drammatiche in termini di violazioni dei diritti umani, soprattutto per quanto concerne i rimpatri forzati (illegali) di cittadini somali nel loro paese devastato dalla guerra. Ma allora perché le Nazioni Unite stanno collaborando al progetto? Se lo chiede Foreign Policy.
10. Come la tecnologia aiuta i rifugiati in Germania
Sul ruolo della tecnologia nella crisi umanitaria c’è sicuramente tanto da dire, in positivo e in negativo (ne abbiamo parlato recentemente con l’analisi critica di Tin Geber sulla sopravvalutazione delle soluzioni tecnologiche). Una questione che CNET ha analizzato da vicino in un reportage a più puntate, il cui ultimo episodio racconta come i rifugiati in Germania usino siti e app per imparare il tedesco, orientarsi nel paese e costruire comunità.
FOTO DI COPERTINA: Vito Manzari / Flickr Creative Commons.