1. La corte francese per l’asilo sciopera contro le nuove norme del governo sull’asilo
In Francia la corte nazionale d’asilo ha scioperato per protestare contro la “logica repressiva” delle nuove norme proposte dal governo per restringere drasticamente l’accesso alle richieste d’asilo; come segnalato dalla lettera dei magistrati, le nuove norme prevedono fra l’altro il raddoppio della durata massima delle detenzioni amministrative, da 45 a 90 giorni.
2. La stampa europea racconta la manifestazione antirazzista di Macerata
La stampa europea ha seguito con molta attenzione la manifestazione antirazzista di Macerata di sabato 10 febbraio, quando migliaia di persone sono scese in piazza per manifestare contro il gesto di Luca Traini. “Italia: Migliaia di manifestanti antifascisti marciano a Macerata“: così ha titolato il quotidiano francese Le Parisien. Oltralpe anche Le Monde e L’Express hanno raccontato della manifestazione. Per i tedeschi Der Spiegel e Die Zeit, nonostante le preoccupazioni del sindaco – che temeva si alimentassero tensioni nella città marchigiana – migliaia di manifestanti hanno ribadito il loro no al razzismo. Da Lisbona, Diário de Notícias riferisce di migliaia di persone che hanno marciato contro il fascismo a Macerata, una settimana dopo la sparatoria razzista che ha ferito sei persone.
3. Non si ferma la spirale di violenza, a Pietraperzia si spara contro il centro di accoglienza
Prosegue il dibattito post Macerata. Dopo le prime reazioni a caldo, è ora tempo di riflessioni. «Se negli “altri” non si vede umanità è la fine dell’empatia, che genera odio» dice la filosofa Laura Boella, che dalle pagine di Avvenire tratteggia un interessante parallelismo tra i rifugiati di oggi e le “non persone”, di Hannah Arendt. Alfredo Di Giovampaolo per RaiNews 24 invece, ha girato l’Italia indagando sulle radici dell’intolleranza. Intanto, nonostante l’indignazione scatenata dalla tentata strage di Traini, la violenza contro i rifugiati non accenna a fermarsi. A Pietraperzia, in Sicilia, ignoti hanno preso a fucilate le finestre del centro di accoglienza dove da poche ore si erano insediati venti giovani rifugiati.
4. Le vittime dell’attentato di Macerata raccontano le loro storie
Se di Luca Traini, l’attentatore di Macerata, sappiamo tutto, lo stesso non possiamo dire delle sue vittime: Kofi Wilson, Omar Fadera, Jennifer Odion, Gideon Azeke, Mahamadou Toure, Festus Omagbon. Di loro conosciamo a malapena i nomi. Le loro storie, dimenticate troppo spesso dalla stampa, meritano di essere conosciute: al Jazeera è riuscita a incontrare alcune delle vittime dell’attentato all’ospedale di Macerata, appena prima che venisse chiuso l’accesso alla stampa. Marta Cosentino per Open Migration è riuscita a parlare con Kofi Wilson, giovane ghanese colpito a una spalla nell’attentato.
5. In Libia si è ribaltato un camion che trasportava migranti
Iom Libia ha segnalato che almeno 20 persone, lo scorso 14 febbraio, hanno perso la vita nel rovesciamento di uno dei camion usati dai trafficanti per spostare gruppi di migranti (qui il resoconto di Iom dopo i soccorsi, qui un riassunto in italiano de Il Post). Intanto a migliaia di residenti di Tawergha viene impedito di rientrare a casa dai gruppi armati di Misurata.
6. L’anno appena iniziato ci permette di fare alcuni bilanci
Cosa dicono i nuovi dati sugli sbarchi di migranti? Se lo chiede il Post dopo il balletto di numeri forniti dal Governo italiano e dall’agenzia europea per il controllo delle frontiere Frontex. Il Guardian invece si interroga sullo scarso impatto degli aiuti stranieri nel contenimento dei flussi migratori. È ancora vero che aiutare economicamente paesi a basso reddito mette un freno alle persone che vogliono andarsene per cercare una vita migliore? Che rischi si corrono finanziando con grossi fondi paesi chiave delle rotte migratorie, come il Niger? L’Europa vuole rallentare la migrazione, ma potrebbe finire per destabilizzare un’intera regione nel processo, ce ne parla The Atlantic. Come sta andando l’esperienza appena cominciata dei corridoi umanitari dalla Libia? Per Paolo Naso (FCEI): “È un successo dell’esperimento ecumenico italiano, ma l’Europa non fa abbastanza”. Intanto gli scafisti continuano a fare affari. Infine uno sguardo a come vengono gestiti gli ingressi in Italia e le richieste d’asilo in tempi di elezioni, e uno studio europeo dell’impatto dell’immigrazione sui servizi nelle comunità locali.
7. L’accordo della Ue con la Turchia sui migranti è stato un deterrente per gli sbarchi
L’accordo della Ue con la Turchia potrebbe aver funzionato più come deterrente che come effettivo sistema. Secondo l’Oim l’anno scorso sono arrivate in Grecia soltanto 30 mila persone, rispetto alle 173 mila del 2016; la grande maggioranza di loro non è stata rispedita in Turchia come previsto dagli accordi del 2016.
8. Dalla Tunisia partono sempre più migranti
Sono soprattutto tunisini, spinti a partire dalla crisi economica, che dalle coste del loro paese tentano di raggiungere l’Europa. Giulia Bertoluzzi aveva incontrato magistrati, studiosi, pescatori, e alcuni sopravvissuti del naufragio dell’8 ottobre, raccontando le loro storie per Open Migration.
9. In Gran Bretagna continuano le complicazioni per chi vuole chiedere asilo
“Chi erano i genitori terreni di Gesù?”, “Sa indicarmi il nome di un filosofo greco umanista?”. È a causa di domande come queste che richiedenti asilo provenienti dai più disparati contesti rischiano di vedersi negata la domanda in Gran Bretagna. Intanto una campagna video cerca di convincere i migranti africani a non partire. Ma l’analisi di campagne precedenti, dalla Danimarca all’Australia, hanno avuto effetti limitati.
10. Dalle basi Usa alla rotta balcanica: la storia di Ahmad e Mati
Ahmad e Mati hanno lavorato come interpreti in Afghanistan per i militari Usa. Ora la loro vita è in pericolo e, non riuscendo ad ottenere asilo negli Stati Uniti, fuggendo si sono ritrovati tra i tanti migranti bloccati sulla rotta balcanica.
Foto di copertina di Emanuele Satolli