1. Il nuovo decreto del Governo sui Cpr in Albania
Con un nuovo decreto, il Governo ha approvato il trasferimento nei Cpr in Albania – in particolare nel centro di Gjader – anche delle persone migranti prive di documenti presenti in Italia e soggette a un provvedimento di espulsione.
“Il primo provvedimento prevede la possibilità di trasferire nei centri per migranti costruiti in Albania anche le persone che attualmente si trovano nei Centri di permanenza per i rimpatri in Italia. Finora potevano essere trasferiti solo migranti – non in condizioni di vulnerabilità – soccorsi in acque internazionali da nave appartenenti ai corpi dello stato (guardia costiera, guardia di finanza e marina militare)”, riporta Domani. E ancora: “la nuova modifica è stata introdotta dopo che i giudici hanno deciso di non convalidare i trattenimenti in Albania dei migranti deportati nei mesi scorsi, in applicazione del diritto comunitario e in attesa di una pronuncia della Corte di giustizia europea sulla definizione di paese sicuro. Per scongiurare il fallimento del progetto, le cui stime di costi raggiungono quasi il miliardo di euro, il governo è corso ai ripari”. Il decreto in questione è stato definito illegale:
Tuttavia, come evidenzia il giurista Fulvio Vassallo Paleologo: “appare sempre più probabile che, come si è verificato per i richiedenti asilo provenienti da paesi di origine sicuri e trasferiti lo scorso anno in Albania dopo essere stati soccorsi in acque internazionali da navi militari italiane, anche coloro che saranno deportati nel centro per i rimpatri di Gjader, dopo essere già stati detenuti in territorio italiano, possano essere protagomisti di viaggi di andata e ritorno, a riprova della portata propagandistica e fortemente discriminatoria delle politiche italiane di rimpatrio […]”.
2. Rimpatri (in)volontari e criticità
Diverse organizzazioni, tra cui Asgi, A Buon Diritto e Action Aid, hanno firmato un appello contro i cosiddetti “rimpatri volontari”.
“Da un lato e dall’altro del Mediterraneo sono tutti d’accordo: bisogna aumentare i rimpatri dei migranti. Libia e la Tunisia ribadiscono l’intenzione di accodarsi alla linea italiana e Ue. Tradotto: chiedono più soldi e maggiore cooperazione per riportare a casa i cittadini stranieri” scrive il giornalista Giansandro Merli su Il Manifesto. E ancora: “Questi rimpatri sono chiamati dalle istituzioni volontari. Una definizione che molte ong contestano, sulla base delle indicazioni degli organismi Onu competenti in materia. Le persone, che si trovano in strutture detentive dove i loro diritti umani sono violati continuamente o comunque in contesti di forte violenza, «non hanno alternative». Soprattutto quando si tratta di soggetti vulnerabili o minori”.
Infatti, si legge nell’appello: Volontarietà fittizia e violazioni del principio di non-refoulement: In Libia e Tunisia, le persone migranti sono spesso costrette a ricorrere al rimpatrio per sfuggire a persecuzioni e violenze, e per la mancanza di canali legali di migrazione e protezione. Il rimpatrio in realtà non è mai una vera scelta, ma una necessità indotta dalle circostanze. Inoltre, il ritorno nei paesi di origine espone nuovamente le persone migranti a violenze e persecuzioni, in violazione del principio di non-refoulement (ossia di respingimento)”.
3. La Polonia sospende ufficialmente il diritto di asilo
La Polonia ha ufficialmente sospeso temporaneamente il diritto di presentare domanda di asilo per le persone migranti che arrivano nel Paese attraverso il confine con la Bielorussia.
“Il primo ministro Donald Tusk ha annunciato che entrerà immediatamente in vigore, per rispondere alla complessa situazione sul confine con la Bielorussia. La legge è stata molto criticata da varie ong, perché contravviene ai principali obblighi internazionali e ai regolamenti dell’Unione Europea. Tusk ha più volte difeso la legge sostenendo che non intende negare i diritti umani e il diritto di asilo ma limitare l’accesso a questi strumenti per le persone che entrano illegalmente nel paese in gruppi organizzati dalla Bielorussia”, riporta Il Post.
Infine, “pur riconoscendo la difficile situazione di confine della Polonia, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) ha avvertito che la legge viola la Convenzione sui rifugiati del 1951, nonché il diritto internazionale e dell’Ue. L’Unhcr ha dichiarato che le eccezioni proposte vanno contro le regole che definiscono chi può essere considerato un rifugiato e violano il divieto di rimpatri forzati nella Convenzione. Ciò significa che molte persone che hanno bisogno di protezione saranno comunque escluse. “Un uomo forte che non sembra vulnerabile potrebbe comunque affrontare torture o morte se rimandato nel suo paese”, ha sottolineato l’Unhcr nel suo commento”, scrive la giornalista Nicoletta Ionta su Euractiv.
4. Il Mali denuncia maltrattamenti della Mauritania contro le persone migranti
Il governo del Mali ha criticato le autorità della vicina Mauritania, accusando la nazione del Sahel di aver commesso atti di violenza contro cittadini maliani nell’ambito delle sue misure di espulsione.
Ricordiamo che la Mauritania fa parte del gruppo di paesi con cui l’Ue collabora per le sue operazioni di esternalizzazione delle frontiere (e di respingimento): “negli ultimi anni la Mauritania è diventata un importante punto di partenza per i migranti africani che sperano di raggiungere l’Europa via mare; quasi tutti si affidano ai trafficanti per essere condotti nelle isole Canarie, in Spagna, che fanno parte dell’Unione Europea. Sono sempre più numerose le segnalazioni di gravi violazioni dei diritti umani, non solo da parte dei trafficanti pagati per facilitare il pericoloso viaggio verso l’arcipelago nell’Oceano Atlantico, ma anche da parte degli ufficiali di sicurezza incaricati di impedire ai migranti […] di raggiungere le coste della Mauritania prima della partenza prevista”.
5. Il governo ha spiato la ong Mediterranea Saving Humans
L’organizzazione per il salvataggio in mare Mediterranea Saving Humans ha commentato le notizie secondo cui un sottosegretario italiano avrebbe ammesso che il governo avrebbe “spiato” alcune persone che lavoravano per la Ong.
“Abbiamo appreso da fonti giornalistiche che, finalmente, il Sottosegretario Alfredo Mantovano, delegato dal Governo, ha ammesso che Mediterranea e i suoi attivisti sono stati spiati dai servizi segreti con il software militare Paragon Graphite perché considerati “pericolo per la sicurezza nazionale”. L’attività di spionaggio è stata richiesta dal Governo Meloni e autorizzata dal Procuratore generale presso la corte d’appello di Roma, dott. Amato”, ha affermato l’Ong in un comunicato stampa.
E ancora: “Mediterranea Saving Humans ha accusato il governo italiano di attività legali ma illegittime nei confronti di attivisti e oppositori politici, mentre un criminale del calibro del capo della milizia al-Masri, a cui è stato permesso di sfuggire all’arresto e di essere riportato a casa con un volo di Stato, è una ‘risorsa nazionale’. Per autorizzare un’attività di questo tipo senza violare la Costituzione, devono esserci motivazioni ben fondate. La dichiarazione della Ong prosegue: cinque procure stanno indagando e confidiamo nel fatto che qualcuno avrà il coraggio di andare in fondo alla questione e dimostrare, come è chiaro, che si tratta di un abuso di potere e nient’altro”.
6. La crisi migratoria indotta da Trump in Messico
La repressione dell’immigrazione del presidente Donald Trump è stata acclamata per aver ridotto i flussi verso nord, in direzione degli Stati Uniti, ma sta lasciando centinaia di migliaia di persone migranti e richiedenti asilo intrappolate nel limbo.
“Nel Messico meridionale, dove le politiche di deterrenza statunitensi e messicane hanno causato una grave crisi umanitaria lo scorso anno, i residenti locali affermano che gli attraversamenti dal Guatemala allo stato di confine del Chiapas sono diminuiti in modo significativo. Al confine meridionale degli Stati Uniti, i numeri fermati dalla US Border Patrol sono scesi da circa 61.500 a gennaio a 11.709 il mese scorso. E nel Darién Gap, la pericolosa rotta migratoria nella giungla che collega l’America meridionale e centrale, gli attraversamenti sono diminuiti drasticamente, da 25.111 a settembre scorso a soli 408 a febbraio”, scrive la giornalista Daniela Diaz sul New Humanitarian.
E ancora: “i tagli ai finanziamenti dell’amministrazione Trump per gli aiuti esteri hanno costretto a una riduzione dei servizi e stanno rendendo più difficile per le organizzazioni umanitarie fornire assistenza, secondo Michelle Van Akin, direttrice associata per i programmi umanitari di Plan International USA. Il problema principale è che i migranti restano bloccati senza alcuna informazione sul fatto che potranno presentare nuovamente domanda di asilo [negli Stati Uniti] o se ci saranno nuove norme che consentiranno loro di transitare verso gli Stati Uniti, ha affermato Reinaldo Ortuño, coordinatore medico per il Messico e l’America Centrale di Medici Senza Frontiere (Msf)”.