1. Anche la Danimarca punta a deportare i richiedenti asilo in Ruanda
La Danimarca sta trattando con il Ruanda per l’istituzione di una nuova procedura per il trasferimento dei richiedenti asilo nella nazione dell’Africa orientale, imitando il Regno Unito.
“Un accordo con il Ruanda renderebbe la Danimarca il primo membro dell’Unione Europea a bypassare efficacemente il frammentato sistema di migrazione e asilo del blocco”, si legge su Reuters. Benché la Commissione Europea abbia affermato che il trasferimento dei rifugiati al di fuori dell’Europa “non è possibile” secondo le attuali norme dell’Unione, la Danimarca sarebbe comunque esentata avendo ratificato le norme sull’asilo con un opt-out – una deroga alle regole dell’UE.
2. La Germania sgombera i rifugiati afgani per far posto agli ucraini
Centinaia di profughi afgani fuggiti dal regime dei talebani sono di nuovo costretti a lasciare le proprie case. Accade in Germania, dove avevano trovato rifugio, dopo la decisione del dipartimento del Senato di Berlino per l’integrazione, il lavoro e i servizi sociali di destinare le loro case all’accoglienza dei rifugiati ucraini. Lo racconta la giornalista Stefanie Glinski su Foreign Policy.
After a lot of interviews and digging, my story is finally out: I'm told hundreds of #Afghans have been evicted/displaced across #Germany as accommodations were needed for newly arriving Ukrainians. This one from #Berlin. https://t.co/9EuJSCheeY
— Stefanie Glinski (@stephglinski) April 21, 2022
“Gli sfratti non sono stati pubblicizzati di proposito. Alcune persone hanno vissuto nelle loro case per anni e sono state strappate via dalle strutture in cui vivevano, compresi i bambini che sono stati trasferiti in luoghi lontani dalle rispettive scuole”, ha affermato Tareq Alaows, membro del consiglio del Consiglio per i rifugiati di Berlino. Secondo Alaows, il governo ha giustificato gli sgomberi affermando che gli afgani vivevano comunque nei cosiddetti centri di prima accoglienza, dove avrebbero dovuto rimanere per breve tempo. Tuttavia diverse famiglie vivevano lì da anni, e altre ancora vivevano in alloggi diversi dai centri di prima accoglienza.
“Ovviamente non è colpa degli ucraini”, continua Alaows “ma dobbiamo riflettere sulla nostra solidarietà se si focalizza solo su alcune persone. Gli ultimi mesi hanno dimostrato che è possibile un trattamento diverso dei rifugiati e questo deve essere sistematicamente ancorato nella nostra società”.
3. Rifugiati in Tunisia protestano per essere evacuati
Più di 250 rifugiati e migranti in Tunisia continuano a protestare per essere evacuati altrove, dopo essere stati sgomberati dalle loro case a Zarzis, una città nel sud-est del Paese.
In risposta allo sgombero, i rifugiati hanno organizzato un sit-in di protesta davanti all’ufficio dell’UNHCR nella città costiera tunisina. Uno dei manifestanti, Abdulrasoul Ibrahim dal Sudan, ha affermato che la situazione sta diventando molto difficile per i rifugiati in Tunisia: “abbiamo bisogno urgentemente di assistenza per l’evacuazione dalla Tunisia”, spiega Ibrahim.
More than 250 @Refugees are suffering in the south of Tunisia Zarzis, demanding their immediate evacuation after they were expelled from their homes and now they have been holding for more than three months in front of the UNCHR office Zarzis #Children #women@FilippoGrandi pic.twitter.com/W5LgOh1sib
— Abdulrasoul Ibrahim (@abdulrasoul3) April 15, 2022
— MERHAWI HAILE (@MERHAWIHAILE14) April 18, 2022
4. Continua la militarizzazione delle frontiere UE
La piattaforma tedesca FragDenStaat, un think tank di legali e giornalisti che si batte per la libertà di informazione facendo campagne sulla trasparenza dei governi in Europa, ha pubblicato una ricerca sui finanziamenti a Frontex.
Frontex kontrolliert zu Land, zu Wasser und in der Luft die EU-Außengrenzen. Equipment und Personal kommen aber nicht von der EU-Agentur selbst.
Unsere Recherche zeigt, wie europäische Staaten Frontex-Operationen erst möglich machen. https://t.co/plObuHzpGX
— FragDenStaat.de (@fragdenstaat) April 21, 2022
“La polizia di frontiera dell’UE, Frontex, effettua operazioni di controllo delle frontiere via terra, mare e aria. Tuttavia, la colonna portante del lavoro di Frontex – le attrezzature e gli ufficiali che implementano e rendono possibili le operazioni di Frontex – […] sono i contributi dei paesi europei. Ogni anno, tutti gli Stati membri dell’UE, nonché una serie di paesi non UE, tra cui Svizzera, Islanda e Norvegia, si impegnano a trasferire risorse e attrezzature a Frontex per le sue operazioni”, si legge nella ricerca. Non solo risorse economiche, ma anche attrezzature e personale, come viene evidenziato nella ricerca al momento sono al servizio dell’Agenzia “756 ufficiali tedeschi, 11 aerei italiani, 62 auto di pattuglia bulgare, 101 funzionari austriaci […]”.
Nel frattempo in Svizzera, il 15 maggio, si terrà un referendum – il primo di questo genere – per l’abolizione dei finanziamenti del Paese a Frontex.
5. Nuovi naufragi al largo della Libia e della Tunisia
Un altro naufragio a largo di Sfax, in Tunisia, ha causato un numero imprecisato di dispersi. “Tre sopravvissuti al momento ricoverati in ospedale, 4 corpi ritrovati finora”. Lo comunica Alarm Phone che fa riferimento a media locali. “C’è bisogno di rotte sicure e di abolire il regime dei confini dell’Unione europea”, esorta l’organizzazione.
⚫️ Naufragio a largo di #Sfax!
Un altro naufragio a largo della #Tunisia! 3 sopravvissuti al momento in ospedale, 4 corpi ritrovati finora, numero di persona scomparse sconosciuto. C’è bisogno di rotte sicure e di abolire il regime confinario dell’EU!https://t.co/lsh6aBwxIr
— Alarm Phone (@alarm_phone) April 23, 2022
Poche ore dopo, sono stati soccorsi dalla Ocean Viking 94 migranti su un gommone al largo della Libia. Tra i naufraghi ci sono 2 donne, 47 minori non accompagnati e un bimbo di un anno. Si tratta del secondo intervento in poche ore della Ocean Viking, che ora ha a bordo 164 migranti.
Intanto, sono sbarcate a Pozzallo le 400 persone che erano su un motopesca intercettato al largo delle coste siciliane.
6. Ucraina: un instant book per raccontare chi scappa dalla guerra
Dal 24 febbraio scorso, data dello scoppio della guerra in Ucraina, stiamo seguendo con particolare attenzione le sorti delle milioni di persone che si sono trovate coinvolte nel conflitto. Storie di chi ha deciso di scappare dalla violenza, di chi ancora temporeggia, di chi vorrebbe farlo ma subisce discriminazione. Uno straordinario racconto collettivo – fatto dai nostri collaboratori sul campo – che abbiamo deciso di raccogliere in un instant book, per offrire un quadro ampio su quanto sta accadendo, su cosa significhi la guerra, sui motivi che in Ucraina, come in altre parti del mondo, spingono le persone a scappare dal proprio Paese e su quanto conti la volontà di accogliere. “Ucraina: la guerra nelle storie delle persone in fuga” è online e accessibile gratuitamente sul nostro sito.
C'è chi ha deciso di scappare dalla violenza, chi ancora temporeggia, chi vorrebbe farlo ma subisce discriminazione: dallo scoppio della #guerra in #Ucraina, stiamo seguendo con particolare attenzione le sorti delle milioni di persone coinvolte nel conflitto ↓ pic.twitter.com/Iq4eeWqXXD
— Open Migration (@open_migration) April 24, 2022
Foto copertina via Twitter/Aj+.