1. Il premier libico Abdul Hamid Dbeibah in visita in Italia
Il premier – come riportato da Annalisa Girardi su Fanpage – ha ribadito la volontà, da parte dell’Italia, di continuare a finanziare i rimpatri verso la Libia, così come le evacuazioni umanitarie dal Paese, chiedendo però a Tripoli il pieno rispetto dei diritti umani:
“L’Italia intende continuare a finanziare i rimpatri volontari assistiti e le evacuazioni umanitarie dalla Libia. Ritengo sia interesse anche libico assicurare il pieno rispetto dei diritti di rifugiati e migranti“.
Una posizione già espressa dalla ministra Lamorgese che, in un incontro con i rappresentanti delle ong per discutere dei salvataggi in mare lo scorso 29 maggio, aveva sottolineato la necessità di intensificare i corridoi umanitari dalla Libia, “garantendo allo stesso tempo, attraverso la preziosa opera dell’Unhcr e dell’Oim, il rispetto dei diritti umani nei centri allestiti nel Paese nordafricano”.
2. In Libia però i diritti umani non sono garantiti, lo dicono le stesse agenzie Onu
Nessun passo indietro dunque sulla Libia, neppure per quanto riguarda le attività di addestramento e finanziamento della Guardia costiera di Tripoli. Come scrive su Twitter il ricercatore Matteo De Bellis, sono da almeno 12 anni che il governo persegue i suoi interessi in Libia utilizzando la presenza delle agenzie Onu nel paese come paravento.
E dopo le “rassicurazioni” del governo italiano, arriva la smentita delle dirette interessate.Da Tripoli le agenzie umanitarie precisano che a loro è quasi precluso ogni accesso ai centri di detenzione e che non gli è permesso fare quasi nulla per i diritti umani, come racconta su Avvenire Nello Scavo.
Sia chiaro: non è colpa delle agenzie ONU, ma dei governi locali e dei Paesi loro partner, come Italia e UE, che ostacolano il lavoro, già difficilissimo, degli operatori umanitari. E ne strumentalizzano la presenza per occultare i crimini
— nello scavo (@nelloscavo) May 30, 2021
3. Il fallimento del sistema Cpr
La dimostrazione del fallimento di un sistema che causa sofferenze, è inefficiente e costoso? Da giugno 2019 a oggi sono sei le persone morte nei Centri di permanenza per il rimpatrio dei migranti. L’ultimo Musa Balde, di 23 anni, impiccatosi nel Centro per il rimpatrio di Torino,
struttura già al centro di un’altra tragica vicenda. Proprio lì “nel luglio del 2019 – scrive Rosita – ha perso la vita Hossain Faisal: un bengalese di 32 anni, ufficialmente morto per arresto cardiaco. Se ha chiesto aiuto, nessuno l’ha sentito: l’area – quella dell’ospedaletto dove si trovava anche Balde N.d.r – è lontana dall’edificio principale e priva di sistemi per richiamare l’attenzione, come un campanello”.
Il problema, però, va oltre Torino ed è strutturale. Ce ne parla Rosita Rijtano su lavialibera.
La morte di Moussa Balde nel CPR di Torino è una ferita aperta per tutti. Per questo abbiamo deciso di manifestare davanti alla Prefettura di Torino, in Piazza Castello, il 4 giugno dalle ore 16.00: https://t.co/0FMTcGmMiD pic.twitter.com/o5UBuq04AN
— AssociazioneAntigone (@AntigoneOnlus) June 1, 2021
Intanto il 4 giugno si svolgerà la manifestazione dei giuristi davanti la prefettura. Chiesto un incontro urgente con Lamorgese e Cartabia per documentare i più gravi episodi verificatisi negli ultimi mesi.
4. Ero Straniero: esaminate solo il 14% delle domande di regolarizzazione
Un anno fa partiva il tanto atteso processo di regolarizzazione per i lavoratori stranieri, un anno dopo solo 11.000 persone hanno ottenuto un permesso di soggiorno per lavoro su 220.000 domande presentate.
Lo racconta Ero Straniero, nel report presentato ad un anno di distanza dal provvedimento:
Tre mesi fa avevamo denunciato il grave ritardo nell’esame delle domande per la #regolarizzazione2020. 👉Oggi, a un anno dall’inizio della misura, la situazione resta grave: solo il 5% ha ottenuto un permesso di soggiorno per lavoro.
📃Il nostro dossier: https://t.co/BL6bimcVy9 pic.twitter.com/EQZUOj5cfE— Ero Straniero – L'umanità che fa bene (@Ero_Straniero) June 1, 2021
Tante purtroppo le note negative, se a un anno dall’inizio della misura, solo il 5% ha ottenuto un permesso di soggiorno per lavoro, con città come Roma dove solo 2 pratiche sono state concluse a fronte di 16 mila richieste.
5. L’esempio dei corridoi umanitari
“Sono atterrati la settimana scorsa a Fiumicino, con un volo di linea dell’Ethiopian Airlines proveniente da Addis Abeba, 70 profughi del Corno d’Africa che erano da tempo rifugiati nei campi dell’Etiopia e che negli ultimi mesi hanno sofferto un aggravamento delle loro condizioni di vita a causa del conflitto nel Tigrai, spiega Sant’Egidio. Sono 8 nuclei familiari con 13 bambini e 40 singoli, in maggioranza giovani sotto i 25 anni”. Fanno parte delle 600 persone vulnerabili che, grazie ai corridoi umanitari, organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Cei d’intesa con lo Stato italiano, sono arrivati nel nostro paese.
“Per ogni storia di assistenza riuscita, ce ne sono centinaia di abbandono e solitudine”. Eleonora Camilli racconta dell’arrivo del piccolo Diya e della sua famiglia a Fiumicino, grazie al corridoio umanitario dal Libano organizzato da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche e Tavola Valdese.
6. Il cimitero dei migranti
A Zarzis, nel sud della Tunisia, i morti della rotta libica vengono sospinti sulla spiaggia dalle correnti, o trovati a galleggiare in mare. Spesso non c’è modo di identificarli, ma i pescatori si battono perché anche gli anonimi abbiano una degna sepoltura, a volte anche solo fra le dune di sabbia. Tempo fa, Giulia Bertoluzzi aveva trascorso un po’ di tempo con loro, e ne aveva scritto per Open Migration in questo approfondimento.
Proprio a Zarzis, e per dare dignità ai migranti annegati durante le traversate del Canale di Sicilia a bordo dei barconi partiti dalle coste della Libia e della Tunisia, il prossimo 8 giugno verrà inaugurato, Le Jardin de l’Afrique. Il Fatto Quotidiano ha intervistato, Rachid Koraïchi, artista algerino, ideatore e autore di questo cimitero degli sconosciuti.
7. Il 2 giugno degli italiani senza cittadinanza
“Ci mobilitiamo per chiedere una corretta e completa applicazione dell’attuale Legge sulla cittadinanza perché, in attesa di una sua riforma degna, le inadempienze nella sua applicazione da parte dei Comuni impedisce a tanti giovani ragazzi stranieri di diventare cittadini del Paese in cui sono nati e cresciuti fino all’età di diciotto anni. Crediamo che sia fondamentale denunciare con forza la molteplice pervasività delle discriminazioni che colpiscono la nostra società e come queste costituiscano un ostacolo alla possibilità di acquisire la cittadinanza e di godere a pieno della possibilità di accedere ai Diritti Fondamentali nel nostro Paese”. È la nota rilasciata da Black Lives Matter Roma con cui si invita a partecipare alla manifestazione contro discriminazione e razzismo che si svolgerà mercoledì 2 giugno dalle ore 16 in piazza Bocca della Verità a Roma.
Cittadinanza che spesso viene negata per cavilli burocratici, come successo all’atleta Malina Berinde. 20 anni, a Torino da quando ne aveva 3, specialista nei 400 ostacoli, non potrà partecipare all’Europeo under 23 perché non ancora in possesso della cittadinanza italiana.
Foto di copertina via Twitter/Matteo Villa