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Homepage >> Web review >> I migliori articoli su rifugiati e immigrazione 26/2025

I migliori articoli su rifugiati e immigrazione 26/2025

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1 luglio 2025
L’Italia è stata duramente criticata da due Corti: quella di Cassazione che ha espresso forti dubbi sulla legittimità del protocollo Italia-Albania e quella Penale Internazionale per via della liberazione del carceriere libico Almasri, su cui pende un mandato di arresto internazionale. Nel frattempo, i corpi delle persone migranti nel Mediterraneo vengono ignorati.

1. La Corte di Cassazione boccia i Cpr in Albania

La Corte di Cassazione critica il protocollo Italia-Albania e ne rivela le diverse lacune in una relazione in merito.

“Le criticità relative al progetto Albania sono tante: la dottrina ha espresso numerosi dubbi di compatibilità con la Costituzione e con il Diritto internazionale, si legge nel testo […]”, scrive il giornalista Giansandro Merli su Il Manifesto. “[…] La dottrina maggioritaria, si legge nella relazione, sostiene che il Sistema europeo comune di asilo ha una dimensione squisitamente territoriale e per questo fare domanda di protezione nel territorio di un paese terzo crea discriminazioni, riducendo le tutele previste dalle direttive. Un esempio su tutti: oltre Adriatico mancano misure alternative al trattenimento, fatto che si traduce nella detenzione generalizzata dei richiedenti vietata dalle norme Ue”.

E ancora: “La relazione si concentra poi su un altro tema di dubbia legittimità che, nonostante le sollecitazioni dei legali dei migranti, non è ancora stato affrontato dai giudici. È quello della selezione dei cittadini stranieri da deportare in Albania: la dottrina sottolinea la mancanza di disposizioni di legge che stabiliscano in modo tassativo i presupposti per il trasferimento. Non è nemmeno prevista l’adozione di un provvedimento scritto e motivato. Si configura così una discrezionalità amministrativa in materia di libertà personale che può violare il dettato della Costituzione”

2. L’Italia colpevole di aver liberato Almasri

L’inchiesta della Corte Penale Internazionale (Cpi) sull’Italia che ha liberato il torturatore libico Almasri è ancora aperta.

“È un documento di quattordici pagine in cui l’accusa – nella persona del giudice Nazhat Shameen Khan – mette nero su bianco le sue precisazioni rispetto alle osservazioni che l’Italia ha depositato presso la Corte penale internazionale ad aprile scorso sul caso Almasri. E cioè sulla vicenda del torturatore libico rimpatriato su un volo di Stato all’inizio dell’anno e per cui la Cpi ha aperto un fascicolo volto ad accertare le responsabilità dello Stato”, scrive la giornalista Enrica Riera su Domani. E ancora: “Non solo l’Italia ha applicato erroneamente l’articolo 90 dello Statuto di Roma, ma ha anche, secondo quanto scrive l’accusa nel documento diretto alla Corte, fatto dell’altro. Avendo ricevuto due richieste concorrenti su Almasri (quella della Libia, presumibilmente, e quella della Cpi, ndr) non ha dato seguito a nessuna delle due: Almasri – si legge nelle quattordici pagine –  non è stato consegnato alla Corte né è stato estradato (e arrestato) in Libia al suo ritorno. Invece, è stato rilasciato e trasferito in piena libertà a Tripoli, dove è stato accolto da una folla festante”.

Infine: “una contestazione viene fatta, inoltre, anche al ministro della Giustizia Nordio che, sempre secondo l’accusa, avrebbe dovuto limitarsi a eseguire la richiesta trasmettendola al procuratore generale, considerato che in questi casi non si parla di sua discrezionalità. In definitiva, il ministro avrebbe potuto e dovuto rimediare ai presunti errori procedurali”.

3. Corpi senza vita al largo della Libia

Un aereo della Ong Sea Watch ha avvistato cinque corpi che galleggiavano nel Mediterraneo, al largo delle coste libiche. L’operatore Sea-Watch afferma che una nave libica presente sul posto non ha risposto alle chiamate radio.

“Il portavoce di Sea-Watch, Paul Wagner, ha dichiarato a InfoMigrants che il velivolo Seabird 1 ha anche avvisato il Centro di Coordinamento del Soccorso Marittimo di Roma, che ha successivamente inviato un messaggio satellitare […] per conto della guardia costiera libica, ha aggiunto Wagner. Ha aggiunto che in seguito un aereo Frontex simile al Seabird 1 ha sorvolato la zona […]”, si legge su InfoMigrants. Tuttavia, “a quanto risulta a Sea-Watch, i corpi non sono stati recuperati, afferma Sea-Watch. Sebbene le circostanze della morte delle persone e le loro identità restano sconosciute, secondo l’organizzazione […], è probabile che i corpi appartenessero a migranti morti in un cosiddetto naufragio invisibile, ovvero un naufragio senza sopravvissuti che è quasi impossibile verificare”.

Infine: “sebbene la nave Sea-Watch identificata come P300, che sarebbe affiliata all’Amministrazione generale libica per la sicurezza costiera (Gacs), si trovasse a circa dodici chilometri di distanza da uno dei corpi, Sea-Watch ha dichiarato in un comunicato stampa pubblicato giovedì che la nave “si è rifiutata di rispondere a qualsiasi chiamata radio dell’equipaggio”.

4. Primo rimpatrio dall’Albania nel silenzio generale

Il 9 maggio 2025 l’Italia ha effettuato il primo rimpatrio dall’Albania.

“L’Italia ha effettuato il suo primo rimpatrio direttamente dall’Albania. Lo scorso 9 maggio un volo partito da Roma e diretto a Il Cairo ha fatto tappa sul suolo albanese per far salire a bordo cinque persone di origine egiziana trattenute nel Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Gjadër. Una procedura inedita che il governo italiano ha deciso di far passare in sordina. “Un fatto grave che mette a rischio la tenuta del quadro giuridico europeo e il rispetto dei diritti fondamentali delle persone coinvolte”, denuncia Francesco Ferri, esperto di migrazioni per ActionAid Italia”, riportano i giornalisti Luca Rondi e Kristina Millona su Altreconomia. E ancora: “Secondo i dati ottenuti da Altreconomia a metà giugno dall’11 aprile al 21 maggio risultano cinque transiti e altrettanti rimpatri di cittadini egiziani dal Cpr albanese, proprio quelli finiti sul volo. Il ministero dell’Interno, interpellato sul punto, non ha risposto alle nostre richieste di chiarimento. Quello che si sa per certo, però, è che quando la Direzione centrale ha pubblicato il bando e programmato l’operazione il 28 aprile, a Gjadër non c’era nessun cittadino egiziano: questi sarebbero stati “appositamente” portati nei primi giorni di maggio per poi essere caricati sul charter a Tirana”.

Infine: “La mossa del governo italiano, tenuta fino a oggi segreta, apre molti interrogativi, innanzitutto sulla legittimità della procedura. Anche qualora si volesse sostenere, con una tesi a mio avviso infondata, che il Cpr di Gjadër sia equiparabile ai centri posti nel territorio nazionale – spiega Gianfranco Schiavone, esperto di migrazioni e socio dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) -, non risulta in alcun modo ammissibile prevedere che la persona sia portata fuori dall’area del centro di trattenimento, sul territorio albanese, e poi da lì rimpatriata”.

5. L’Ue di nuovo sotto i riflettori della Mediatrice Europea

L’Ombudsman europeo (Mediatrice Ue) ha dato seguito alla denuncia di due organizzazioni internazionali e aperto un’indagine nei confronti dell’esecutivo Ue.

“Mancano le valutazioni d’impatto sulla direttiva europea contro il favoreggiamento all’immigrazione clandestina e sul regolamento per rafforzare il ruolo di Europol nella lotta contro il traffico di persone migranti. È la denuncia – presentata da alcune Ong – a cui ha deciso di dare seguito la mediatrice europea, Teresa Anjinho, che […] ha aperto un’indagine nei confronti della Commissione europea. I due provvedimenti sono stati messi sul tavolo dal primo esecutivo von der Leyen a novembre 2023 e sono attualmente in fase di negoziazione tra l’Eurocamera e gli Stati membri. Mirano a stringere le maglie dell’immigrazione irregolare e del traffico di esseri umani, introducendo nuovi reati con pene più severe, ma secondo ong e difensori dei diritti umani porteranno ad un ampliamento della definizione di “trafficante” e in definitiva a un aumento dei procedimenti giudiziari sia nei confronti dei migranti stessi, che degli attivisti e degli operatori umanitari”, riporta il giornalista Simone De La Feld su Eu News.

E ancora: “Come sottolineato da Picum (Platform for International Cooperation on Undocumented Migrants) e Edri (European Digital Rights), le due organizzazioni che si sono rivolte alla Mediatrice Ue, la Commissione europea non ha effettuato una valutazione d’impatto adeguata dei due strumenti, nonostante avesse un mandato chiaro in tal senso. E nonostante una relazione – commissionata dallo stesso esecutivo Ue – che raccomandava tale valutazione. Il rischio è che in questo modo Bruxelles “ignori le flagranti violazioni dei diritti umani connesse a questi due strumenti legislativi. Secondo Picum, già nel 2023 almeno 117 persone sono state criminalizzate per aver aiutato persone migranti a raggiungere l’Unione europea”.
Foto via Wikimedia/Creative Commons

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