1. Un nuovo decreto anti-migranti: nel mirino i minori non accompagnati e persone straniere lungosoggiornanti
Il nuovo decreto immigrazione, in particolare per quanto concerne le espulsioni, modifica le norme che riguardano le persone straniere con permesso di soggiorno di lungo periodo considerate “socialmente pericolose” e i minori non accompagnati che “mentirebbero” sull’età anagrafica.
John di notte fatica ancora a dormire, le violenze subite e quelle viste tornano prepotentemente in forma di incubi. Khaled non ha sogni di gloria, vuole solo iniziare a lavorare.
Tareq è stato abbandonato da tuttiOggi su La Stampa racconto chi sono i minori stranieri soli 👇🏻 pic.twitter.com/zZC6RQcvhB
— Eleonora Camilli (@EleonoraCamilli) September 28, 2023
E sulle persone straniere (extra Ue) lungosoggiornanti: il Governo prevede l’espulsione delle persone, anche chi possiede permessi di soggiorno di lungo periodo e che quindi vivono da anni in Italia: “I titolari di permesso di soggiorno di lungo periodo potranno essere espulsi «per gravi motivi di ordine pubblico o di sicurezza dello Stato» dal ministro dell’Interno, dandone preventiva notizia al presidente del Consiglio e al ministro degli Esteri. Quando ricorrono “gravi motivi di pubblica sicurezza” l’espulsione è disposta dal prefetto. La precedente normativa limitava la possibilità di espulsione per i soggiornanti di lungo periodo” si legge su Open.
2. Il nuovo patto Ue sull’Asilo
Il nuovo patto Ue sull’Asilo prende forma. Tra i punti principali emergono: fissare una procedura comune in tutta l’Ue per concedere o revocare la protezione internazionale e per stabilire rapidamente alle frontiere chi può avere l’asilo e chi no; misure di solidarietà tra Stati Ue nel caso di arrivi consecutivi, per andare incontro ai Paesi più esposti; modifica dell’attuale regolamento di Dublino; prevenzione di movimenti migratori secondari.
Tuttavia, non tutti gli Stati Membri sono d’accordo: “nel negoziato sul Patto Ue sulla migrazione e l’asilo l’Italia chiede tempo. L’obiettivo è valutare il nuovo compromesso proposto dalla presidenza spagnola per andare incontro alle richieste della Germania relative alle tutele per i migranti e l’esclusione dei salvataggi delle Ong dalle situazioni di strumentalizzazione della migrazione che – stando alla normativa – attiverebbero l’emergenza flussi”, si legge su Open.
Secondo Amnesty International, le proposte del Patto Ue minano i diritti umani, specie per le procedure accelerate alla frontiera: “aumento della detenzione alle frontiere: le persone verrebbero tenute in aree di confine con assistenza ridotta fino a 5 mesi, in attesa del controllo di richieste di asilo e misure di rimpatrio”. A ciò si aggiunge il ricorso più frequente al concetto di Paese di origine “sicuro” per Paesi che sicuri non sono.
#28 settembre | Oggi i ministri degli Interni dell’Unione europea discutono il Patto su #migrazione e #asilo. Un passo in avanti per risolvere le crisi umanitarie? No. Tutto il contrario 🧵 pic.twitter.com/PGFD3hiCBi
— Amnesty Italia (@amnestyitalia) September 28, 2023
3. La sentenza del Tribunale di Catania smonta la detenzione dei richiedenti asilo
L’Italia ha aperto il suo primo centro per migranti per richiedenti asilo provenienti da paesi non considerati pericolosi nella città portuale siciliana di Pozzallo. “Il centro ospiterà le persone non qualificabili per protezione internazionale in quanto considerate provenienti da un “paese di origine sicuro”. Un paese di origine sicuro è un paese in cui le condizioni di persecuzione, tortura, trattamenti inumani o degradanti o violenza indiscriminata non sono “generalmente e costantemente” presenti”, riporta Info Migrants.
4. Scontro con la Germania: Meloni rilancia la bufala del pull-factor delle Ong
Alla notizia sul Governo tedesco che finanzierebbe le Ong e i loro soccorsi in mare, si legge sul Sole 24 Ore, la presidente Giorgia Meloni ha risposto con una lettera inviata al cancelliere tedesco Olaf Scholz sostenendo che le Ong rappresentano un fattore di attrazione per le migrazioni. Eppure, questa teoria è già stata smentita più volte.
“Dall’inizio del 2023 sono sbarcati sulle coste italiane oltre 133 mila migranti, quasi il doppio rispetto allo stesso periodo del 2022 e il triplo rispetto allo stesso periodo del 2021. In compenso la percentuale di migranti salvati dalle navi Ong nel Mar Mediterraneo è diminuita sia in valore assoluto sia in percentuale. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, nei primi sette mesi di quest’anno le Ong hanno salvato meno di 4mila migranti, circa il 4 per cento sul totale di quelli soccorsi in mare. Nei primi sette mesi del 2022 questi numeri erano stati pari rispettivamente a oltre 6 mila e al 15 per cento. In totale i migranti soccorsi tra gennaio e luglio 2023 sono stati quasi 65 mila, nello stesso periodo del 2022 erano stati circa un terzo”, riporta il giornalista Carlo Canepa su Pagella Politica.
5. Le testimonianze delle persone respinte dalla Tunisia
Continuano a emergere terribili testimonianze dalla Tunisia, partner scelto dall’Ue nel Memorandum che ha come obiettivo contrastare le partenze dal Paese nordafricano, ignorando le gravi violazioni dei diritti umani – uno dei motivi per cui le persone sono costrette ad andarsene.
“In una serie di interviste condotte con quasi 50 migranti a Sfax, Zarzis, Medenine e Tunisi, la maggioranza ha confermato di essere stata rimpatriata con la forza nel deserto – verso la Libia – tra la fine di giugno e la fine di luglio” riporta il giornalista Lorenzo Tondo sul Guardian. E ancora: “all’inizio di luglio, la polizia tunisina ci ha catturato a Sfax”, ha detto Salma, una donna nigeriana di 28 anni. Io e mio figlio di due anni siamo stati presi da alcuni poliziotti e respinti nel deserto al confine libico. Mio marito è stato catturato da altre guardie di frontiera e non so cosa gli sia successo. Da allora non ho più avuto sue notizie perché mentre ci respingevano ho perso il telefono”.
EU's complicity in abuse of migrants in 🇹🇳
‘I had to drink my own urine to survive’: Africans tell of being forced into the desert at Tunisia borderhttps://t.co/C1ewj1ApkG
— ECRE (@ecre) September 28, 2023
“In una serie di interviste condotte con quasi 50 migranti a Sfax, Zarzis, Medenine e Tunisi, la maggioranza ha confermato di essere stata rimpatriata con la forza nel deserto – verso la Libia – tra la fine di giugno e la fine di luglio” riporta il giornalista Lorenzo Tondo sul Guardian. E ancora: “all’inizio di luglio, la polizia tunisina ci ha catturato a Sfax”, ha detto Salma, una donna nigeriana di 28 anni. Io e mio figlio di due anni siamo stati presi da alcuni poliziotti e respinti nel deserto al confine libico. Mio marito è stato catturato da altre guardie di frontiera e non so cosa gli sia successo. Da allora non ho più avuto sue notizie perché mentre ci respingevano ho perso il telefono”.
6. Il brutale conflitto del Sudan potrebbe estendersi
Nel suo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, Al-Burhan, presidente del Consiglio sovrano di transizione del Sudan, ha affermato che il popolo sudanese sta affrontando una guerra devastante dal 15 aprile lanciata contro di lui dalle Rapid Support Forces, riporta la rassegna stampa delle Nazioni Unite.
“Questa guerra è ora una minaccia alla pace e alla sicurezza regionale e internazionale poiché quei ribelli hanno cercato il sostegno di mercenari e gruppi terroristici provenienti da diversi paesi e regioni del mondo”, ha detto Al-Burhan, aggiungendo: “Questa è come la scintilla di una guerra che si estende e brucerà l’intera regione”. E ancora: “hanno ucciso migliaia di persone e milioni di sfollati”. “Ciò che manca è una soluzione. Devono raggiungere la pace sociale tra loro e dobbiamo fermare questa tendenza ad avere così tanti gruppi armati, altrimenti la situazione potrebbe peggiorare”, afferma Yousuf Mahmoud, un attivista di Port Sudan, intervistato dal giornalista Mat Nashed su Al Jazeera.
Quanto sta accadendo nel Paese ha ricadute anche sulle migrazioni. Come riporta Avvenire, citando dati dell’OIM, gli sfollati interni sono oltre quattro milioni e oltre un milione e 130mila sono i profughi scappati nei paesi confinanti che, secondo l’Unhcr/Acnur, a fine 2023 rischiano di diventare quasi 1,8 milioni.
7. Le vie legali d’accesso contrastano il traffico di migranti
Un nuovo studio del Mixed Migration Centre (Mmc) sulle persone rifugiate ucraine dimostra che il modo migliore per fermare i “facilitatori” e trafficanti è creare vie legali di accesso.
“Tra gennaio e marzo 2023 il Mmc ha condotto 1.413 sondaggi tra gli sfollati dall’Ucraina a Berlino, Berna e Varsavia. Una delle domande poste era se gli intervistati dovessero pagare qualcuno – in contanti o con altri mezzi – per fornire il trasporto o i documenti per attraversare […] il confine durante il loro viaggio. Le risposte a questa domanda forniscono un quadro chiaro e inequivocabile delle dinamiche passate e attuali del traffico: nel contesto dello sfollamento ucraino verso l’Ue, il traffico di esseri umani difficilmente esiste, poiché semplicemente non ce n’è. Tra le 1.413 persone intervistate nelle tre città, solo 62 (4,4%) hanno riferito di aver utilizzato i trafficanti per attraversare la frontiera”. Al contrario: “osservando i dati raccolti dal Mmc sugli afghani in Grecia e in Italia tra il 2019 e il 2023, ad esempio, vediamo che su 1.115 afgani intervistati, tutti tranne 2 si erano avvalsi di uno o più trafficanti per entrare nell’Ue. Allo stesso modo, su 333 arrivi iracheni e siriani nell’Ue, intervistati durante lo stesso periodo, solo 15 (5%) non hanno utilizzato i trafficanti”.
Insomma, “la direttiva sulla protezione temporanea ha sconvolto su vasta scala il modello di business dei trafficanti”. Si tratta probabilmente della più grande operazione anti-contrabbando, e forse una delle più grandi operazioni di prevenzione della criminalità, mai condotta in Europa, avendo impedito la commissione di 6,5 milioni di reati legati al contrabbando [di persone migranti]”.
8. I nostri nuovi articoli su Open Migration
Nefta, la porta del deserto, è diventata anche una delle città dove si concentrano le persone migranti che hanno appena varcato il confine che separa l’Algeria dalla Tunisia. Qui si rifugiano nelle oasi in attesa di ripartire, per attraversare il paese da ovest a est e cercare di attraversare il Mediterraneo. Ce ne parla Ilaria Romano.
Gaetano, Amal e le loro famiglie sono fuggiti dalle loro case, lasciando dietro di sé i loro beni, i loro ricordi e le loro vite. È l’effetto di quanto sta accadendo in Sudan. Le loro storie sono a lieto fine. Tutti sono sopravvissuti. Ma quanto raccontano ci ricorda l’orrore della guerra e il dovere di non girarsi dall’altra parte. Ce ne parla Igiea Lanza di Scalea.
Foto via Twitter/Melting Pot Europa