1. Respingimenti alle porte d’Italia, è record
“Il numero di profughi nel mondo non è mai stato così alto, ma le persone che trovano protezione in Europa e in Italia sono sempre meno. In pochi riescono ad accedere a corridoi e canali umanitari, che l’Unione fatica ad aprire in maniera stabile. Mentre i più sono costretti a rivolgersi alle organizzazioni criminali che stabiliscono prezzi, condizioni e rotte dei viaggi verso il Vecchio continente. Viaggi che, però, nella maggior parte dei casi finiscono di fronte a una porta chiusa”. Su lavialibera Rosita Rijtano affronta il tema dei respingimenti davanti la nostra porta: nel 2020 sono state novemila le persone riportate nei centri di detenzione in Libia e oltre 1300 quelle respinte al confine italo-sloveno
Intanto in Croazia:
#Croazia – video di soldati ai confini che si accaniscono su #migranti inermi: ginocchia spaccate, frustate sulla schiena; tirano sassi mirando la testa dei profughi. Stavolta Zagabria non può dire che non ci sono prove
L' #UE farà finalmente qualcosa?https://t.co/GaObeWGP4K
— Baobab Experience (@BaobabExp) December 14, 2020
2. Frontex: chi controlla il controllore?
L’operato dell’Agenzia europea Frontex è in questi giorni sotto indagine per aver partecipato – in modo diretto e non – a una serie di respingimenti illegali di migranti nelle acque dell’Egeo, dalla Grecia verso la Turchia.
Il direttore Fabrice Leggeri, di cui da più parti si chiedono le dimissioni, davanti alla Commissione Libertà Civili del Parlamento Europeo ha respinto le accuse: “È stato una specie di gioco di prestigio: il Direttore ci ha parlato del contesto senza chiarire assolutamente nulla dei fatti” dichiara Sira Rego, eurodeputata della sinistra spagnola, a Vincenzo Genovese che la intervistava per Linkiesta.
Chi controlla il controllore?#Frontex e i #pushbacks nelle acque dell'Egeo.
Per @open_migration racconto cosa succede ai confini #EU tra #Grecia e #Turchia. Dove i diritti vengono calpestati e i #migranti abbandonati in mare. https://t.co/cUuwXe0aan— Anna Dotti (@AnnaDotti) December 15, 2020
Leggeri ha chiamato in causa le autorità greche che a loro volta hanno scaricato la colpa su quelle turche. Un cinico gioco delle parti in cui l’unico punto fermo restano i migranti abbandonati in mare, ne ha scritto per noi Anna Dotti.
3. Il Patto europeo su migrazione e asilo è un sistema che andrebbe rivisto
“I centri di grandi dimensioni come quello di Moria, aperti in Grecia e in Italia per realizzare il cosiddetto Approccio Hotspot, hanno effetti devastanti sulla salute mentale di rifugiati e richiedenti asilo. Il Nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo, presentato il 23 settembre scorso dalla Commissione Europea e che dovrà essere discusso e approvato dai Governi dei 27 Paesi europei in sede di Consiglio, non sembra affatto “un nuovo inizio”, come lo ha definito la Commissione Europea nel presentarlo, ma rischia di alimentare il modello dei grandi centri di accoglienza soprattutto nei Paesi chiamati a controllare le frontiere esterne dell’Unione Europea”. È quanto denunciano diciotto Associazioni in un documento di analisi promosso da Asgi, Intersos, Mdm, Medu, MSF, Sanità di frontiera e Simm e rivolto alle istituzioni e ai governi europei in occasione del Consiglio Europeo del 14 dicembre che avrebbe visto i ministri degli Interni Eu.
"Il nuovo Patto Ue su migrazione e asilo rischia di creare nuovi megacentri hotspot come Moria con devastanti effetti sulla salute psico-fisica dei migranti". 18 associazioni lanciano un appello in vista del Prossimo Consiglio Ue dei Ministri dell'Internohttps://t.co/Zt1BicWtp5
— Medici per i Diritti Umani (MEDU) (@MEDUonlus) December 11, 2020
Non una voce isolata, anche le realtà del Tavolo Asilo definiscono il Patto “inaccettabile, sia per le misure che riguardano la dimensione esterna delle politiche migratorie della UE, che per quelle di politica interna”.
Come spiega bene il Foglio, alla riunione dei Ministri è stato però stallo sul Patto.
4. Verso una “cassetta degli attrezzi” per i lavoratori migranti nell’UE
Non solo chiusure. Almeno nelle intenzioni, con il Patto europeo per la migrazione e l’asilo, la Commissione europea si è impegnata a presentare proposte che possano migliorare le vie di migrazione legale nel 2021, far combaciare maggiormente la domanda e l’offerta di lavoro, e consentire un accessopiù rapido ai visti e ai permessi di lavoro aumentando la mobilità dei lavoratori stranieri all’interno dell’UE.
https://twitter.com/osfEUpolicy/status/1338827373651824640
“Towards an EU Toolbox for Migrant Workers”, rapporto realizzato dall’Open Society European Policy Institute, analizza le azioni intraprese da tre Stati membri dell’UE: Germania, Italia e Spagna. I tre paesi hanno creato o ampliato percorsi di migrazione della manodopera – ne avevamo parlato qui per il caso italiano – regolarizzato parte della popolazione senza documenti e aumentato le protezioni per alcune categorie di migranti.
Proprio da queste misure parte il rapporto, esaminando l’efficacia dei diversi approcci e tentando di fornire le eventuali lezioni da trarre a livello europeo.
5. Tra il dire e il mare c’è la solidarietà, benvenuta ResQ
“100mila euro dall’Unione Buddhista Italiana e oltre 1.200 donazioni grazie alla diretta Facebook, una maratona di nove ore organizzata da ResQ- People Saving People per raccogliere fondi per rendere operativa una nuova nave umanitaria”.
Come scrive Vita, grazie all’evento sono sopraggiunte 1221 donazioni e raccolti 66.700 euro.
“È stato un successo clamoroso e oltre ogni aspettativa – ha dichiarato Luciano Scalettari Presidente di ResQ-People Saving People – Speriamo di arrivare quanto prima a mettere in mare la nave”.
6. Quel che resta di Moria
Nella notte dell’8 settembre, il campo profughi di Moria sull’isola greca di Lesbo è andato in fiamme. Quasi 11.000 persone hanno dovuto fuggire. Molti se ne sono andati in preda al panico, afferrando i loro figli e lasciando lì i loro pochi beni. I fotografi Vincent Haiges e Julian Busch hanno raccolto tra i rottami. Ora gli scatti di quel che hanno trovato ci raccontano cosa resta del più grande centro per migranti d’Europa.
7. Coloriage e le altre storie di Amarsi un po’
A Roma, a partire dal lockdown, la sartoria sociale Coloriage ha prodotto e distribuito mascherine a basso impatto ambientale, dietro offerta libera o gratuitamente alle persone meno abbienti. Una solidarietà a doppio binario, che da una parte crea lavoro per artigiani precari, anche rifugiati e migranti, e dall’altra fornisce accesso ad una protezione importante alle persone che si trovano in difficoltà economica spesso famiglie italiane.
La sartoria #Coloriage è riuscita a produrre mascherine riutilizzabili e a distribuirle a chi ne aveva più bisogno. Un aiuto per la collettività che coniuga integrazione e professionalità per giovani artigiani italiani e stranieri. Conosci già la loro storia? #amarsiunpo pic.twitter.com/qBV09SYW65
— Amarsi un po' (@AmarsiUnPoco) December 14, 2020
Iniziative come questa sono al centro della campagna Amarsi un po’ che vuole raccontare i nomi, i volti e le storie delle persone che durante la pandemia hanno messo il proprio lavoro al servizio del bene comune.
In copertina foto via migrants-refugees.va