1. Ancora stallo sulle vite di 64 persone
Ancora una volta una nave impegnata in operazioni di soccorso è lasciata in mare dopo aver salvato vite umane, con Italia e Malta che hanno rifiutato di consentire le operazioni di sbarco. Le 64 persone soccorse dalla nave Alan Kurdi della organizzazione Sea watch restano così in mare insieme ai 17 membri dell’equipaggio, in attesa di un porto sicuro e mentre le condizioni del mare peggiorano.
“Non abbiamo ancora idea di dove poter sbarcare“, ha detto Carlotta Weibl portavoce dell’organizzazione all’Associated Press, “Malta dice che non possiamo entrare nelle loro acque ed è improbabile che otterremo il permesso dall’Italia“.
Ora la nave si trova a 30 chilometri da Malta. Domenica l’Ong si è appellata alla UE e ai governi europei per consentire l’attracco in un porto sicuro. A seguito dell’appello il Viminale aveva dato via libera allo sbarco dalla nave di due bambini di 1 e 6 anni, delle rispettive madri e di una donna incinta. Ma le donne si sono rifiutate di scendere perché non volevano separarsi dal resto delle proprie famiglie.
Proprio il ministro degli Interni Salvini è stato il primo a diffondere la notizia con un tweet: “Donne e bambini si rifiutano di scendere dalla nave. Non ci resta che augurare buon viaggio verso Berlino“.
2. Tra i migranti in trappola in Libia e costretti ad arruolarsi
Il Generale Haftar continua la sua avanzata verso Tripoli, trascinando nuovamente la Libia nell’inferno dei combattimenti.
Come riporta per Aljazeera Sally Hayden, mentre gli scontri tra forze rivali imperversano alla periferia di Tripoli, migliaia di rifugiati e migranti rinchiusi nei centri di detenzione di Tripoli dicono di essere terrorizzati da ciò che potrebbe accadere loro.
Secondo quanto riportato da Dossier Libia il centro di detenzione di Qaser Ben Gashir, è stato trasformato in una caserma di arruolamento. “Ci viene riferito – ha affermato l’inviato dell’agenzia Onu per i rifugiati, Vincent Cochetel – che ad alcuni migranti sono state fornite divise militari e gli è stati promessa la libertà in cambio dell’arruolamento”.
3. In Grecia migliaia di migranti tentano di attraversare la frontiera
Migliaia di migranti si sono radunati a Diavata, località a nord di Salonicco, nella speranza di attraversare il confine e di continuare il viaggio che attraverso i Balcani li condurrà in Europa.
Altre centinaia si sono raccolti invece nella stazione di Atene, bloccando i treni e la circolazione, al grido di “Germania,Germania” e “Aprite le frontiere”. La polizia è intervenuta con gas lacrimogeni e granate stordenti nel tentativo di disperdere la folla.
Per entrambi i gruppi il sogno è quello di abbandonare la Grecia dove molti di loro, a seguito degli accordi tra Ue e Turchia che proprio in questi giorni compiono tre anni, sono bloccati da anni in condizioni pessime.
Alla base delle proteste e dei tentativi dei migranti ci sarebbero false voci circolate sui social network relative all’apertura dei valichi di frontiera da parte delle autorità greche.Voci che il ministro per le migrazioni Dimitris Vitsas si è affrettato a smentire.
Secondo quanto riportato da InfoMigrants, anche al confine turco simili voci su presunte aperture ai valichi hanno fatto radunare migliaia di migranti: le autorità turche avrebbero arrestato circa 1.200 persone dirette in Grecia.
4. Frontex: vicini all’accordo sul rafforzamento dell’Agenzia
Frontex, l’agenzia Ue che si occupa della gestione delle frontiere esterne europee, sarà potenziata. A confermarlo, per conto del Consiglio, gli ambasciatori degli Stati membri, secondo cui si sarebbe raggiunto un accordo informale tra i rappresentanti del Parlamento Europeo e dello stesso Consiglio UE sul nuovo regolamento dell’Agenzia. I due organi dovranno ora adottare formalmente le nuove regole.
Il cuore dell’accordo è un aumento degli effettivi in forza all’agenzia, 10 mila unità entro il 2027, ma prevede anche un rafforzamento del mandato: il personale Frontex potrà effettuare controlli di identità e autorizzazione all’ingresso dalle frontiere oltre che sorvegliare i confini, mentre all’Agenzia verranno affidati maggiori poteri in materia di rimpatri e di cooperazione anche con paesi terzi.
Secondo il commissario europeo per gli affari interni, Dimitris Avramopoulos: “d’ora in poi, Frontex avrà la piena capacità operativa e i poteri necessari per sostenere in modo efficace e completo gli Stati membri sul campo, in ogni momento”.
L’Italia invece ha votato contro la proposta: il rafforzamento di Frontex non rispecchierebbe l’approccio chiesto da Roma e sottrarrebbe risorse nazionali e dal bilancio comunitario.
Il previsto potenziamento di Frontex è solo l’ultimo passo di un cammino iniziato all’indomani della “crisi dei rifugiati” e che ha visto i compiti delle agenzie dell’Unione Europea che si occupano di migrazione, asilo e gestione delle frontiere aumentare significativamente di importanza. Proprio la scorsa settimana David Fernández Rojo ci spiegava come sono cambiati i ruoli di Frontex, Easo e Europol dal 2015 ad oggi.
5. In Trentino si torna alla logica dei grandi centri
“La nuova giunta provinciale ha preso alla lettera tutti i provvedimenti che sono arrivati da Roma. Ha eseguito pedissequamente gli ordini del ministro Salvini, bypassando l’autonomia territoriale. I piccoli centri di accoglienza e gli appartamenti che garantivano una accoglienza diffusa e di buona qualità, verranno dismessi. I migranti saranno progressivamente trasferiti a Trento, alla Residenza Fersina, che è il centro più grande di tutta la Provincia. Qui attualmente ci sono circa 150 migranti ma il numero è destinato ad aumentare entro brevi termini. In poche parole, siamo tornati alla logica dei grandi centri di raccolta in cui è prevista solo la custodia delle persone, senza nessun percorso di inclusione o servizio di sostegno”.
È la dichiarazione di Stefano Bleggi, del Progetto Melting Pot Europa, raccolta da Riccardo Bottazzo di LasciateCIEntrare. Con Valentina Leone eravamo tornati in Trentino pochi mesi dopo le elezioni e vi avevamo raccontato le promesse dei vincitori di “smantellare” il sistema di accoglienza locale.
6. Quando a emigrare eravamo noi: in Costa Rica lungo la ferrovia costruita dagli italiani
Se ancora oggi in Costa Rica i membri della comunità italiana sono conosciuti come Tútiles, il motivo è da cercare nella costruzione del Ferrocarril al Átlantico e dal grido ‘tutti lì!’ con cui gli operai – in maggioranza italiani – si radunavano per protestare contro le dure condizioni di vita che erano costretti a subire: il primo sciopero di massa documentato del Costa Rica fu organizzato proprio da quei migranti italiani quasi tutti originari del mantovano.
In un periodo in cui parlare di immigrazione equivale spesso a circoscrivere il fenomeno all’emergenza sbarchi e a una questione di pubblica sicurezza, Rossella Rocchino e Lorenzo Pirovano rispolverano la storia di migliaia di italiani che alla fine dell’800 lasciarono le proprie terre per cercare fortuna dall’altra parte dell’Oceano. Il viaggio lungo le rotaie, ora sommerse della ferrovia, ci ricorda il sacrificio di centinaia di nostri connazionali e di come anche noi una volta fossimo costretti a partire.
7. In Australia spesi milioni di dollari per riaprire un centro per migranti su Christmas Island
Spendere 185 milioni di dollari per riaprire un centro di detenzione per migranti per poi chiuderlo di nuovo nel giro di poche settimane. È quanto ha fatto il governo australiano del premier Scott Morrison su Christmas Island. Una scelta difesa dall’esecutivo come un deterrente contro le immigrazioni.
L’Australia è da mesi al centro del dibattito pubblico per le tremende condizioni cui sono sottoposti i migranti trattenuti nei centri per migranti ospitati a Nauru o in Papua Nuova Guinea.
Secondo l’opposizione la scelta del primo ministro sarebbe stata un’enorme passerella elettorale.
8. Riace la Corte di Cassazione riabilita Domenico Lucano
La Corte di Cassazione smonta le accuse contro Mimmo Lucano: a Riace non ci sono state truffe, furti o matrimoni di comodo. È quanto si può leggere nelle motivazioni della sentenza che la Cassazione ha depositato lo scorso 26 febbraio dopo che il sindaco Lucano aveva fatto ricorso per chiedere la sospensione delle misure cautelari. Le accuse “smontate”, come quella di frode relativa all’assegnazione del bando per la gestione della raccolta differenziata, sono direttamente collegate al modello di accoglienza e integrazione portato avanti a Riace, oltre ad essere quelle più pesanti nei confronti di Lucano.
Non significa assoluzione ma, come ricorda Saviano sull’Espresso, ora che il divieto di dimora è stato annullato, torna un po’ di luce su Riace.
9. Premiati dal parlamento ma ancora senza documenti
Nel 2016, ancora minorenni, Nisar, Naqeeb, Tariq, Wasim e Mohamad hanno attraversato l’Europa da soli per raggiungere il Regno Unito. La loro storia è simile a quella di molti altri: mesi a languire nel campo di Calais, poi le interminabili procedure per ottenere l’asilo in terra britannica. Ritardi e lungaggini burocratiche che i cinque non hanno esitato a denunciare contattando parlamentari e attraverso campagne pubbliche. È grazie al loro impegno se l’ispettore capo delle frontiere e dell’immigrazione, David Bolt, ha deciso di avviare un’inchiesta sul modo in cui il Ministero degli Interni tratta i minori non accompagnati. Sempre per il loro impegno saranno premiati in Parlamento e riceveranno il “Community Campaigner Award”.
Nonostante abbia ricevuto un premio dal parlamento, però, la richiesta d’asilo di Naqeeb è stata rigettata: combatterò per un sistema più giusto finché sarò nel Regno Unito ha dichiarato al Guardian.
10. Refugee Deeply cessa le sue pubblicazioni
Dopo anni di approfondimenti sulla crisi dei rifugiati Refugge Deeply ha annunciato che cesserà, almeno per il momento, le proprie pubblicazioni. Resta l’incredibile lavoro giornalistico fatto in questi anni e il merito di aver creato una grande piattaforma per inchieste e dibattiti con cui Open Migration ha avuto il piacere di poter collaborare.
Immagine di copertina: un rifugiato afferra la recinzione dell’hotspot di Moria a Lesbo, settembre 2017 (foto: Marianna Karakoulaki)