A seguito dell’attacco e dell’invasione militare di Vladimir Putin in Ucraina, centinaia di migliaia di cittadini ucraini si sono recati alle frontiere dei Paesi limitrofi per sfuggire ai bombardamenti. E benché, secondo le convenzioni internazionali, chiunque fugga da un pericolo – a prescindere dall’etnia o dalla religione – abbia il diritto di poter oltrepassare i confini e chiedere asilo, dalle numerose testimonianze provenienti da cittadini non europei e non bianchi che risiedono in Ucraina, è emersa la disparità di trattamento tra rifugiati di serie A e rifugiati di serie B.
Diversi attivisti e studenti africani hanno cercato di far emergere la loro difficile situazione attraverso l’hashtag di Twitter #AfricansInUkraine, oltre a creare alcune chat di gruppo su WhatsApp e Telegram per prestare assistenza. Una delle persone che più si è prodigata per offrire assistenza ai cittadini afro-caraibici residenti in Ucraina è Korrine Sky, studentessa di medicina di origine zimbabweana che dopo molte peripezie, documentate sia su Twitter che su Instagram, è riuscita ad arrivare sana e salva in Romania. “Prima degli attacchi, l’atmosfera era normale”, spiega Sky in un’intervista per Okay Africa, “[…]mi sono resa conto che c’erano molte persone [che non sono arrivate dalle loro ambasciate]. Quindi ho iniziato a raccogliere risorse [realizzando delle pagine per raccolta fondi per studenti africani ], creando una chat di gruppo in modo che le persone qui potessero rimanere in contatto tra loro. Ci sono anche molte fake news in circolazione, quindi avevamo bisogno di informazioni aggiornate da persone che si trovano effettivamente in Ucraina”.
Infatti, molti cittadini africani si sono sentiti abbandonati dalle rispettive ambasciate che si sarebbero mosse in ritardo rispetto alle richieste di chiarimenti e di piani di evacuazione urgenti. Ma questo è solo uno degli aspetti che ha reso la fuga delle persone africane dall’Ucraina doppiamente difficile. Ci sono diverse video-testimonianze in cui viene ripreso l’atteggiamento violento e discriminatorio delle autorità ucraine nei vari valichi di frontiera. In uno di questi, come riporta Lighthouse Reports, che sta raccogliendo le fila dei tweet e delle denunce di cittadini e cittadine africane, a una donna nera viene impedito di salire sul treno.
1/ "They're not letting the black girl go." This video captures a disturbing scene at a railway station in Ukraine as a young woman is prevented from boarding an evacuation train. @LHReports investigates this case & others pic.twitter.com/RG6xj48BL3
— Lighthouse Reports (@LHreports) February 28, 2022
La maggior parte degli abusi di questo tipo è stata riscontrata alla frontiera Ucraino-Polacca dove, secondo i testimoni, da parte delle autorità ucraine, sarebbe stata fatta una selezione tra i cittadini ucraini e quelli non ucraini. Diversi testimoni hanno raccontato che a diverse famiglie africane e a donne africane con bambini è stato impedito di continuare oltre.
#AfricansinUkraine the community of Africans in Ukraine stranded at the boarder much of them women and children. — This is happening now
The lady in the video is holding a 2 month old and it’s 3°c outside we are in search of aid and hostels pic.twitter.com/Ae2Iwn4zpg
— Damilare / ViF (@Damilare_arah) February 26, 2022
In un’intervista alla BBC, Ruqqaya, una studentessa di medicina nigeriana, ha affermato di aver camminato per undici ore durante la notte prima di arrivare a Medyka, cittadina polacca. “Quando sono arrivata qui c’erano persone nere che dormivano per strada” spiega Ruqqaya, dicendo inoltre che le guardie armate le hanno detto di aspettare perché prima dovevano essere fatti passare gli ucraini, mentre solo una manciata di cittadini africani veniva selezionata dalla coda. Dopo aver aspettato molte ore, le è stato finalmente permesso di attraversare la frontiera e si è diretta a Varsavia per tornare in Nigeria. Sempre la BBC ha intervistato un’altra studentessa, Asya, proveniente dalla Somalia che ha detto di aver avuto un’esperienza simile: quando finalmente ha raggiunto la Polonia, ha detto che le era stato riferito che “l’alloggio in hotel era solo per gli ucraini”. Ora, contrariamente a quanto le era stato detto, si trova a Varsavia al sicuro.
Il numero di testimonianze su simili trattamenti discriminatori continua a crescere: “ci hanno fermato al confine e ci hanno detto che i neri non erano ammessi. Ma abbiamo potuto vedere i bianchi che lo attraversano”, ha detto Moustapha Bagui Sylla, studente della Guinea, intervistato da France 24. Sylla ha riferito di essere fuggito dalla sua residenza universitaria a Kharkiv, la seconda città più grande dell’Ucraina, non appena sono iniziati i bombardamenti. E ancora: Gifty Naana Mensah, studentessa proveniente dal Ghana, studia medicina in un’università di Ternopil, nell’Ucraina occidentale, da cinque anni. Il Globe and Mail, che ha raccolto molte testimonianze simili, riporta la sua storia sottolineando che una volta arrivata al confine ucraino-polacco ha scoperto che i cittadini africani erano costretti ad aspettare mentre i cittadini ucraini attraversavano per primi. Mensah ha passato quasi due giorni in fila, con poca acqua e niente da mangiare.
“On n’est pas autorisé, toute personne noire, à entrer par la barrière. Seuls les Ukrainiens sont autorisés”. Les expatriés africains en Ukraine qui tentent de fuir la guerre dénoncent le traitement qui leur est réservé. #AfricansinUkraine pic.twitter.com/B5WVwQmFnG
— AJ+ français (@ajplusfrancais) February 27, 2022
La “segregazione” della fila per poter passare è stata riportata anche da altre testate giornalistiche e dall’Equinox: Initiative for Racial Justice – un’ong che si occupa di anti-discriminazioni a livello europeo – che ha riportato una carrellata di abusi: dal fatto che persone dell’Asia del Sud e del continente africano venivano messe automaticamente in fondo alla fila, al fatto che il presidente bulgaro ha fatto una netta distinzione tra rifugiati ucraini definiti come “europei, intelligenti e qualificati” e i rifugiati di altri Paesi, definiti come “terroristi”.
A seguito di tutte queste denunce, sono arrivate anche i primi comunicati a livello diplomatico: il governo nigeriano, ha espresso solidarietà all’Ucraina, ma ha anche riaffermato l’importanza di trattare tutte le persone rifugiate in egual misura e denunciato i maltrattamenti; l’Unione Africana ha denunciato il maltrattamento nei confronti delle persone africane alle frontiere e ha ribadito che chiunque fugga da una situazione di pericolo ha diritto ad attraversare le frontiere. Infine, anche le Nazioni Unite (in particolare l’Alto Commissariato per i Rifugiati) hanno ammesso di essere consapevoli dei maltrattamenti alle frontiere nei confronti dei rifugiati non ucraini.
Molte organizzazioni non governative, tra cui la Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili (CILD), stanno sottoscrivendo appelli per far sì che i diritti di chiunque sia in fuga dall’Ucraina siano tutelati. Al tavolo delle trattative dell’Unione Europea c’è la possibilità di dare avvio a quanto previsto dalla Direttiva 55/2001, ossia la Temporary Protection Directive che garantirebbe una protezione temporanea e immediata a tutte le persone ucraine rifugiate.
Oltre ad auspicarci che questo meccanismo venga attivato, ricordiamo che gli Stati membri e le istituzioni dell’Unione Europea devono comunque assicurarsi che ai cittadini non ucraini che fuggono da simile contesto siano concessi la stessa protezione e gli stessi diritti, che tutti i non ucraini che lasciano l’Ucraina abbiano accesso al territorio dell’Ue e che i loro diritti e la loro dignità vengano rispettati.
Foto copertina via Twitter/AJ+.