Vaccini, investimenti, transizione verde, digitalizzazione. Nella “rinnovata partnership” che l’Unione Europea e l’Unione Africana hanno siglato venerdì scorso, tutti questi temi hanno trovato uno spazio ben maggiore delle migrazioni. La questione che negli ultimi anni ha definito i rapporti tra i due continenti non è stata tra le più dibattute pubblicamente nel vertice tenutosi a Bruxelles.
Durante la due giorni, migrazione e mobilità sono state affrontate nel corso di una tavola rotonda in cui si parlava anche di cultura, educazione e formazione. A coordinarla, i rappresentanti di Austria, Portogallo e Benin. In conferenza stampa, a fine summit, l’unico a parlarne è stato il presidente francese Emmanuel Macron e nella dichiarazione congiunta il tema è scivolato al sesto di otto punti.
“Mireremo a prevenire la migrazione irregolare, a rafforzare la cooperazione contro il traffico e la tratta di esseri umani, a sostenere una gestione rafforzata delle frontiere”, si legge nel documento, che parla anche di “affrontare le cause profonde della migrazione irregolare” e di sviluppare ulteriormente “le opportunità di migrazione legale”.
Partner di elezione
Il vertice tra UE e UA, voluto fortemente da Bruxelles, avrebbe dovuto tenersi nel 2020, dopo che la neoeletta presidente della Commissione Ursula von der Leyen aveva fatto il suo primo viaggio ad Addis Abeba, proprio per sottolineare l’importanza delle relazioni col continente africano. Poi, è arrivata la pandemia, e il summit è stato posticipato più volte, arrivando a oltre quattro anni dall’ultimo, tenutosi nel 2017 ad Abidjan, in Costa d’Avorio.
“Dobbiamo guardare l’Africa con un occhio positivo, non solo attraverso la lente dei problemi di migrazione”, ha detto alla vigilia dell’incontro l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri Josep Borrell, sintetizzandone gli obiettivi. “L’Unione Europea vuole essere il partner d’elezione dell’Africa”, ha concluso von der Leyen nella conferenza stampa finale, ricordando implicitamente come la sua Commissione stia cercando di contrastare l’influenza sul continente di altri attori, come Cina e Russia. Il punto è quanto il contrasto all’immigrazione irregolare freni questo tentativo.
L’elefante nella stanza
Secondo Matina Stevis-Gridneff, capo dell’ufficio di Bruxelles del New York Times, le migrazioni, insieme ai vaccini, sono state uno “degli elefanti nella stanza” di questo vertice. Per la giornalista, che ha lavorato per anni in Africa orientale, “la migrazione è diventata, se non l’argomento, il sotto testo di quasi tutte le interazioni UE-UA”. Eppure, di vaccini si è discusso molto a Bruxelles. Di migrazioni, questa volta, no.
“Il tema viene silenziato ma l’approccio non cambia”, commenta Francesco Petrelli, responsabile relazioni istituzionali di Oxfam Italia. “La linea decisa al vertice di La Valletta – prosegue – è stata nuovamente confermata”. Il summit della Valletta si è tenuto nel 2015, nel pieno della cosiddetta crisi dei rifugiati, e ha dato un ulteriore e importante impulso ai processi di esternalizzazione e condizionalità.
In pratica, l’Ue cerca di chiudere ermeticamente i suoi confini, sposta le sue frontiere nei paesi terzi e garantisce aiuti, accordi commerciali e visti solo a quegli stati che collaborano in materia di controllo delle frontiere e rimpatrio dei migranti. “Al vertice, il tema migratorio è stato il più assente e il più presente al tempo stesso”, commenta Badara Ndiaye, direttore dell’ong senegalese Dedam – Diaspora Développement Education Migration. “Andiamo verso una condizionalità ancora più forte”, aggiunge.
Frontex in Senegal
Il punto di vista di Ndiaye è particolarmente interessante perché, pochi giorni prima del vertice UE – UA, il Senegal, ha ricevuto la visita della presidente von der Leyen e di diversi commissari Ue, tra cui la svedese Ylva Johansson, che si occupa di immigrazione. Johansson ha proposto a Dakar di diventare il primo governo africano ad ospitare una missione operativa di Frontex, ottenendo un iniziale riscontro positivo. I passi formali da compiere per vedere le divise dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera in Africa sono ancora diversi, ma la Commissione vorrebbe replicare quanto fatto nei Balcani Occidentali, dove nel 2019 l’Albania, seguita da Montenegro e Serbia, è diventata il primo stato non Ue ad ospitare Frontex.
On February 8, the EU's @YlvaJohansson told Irish lawmakers "we should not be afraid of migrants" and that they were "people like you and me…that should be treated with dignity." On February 11, in Dakar, she proposed sending "armed troops" to Senegal to help prevent migration. pic.twitter.com/welEoELT7u
— Joe Galvin (@Joey_Galvin) February 14, 2022
“La società civile sta esprimendo un forte disaccordo con questa proposta pericolosa e inutile”, commenta Ndiaye. L’UE sostiene di voler ridurre le partenze verso le isole spagnole delle Canarie e le numerose vittime di questa pericolosa tratta. Secondo Ndiaye, “il rischio invece è che i trafficanti cerchino nuove vie e i morti aumentino”. “Senza contare che ci potrebbero essere ripercussioni negative sull’importante settore della pesca”, aggiunge.
In cambio dell’ok alla missione, il Senegal potrebbe ottenere aiuti economici per la ripresa post Covid e visti regolari. Ma, come ha scritto l’attivista e ricercatore Matthias Monroy, le trattative potrebbero riguardare anche i rimpatri di cittadini senegalesi e di altre nazionalità. Condizionalità, appunto. Uno spreco, per Ndiaye. “I fondi della missione di Frontex potrebbero essere usati per fare del vero sviluppo. E per favorire la circolarità della migrazione”, conclude.
In Copertina: Da sinistra verso destra: Ursula von der Leyen (presidente della commissione europea), Macky Sall (presidente del senegal e dell’unione africana), Charles Michel (presidente del consiglio europeo), Emmanuel Macron (presidente della francia), Moussa Faki Mahamat (presidente della commissione dell’unione africana). Foto via Consiglio dell’Unione Europea.