Caro Ministro Nordio e cari Ministri componenti del Governo Meloni, era il 1748 quando Charles-Louis de Secondat, barone di La Brède e di Montesquieu, forse a voi noto semplicemente come Montesquieu, in un’opera che resterà fondativa della modernità democratica, spiegava come il potere giudiziario dovesse essere separato da tutti gli altri poteri, allo scopo di garantire la libertà politica dei cittadini.
Le parole di Nordio contro i giudici di Roma, rei di avere applicato le norme e le sentenze di provenienza Ue e in nome delle stesse di non avere convalidato i trattenimenti di immigrati forzatamente deportati in Albania, devono essere lette insieme alla manifestazione di piazza di ministri e parlamentari leghisti a Palermo per protestare contro il processo a Salvini, accusato di vari reati durante la sua attività di ministro degli Interni. Quando il potere alza la voce contro quei giudici che si stanno occupando di loro o delle loro scelte vuole semplicemente e consapevolmente rompere quell’equilibrio tra poteri sul quale si fonda il patto costituzionale democratico. Non può non esserci consapevolezza in quelle parole e in quei comportamenti.
Montesquieu, anche senza sapere che fosse un barone, si studia al liceo ed è parte della nostra comune storia filosofica, giuridica, democratica.
“Se la magistratura esonda bisogna intervenire” ha minacciato il Ministro della Giustizia, così preannunciando un cambio della legge che inchiodi i magistrati a un ruolo notarile. Caro Ministro, l’unica possibilità che resta al Potere per azzittire i giudici è rompere quel patto democratico fondato sulla rigida separazione dei poteri. Le sentenze si possono legittimamente criticare ma, soprattutto se si è insigni giuristi, indicando quale sarebbe stata la soluzione interpretativa corretta. Nel momento in cui lei preannuncia un cambiamento della legge ammette che quella dei giudici era l’unica via possibile, nel nome del diritto interno e internazionale. Ma anche nel nome di quei diritti umani che sono ridotti oramai a carta straccia nei mari, nei Cpr e nelle carceri.
La piccola Pontida palermitana è anch’essa del tutto fuori scala, fuori luogo. Mira ad alzare i toni, a rendere duro l’esercizio equo della giurisdizione per chi sa che, se dovesse mai decidere di condannare Matteo Salvini per sequestro di persona, nella migliore delle ipotesi dovrà vivere sotto scorta, come quel Pm che ne ha richiesto la condanna. Lo Stato di diritto è a rischio.
A questi due tasselli si aggiunge il terzo, consistente nella prossima approvazione del disegno di legge sulla sicurezza che criminalizza ogni forma di dissenso o di protesta pacifica, per strada, nelle carceri o nei Cpr. Attenzione, Orban è già qua e ha preso le forme che tutti possono facilmente riconoscere, compresi quelli che si autodefiniscono impropriamente liberali.