1. Cosa sta succedendo in Grecia?
Voci su un migrante ucciso vicino al confine, abitanti delle isole che accolgono un gommone con insulti e violenza, migliaia di uomini, donne e bambini ammassati al confine mentre le autorità dispongono le forze antisommossa. Su tutto l’ombra del presidente turco Erdogan disposto ad utilizzare anche i flussi migratori nella sua personale partita nello scacchiere mediorientale. Marianna Karakoulaki ci racconta come in Grecia, gli avvenimenti delle ultime ore, mostrino l’ennesimo fallimento delle politiche migratorie europee. (Qui la versione in inglese).
2. Come si è arrivati a questo punto?
Nel 2016 l’UE firmava un accordo con la Turchia per la gestione dei flussi migratori, una politica di scambio mediante la quale alla Turchia veniva chiesto di rallentare il flusso di migranti destinando, in cambio, ingenti aiuti economici per la gestione dei rifugiati presenti in territorio turco. Il successo statistico dell’accordo Ue-Turchia nel diminuire l’afflusso di migranti verso la Grecia ha mostrato però da subito la sua fragilità: condizioni disperate per le persone bloccate nei campi sulle isole dell’Egeo; quella che è stata descritta come una “emergenza di salute mentale”; e l’apertura o riapertura di rotte ancora più pericolose.
3. Il Contesto geopolitico
La Turchia si ritrova così a ricoprire un ruolo fondamentale nella gestione dei flussi migratori diretti in Europa. L’accordo viene infatti raggiunto mentre impazzava la guerra in Siria e mentre l’Europa aveva conosciuto un picco di richieste d’asilo di persone in fuga dalla guerra. La Turchia è però allo stesso tempo attore di primo piano nel conflitto siriano, da qui la scintilla che ha fatto da innesco all’ultima crisi e la decisione del premier turco di aprire le frontiere ai migranti a seguito di un attentato in Siria contro le truppe turche.
4. Cosa punta ad ottenere Erdogan?
Lunedì scorso Erdogan è volato a Bruxelles per incontrare i leader europei.
Tanti i fascicoli sul tavolo oltre la questione migratoria: le recenti avventure di Erdogan nel Mediterraneo, prima in Libia e poi con le trivellazioni al largo di Cipro; la liberazione dei visti, l’unione doganale.
Il premier turco spingerà soprattutto per rinegoziare l’accordo sui migranti siglato quattro anni fa: “Ankara non vuole più solo un’accelerazione nel trasferimento dei sei miliardi di euro di aiuti per l’accoglienza dei 3,6 milioni di rifugiati siriani in Turchia, ma risorse aggiuntive e soprattutto il sostegno europeo al suo piano per creare una zona cuscinetto nel nord della Siria in cui riportare almeno un parte dei profughi”.
Obiettivi che come spiega Fabio Carminati su Avvenire, la Turchia ha già in parte ottenuto.
5. La crisi dei rifugiati nel contesto delle relazioni greco-turche
Gli eventi che si stanno verificando al confine tra Turchia e Grecia vanno poi lette anche alla luce delle mai sopite tensioni tra i due paesi. Le urgenti disposizioni della Grecia, così come la retorica messa in atto, mostrano che il governo sta cavalcando il sentimento nazionalista che – come scrive Giulio Crespi Su The Vision – va ad attingere dallo “storytelling della resistenza ellenica contro la Turchia, trovando nella curia della Chiesa greca ortodossa un’altra potente cassa di risonanza”.
6. L’Europa guarda da lontano
Abbiamo detto del viaggio di Erdogan a Bruxelles, ma quale è stata la risposta delle istituzioni europee finora?
In piena emergenza, Ursula von der Leyen, è volata in Grecia ha visitato il confine turco è ha portato il suo personale sostegno al premier greco Kyriakos Mitsotakis: “Ringrazio la Grecia per essere il nostro scudo europeo”.
Come ricorda Stefano Carrer su Il Sole 24 Ore, la stessa von der Leyen ha poi promesso “settecento milioni di euro per aiutare la Grecia ad affrontare la nuova crisi dei migranti, più un rafforzamento del dispositivo di pronto intervento di Frontex e la mobilitazione del meccanismo europeo di protezione civile”.
E la solidarietà? Finora la Commissione ha annunciato soltanto “misure di sostegno alla Grecia, per la protezione e per trovare un luogo sicuro in Europa a favore dei minori non accompagnati presenti alla frontiera e nelle isole”.
7. Il ruolo dell’estrema destra
Proteste, caccia al migrante, scontri con attivisti delle ong. Mentre da giorni monta la rabbia degli abitanti delle isole appare sempre più evidente come l’estrema destra – non solo greca – stia cercando di cavalcare il malcontento. Su Open Riccardo Liberatore racconta come Alba Dorata – partito della destra estrema ellenica – in crisi sul continente stia provando a riconquistare terreno sulle isole.
Nello Scavo, inviato a Kastanies da Avvenire, segue in questo reportage uno dei capi di Alba Dorata, qui invece il reporter di DW Kostas Simeonidis si è unito a una delle pattuglie di paramilitari a “caccia di migranti”.
Intanto, nella notte del 3 marzo un gruppo di persone avrebbe appiccato il fuoco al deposito di Stay Human Odv, una Onlus che dal 2018 gestisce la distribuzione di beni e servizi nel campo di Vial a Chios; a Lesbo invece è stato dato alle fiamme un centro per rifugiati.
8. Una battaglia combattuta anche sui social
Nel 2020 è ormai cosa comune, ma dalla fine di febbraio, il conflitto in atto al confine tra Turchia e Grecia ha raggiunti picchi elevati anche sui social network.Uno scontro all’ultimo post in cui entrambe le parti hanno ampiamente fatto ricorso a foto e video non verificabili.
9. I racconti di chi sta vivendo l’emergenza sulla propria pelle
“Quando stavamo andando [al confine], abbiamo visto altre persone i tornare in Turchia affermando che erano stati picchiati e che i loro telefoni erano stati rubati. Alcuni gangster turchi stanno usando questo come un’opportunità per rapire i migranti lungo la strada e prendere soldi da noi o minacciare di uccidere i migranti in modo che diano loro dei soldi”. Su InfoMigrants la storia di Karim e le testimonianze di tanti altre persone in viaggio.
10. Primo caso di Coronavirus a Lesbo
Ulteriore tensione potrebbe venire poi dalla notizia del primo caso di Coronavirus sull’Isola di Lesbo. Secondo quanto riporta il Guardian, l’ospedale del capoluogo Mitilene ha confermato che una donna – appena rientrata da una visita in Israele – è risultata positiva ai test.
Si teme anche che il Covid-19 possa raggiungere l’affollato campo profughi di Moria.
11. La libreria mobile che conforta i migranti
Dopo il resoconto di quanto sta avvenendo in queste ore, vogliamo salutarvi con una bella storia di solidarietà. La biblioteca Echo è stata fondata nel 2016, al culmine della crisi dei rifugiati, e conta su un team di 15 volontari, oltre che sulle donazioni, per riempire i suoi scaffali e pagare il carburante del furgone. La sua missione è raggiungere i campi dei migranti e dare a tutti la possibilità di leggere. Ci racconta la loro storia Julia Rampen sul Guardian.
In copertina: un padre tiene in braccio il suo bambino mentre è rinchiuso nell’hotspot di Fylakio, vicino al fiume Evros. 1 giugno 2018. (Foto di Marianna Karakoulaki)