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Homepage >> Web review >> I 10 migliori articoli su rifugiati e immigrazione 15/2019

I 10 migliori articoli su rifugiati e immigrazione 15/2019

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16 aprile 2019
Trova soluzione lo stallo della nave Alan Kurdi, mentre sulla Libia soffiano nuovi venti di guerra che già hanno provocato migliaia di sfollati. Intanto tornano a Roma i familiari delle vittime della cosiddetta “strage dei bambini”: il 10 giugno il Gup dovrà decidere se rinviare a giudizio due ufficiali italiani accusati di aver ritardato l'intervento della nave militare Libra.

1. A Roma i familiari delle vittime del naufragio dell’11 ottobre

L’11 ottobre del 2013, nelle acque a sud di Lampedusa, 268 uomini, donne e 60 bambini morirono affogati in quello che verrà ricordato come il “naufragio dei bambini”. Morti dopo che – come ricorda Paolo Brogi Sul Corriere – una serie di richieste di aiuto alle autorità italiane sono rimaste inascoltate.  

Nella strage Wahid Hasan Yousef, cardiochirurgo curdo siriano, perse 4 figlie: di due, cinque, sette e dieci anni. Ora si trova in Italia insieme ad altri sopravvissuti e familiari delle vittime perché il 10 giugno a Roma ci sarà l’udienza preliminare ed il Gup dovrà decidere se rinviare a giudizio Luca Lucciardi, ufficiale della Marina responsabile della Sala Operativa e di Leopoldo Nanna, capo della Centrale Operativa della Guardia Costiera.

Come spiega Angela Gennaro per Open, Luca Licciardi era ai tempi del naufragio capo sezione delle operazioni correnti della sala operativa Cincnav, il Comando in Capo della squadra navale, mentre Leopoldo Manna era il capo del 3° ufficio della centrale operativa del comando generale delle Capitanerie di Porto.

I due sono indagati per omicidio colposo plurimo per aver colpevolmente ritardato l’intervento della nave militare italiana Libra. Licciardi è indagato anche per omissione di atti d’ufficio.

I sopravvissuti si augurano che si svolga il processo e chiederanno di costituirsi parte civile, “noi ci aspettiamo il rinvio a giudizio” spiega ancora a Open l’avvocato dei familiari Arturo Salerni.

Intanto mercoledì alcune delle famiglie saranno ricevuto dal Papa nell’udienza generale.

2. I migranti a bordo della Alan Kurdi finalmente hanno un porto

Dopo più di una settimana il governo maltese ha autorizzato lo sbarco degli oltre 60 migranti – tra cui 12 donne (una incinta) e un bambino – a bordo della nave tedesca Alan Kurdi. La nave era bloccata dal 3 aprile a largo de La Valletta.

Il team #MOAS a bordo della #AlanKurdi incontra le 63 #personemigranti e l’equipaggio della nave @seaeyeorg @SeaEye_It per la donazione di acqua,cibo,medicine,coperte, vestiti.Un gesto di #amore e #solidarietà nell’attesa di una risposta Europea che stenta ad arrivare! pic.twitter.com/hnRkPdDFTk

— ReginaCatrambone (@ReginaCatrambon) April 9, 2019

I governanti europei sono riusciti ad arrivare ad una soluzione e i migranti saranno trasferiti in Germania, Portogallo e Lussemburgo – nelle ultime ore anche la Francia ha dato disponibilità all’accoglienza – come confermato dal premier maltese Joseph Muscat.

Mentre arriva puntuale il commento del ministro Salvini: “Ottime notizie! Come promesso, nessun immigrato a bordo della nave Alan Kurdi arriverà in Italia”, la Commissione Europea chiede agli stati di non continuare ad affidarsi a soluzioni ad hoc: “Servono soluzioni prevedibili e sostenibili per far sì che gli sbarchi delle persone soccorse in mare possono avvenire sistematicamente e insicurezza in futuro”.

Come raccontava Annalisa Camilli su Internazionale, nell’attesa di un accordo su come ripartire i migranti, le condizioni a bordo si erano fatte insostenibili.

3. Libia: in migliaia abbandonano Tripoli, a rischio i migranti nei centri di detenzione

Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari sarebbe salito a circa 16.000 il numero degli sfollati dall’inizio degli scontri armati a Tripoli e dintorni. Mentre le milizie di Haftar cercano di conquistare la capitale a essere più a rischio sono ancora una volta i civili, mentre destano preoccupazione le condizioni dei migranti nei centri di detenzione: a Qasr Bin Ghashir più di 500 le persone sarebbero intrappolate nel centro vicino l’aeroporto di Tripoli, da giorni senza acqua e cibo.

“In Libia molti rifugiati e migranti sono soggetti a terribili violenze. Ora sono ancora più esposti a seri rischi e non deve essere tralasciato alcuno sforzo volto a trarre in salvo tutti i civili e a garantire loro un luogo più sicuro”, ha dichiarato Matthew Brook, vice capo Missione dell’Unhcr in Libia. La stessa agenzia ha ricollocato oltre 150 rifugiati dal Centro di detenzione di Ain Zara, a sud di Tripoli, in un centro di raccolta e partenza situato in un’area più sicura nelle vicinanze.

Intanto dopo i Prefetti anche il Ministro della Difesa Trenta avverte Salvini: “In caso di una nuova guerra non avremmo migranti ma rifugiati. E i rifugiati si accolgono”.

4. Migranti e lavoro: pubblicato il nuovo decreto flussi

Lo scorso 9 aprile è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto flussi relativo al 2019, il decreto con il quale il Governo indica le quote di cittadini stranieri (non Ue) a cui è permesso entrare in Italia per motivi di lavoro subordinato stagionale e non stagionale e di lavoro autonomo. La quota complessiva è fissata a 30.850 cittadini non comunitari – la stessa cifra prevista nel decreto flussi dello scorso anno – di cui 12.850 quote riservate per il lavoro non stagionale e il lavoro autonomo e 18.000 per l’occupazione stagionale nei settori agricolo e turistico-alberghiero.

I posti per i lavoratori stagionali riguardano esclusivamente i cittadini appartenenti alle 28 nazionalità indicate nel decreto. Rispetto agli anni scorsi il Pakistan è rimasto escluso dalla lista, il governo non si era dimostrato collaborativo nei rimpatri dei migranti irregolari.

Nonostante la propaganda voglia i migranti “come un costo che lo Stato italiano non può permettersi”, i cittadini stranieri contribuiscono al bilancio dello stato molto di più di quanto ne usufruiscano. Ve lo avevamo raccontato in questo articolo in cui analizzavamo gli ultimi dati pubblicati da Fondazione Moressa.

5. A Caloziocorte (Lecco) zone rosse per i migranti

Nove zone rosse, assolutamente vietate ai migranti, nei pressi di scuole e alla stazione ferroviaria. Cinque zone blu nei pressi della biblioteca e degli oratori in cui il via libera sarà concesso solo dietro specifico nulla osta. Tutto nero su bianco nel nuovo regolamento varato a Caloziocorte, in provincia di Lecco, nel quale si stabiliscono le regole per le aperture di Centri di accoglienza per migranti.

Per il sindaco leghista la decisione è dovuta al pericolo che gli ospiti stranieri spaccino vicino obiettivi sensibili. Pronta la reazione delle opposizioni (che a livello nazionale hanno presentato anche un’interrogazione al Senato):

“Stabilire che i centri d’accoglienza non possano sorgere a meno di 150 metri dai luoghi sensibili come le scuole significa di fatto equiparare i migranti alle slot machine ed etichettarli come minaccia sociale – dichiara Diego Colosimo, consigliere comunale di Caloziocorte – Quello adottato dall’amministrazione è un provvedimento discriminatorio ed escludente“.

6. Immigrazione e sicurezza, un giro d’affari da 16 miliardi di euro

A chi è convenuto criminalizzare l’immigrazione verso le coste europee? A questa domanda risponde Alessandra Briganti per il Manifesto, e nel leggere l’articolo la risposta appare quasi scontata: al mercato della sicurezza. Questo è infatti un mercato da 16 miliardi di euro con una previsione di crescita dell’8% l’anno.

Ecco allora l’immigrazione clandestina venire inquadrata come “minaccia alla sicurezza” da affrontare con la necessaria sorveglianza: vanno in questa direzione i maggiori fondi del bilancio europeo destinati al controllo delle frontiere, l’esternalizzazione delle stesse, e un sempre maggiore ruolo attribuito alle Agenzie che si occupano di garantire la sorveglianza dei confini come Frontex.

Intanto mentre al confine tra Francia e Italia sembra scoppiata la pace – dopo le polemiche per i respingimenti della Gendarmerie francese in territorio italiano – e la strada tracciata è quella dei pattugliamenti condivisi, il pompiere spagnolo Miguel Roldán rischia 20 anni di carcere: le autorità italiane lo hanno accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

7. Italiani e migrazioni: la storia (dimenticata) del linciaggio di New Orleans

Uccisi “in forza dell’unica prova disponibile, quella di essere dagoes”, il nome dispregiativo con cui venivano bollati gli italiani immigrati in America. È la triste sorte occorsa a undici connazionali, vittime della rabbia della folla inferocita in quello che è passato alle cronache come il “linciaggio di New Orleans”.

A contribuire ad uno dei linciaggi più significati nella storia degli Stati Uniti, il clima d’odio contro gli immigrati italiani: sono gli “individui più abietti, più pigri, più depravati, più violenti e più indegni che esistano tra noi”.disse l’allora sindaco della città della Louisiana. Mentre ad anni di distanza l’attuale primo cittadino ha chiesto scusa alla comunità italiana.

8. Da rifugiati a pirati, ecco come cambia l’identità dei migranti

Il cambiamento del clima politico sembra aver influito sulle informazioni condivise dalle guardie costiere di Italia e Spagna che hanno smesso di pubblicare sui propri profili social notizie sui migranti, nonostante gli arrivi non siano cessati.

Nel mutato clima politico cambia anche l’identità dei protagonisti delle migrazioni. Una volta descritti come rifugiati, vittime di torture di violenze sessuali o schiavitù, sono ora descritti come criminali, terroristi e persino – come accaduto nelle scorse settimane nel caso del mercantile Elhiblu 1 – come dirottatori e pirati.

9. Sulla rotta balcanica vent’anni dopo la guerra

Nei giorni in cui stampa e tv ricordano i bombardamenti Nato su Belgrado durante la guerra in Kosovo, Federica Iezzi pubblica sul Manifesto un interessante reportage dalla rotta balcanica. Dall’Afganistan passando attraverso Iran, Turchia e Grecia o dal Niger attraverso la Libia e il Mediterraneo: sono molte le testimonianze raccolte a Bihać. Per tutti una storia di respingimenti, violenze e tentativi incessanti di raggiungere l’Europa.

Noi eravamo stati a Bihać  con Michele Luppi, che ci aveva raccontato di come la città fosse diventata negli ultimi dodici mesi la nuova frontiera calda d’Europa.

10. L’ira di Trump fa nuove vittime: licenziati i funzionari dell’immigrazione

Tra rappresaglie e nuovi licenziamenti l’agenda di Trump sulla migrazione sembra muoversi tra mille difficoltà. Gli ultimi a pagare con il posto la mancanza di risultati in questo campo sono stati Ronald Vitiello capo dell’Immigration and Customs Enforcement (l’agenzia che si occupa del controllo della frontiera) e Kirstjen Nielsen segretario per la sicurezza interna. Eileen Sullivan e Michael Shear ricostruiscono sul New York Times i motivi degli ultimi avvicendamenti, l’influenza di Stephen Miller – consulente di Trump e vero architetto delle politiche migratorie volute dal presidente – e i prossimi passi del presidente Usa.

Intanto, come riporta il Guardian, Trump sembrerebbe determinato a spedire i migranti arrestati al confine meridionale nelle cosiddette “città santuario”, quelle città cioè che nel proprio statuto non hanno assimilato le restrizioni legislative contro i migranti. L’idea di Trump servirebbe a vendicarsi degli oppositori democratici, ma sta muovendo, oltre una  feroce opposizione politica, anche molti dubbi sulla legalità di una tale mossa.

Scelte del presidente Usa che sembrano lontane anni luce anche dal pensiero di una delle icone del partito repubblicano, l’ex Presidente Ronald Regan, che come ricorda Giovanni De Mauro su Internazionale, aveva concluso il suo mandato lodando il ruolo dei migranti: “Se mai avessimo chiuso le porte ai nuovi americani, la nostra leadership nel mondo sarebbe presto andata perduta”.

Etichettato con:alan kurdi, Bihać, bilancio europeo, Caloziocorte, città santuario, decreto flussi, esternalizzazione delle frontiere, Frontex, Libia, linciaggio di New Orleans, Malta, mercato della sicurezza, naufragio dell’11 ottobre, Ocha, Ronald Regan, rotta balcanica, Sea Watch, strage dei bambini, Trump, Unhcr

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