1. Attacco alle Ong, come la politica gioca sulla pelle dei migranti
Continuano gli attacchi alle Ong che effettuano missioni di salvataggio nel Mediterraneo. Una (ennesima) dimostrazione di come la politica giochi sulla pelle dei migranti, nonché una dannosa distrazione dalle vere sfide e responsabilità – scrive Judith Sunderland di Human Rights Watch.
2. Perché l’Europa non può affidare alla Libia le vite dei migranti
Mentre le Ong che salvano i migranti in mare sono al centro di un processo mediatico, l’Italia e l’Europa cercano di delegare alle autorità libiche la soluzione del problema degli sbarchi. Una pessima decisione, viste le terribili condizioni nel paese e le difficilissime condizioni umanitarie in cui sono ivi detenuti i migranti. Il video di Valeria Brigida, Francesca Mannocchi e Giulia Testa per Internazionale (da accompagnare al nostro approfondimento su tutto ciò che non va nell’accordo Italia – Libia).
3. Così l’Italia ha lasciato annegare centinaia di persone
Ottobre 2013, un peschereccio carico di profughi siriani sta imbarcando acqua – e nessuno fa niente, a partire dai comandi militari italiani (che non mettono a disposizione le loro unità, nonostante siano le più vicine). Dopo 5 ore di attesa, il barcone affonda e muoiono 268 persone, tra cui 60 bambini.
Su l’Espresso, Fabrizio Gatti ricostruisce la strage: le immagini inedite, le telefonate mai ascoltate prima tra le Forze armate di Malta e la Guardia costiera italiana, e le strazianti richieste di soccorso partite dal peschereccio – rimaste inascoltate.
4. Cedric Herrou, il contadino dalla parte dei migranti
Lui è Cedric Herrou, il “ribelle” francese che ha rivendicato il titolo di “passeur solidale” e il dovere morale di aiutare i migranti in transito nonostante il rischio di finire in prigione per la sua scelta di umanità (per un riepilogo della vicenda, c’è il nostro approfondimento sulla criminalizzazione della solidarietà). Su Internazionale, Annalisa Camilli e Valerio Maggio raccontano la sua storia e l’incontro a Roma con i volontari ed i migranti di Baobab Experience.
5. Bangladesh-Italia, mai così tanti prima
Non solo africani: sono oltre 2800 i richiedenti asilo Bangladesh sbarcati in Italia nel 2017 – mentre nel primo trimestre del 2016 ve n’era stato soltanto uno! Un aumento impressionante, come spiega Lizzie Dearden sull’Independent.
6. La trappola greca, un incubo senza via d’uscita per i richiedenti asilo
Più di 60.000 richiedenti asilo sono stati bloccati in Grecia a seguito della chiusura della rotta balcanica nella primavera 2016. E nei campi del paese la situazione è davvero disperata, tanto che sono in crescita gli episodi di autolesionismo e i suicidi. Il reportage di Patrick Strickland per Al Jazeera e le lettere di una teenager e una giovane donna in fuga dall’Afghanistan e bloccate in un campo profughi greco (su Refugees Deeply).
7. Detenzione dei richiedenti asilo, dall’Ungheria alla Polonia
Dopo l’Ungheria è la volta della Polonia, che vuole replicare la folle formula di Orbàn per la gestione dei richiedenti asilo: detenzione per tutti in campi di containers. L’articolo di Elizabeth Collett su Foreign Affairs fa il punto su tutto ciò che non va con questo approccio draconiano (e illegale).
8. Una sorta di Airbnb per i rifugiati: storie di inglesi che aprono le proprie case
Dove fallisce l’accoglienza statale, arrivano i cittadini. Succede dappertutto in Europa, anche nel Regno Unito: sul Guardian il bel racconto – in parole e fotografie – dell’accoglienza casalinga degli inglesi.
9. Hotel USA: la prima notte dei rifugiati in America
Arrivare in America, e poi? Sul New York Times, un documentario di Andrea Meller e Marissa Pearl racconta come i rifugiati appena sbarcati passano la prima notte in territorio statunitense – tra smarrimento, angoscia e speranza.
10. L’Australia preferisce i rifugiati cristiani
L’Australia si è impegnata al resettlement di rifugiati in fuga da Siria e Iraq – ma lo fa senza nascondere l’applicazione di un criterio preferenziale per i profughi cristiani (che, è bene notarlo, sono in netta minoranza rispetto ai musulmani). L’editoriale di Odysseus Patrick sul New York Times analizza l’esperienza australiana come esempio dei pericoli di demonizzare i musulmani e di giustificare politiche discriminatorie a livello statale.
Immagine di copertina: migranti in mare – foto di Giulia Bertoluzzi per Open Migration (vedi il reportage).