1. In 100mila in piazza a Milano per dire no ai muri e sì all’accoglienza
Sabato 20 maggio a Milano decine di migliaia di persone sono scese in piazza per dire no ai muri e sì ad accoglienza e integrazione. Una straordinaria manifestazione di solidarietà verso rifugiati e migranti – sul modello di quella di Barcellona di qualche mese fa – promossa dalle istituzioni cittadine milanesi e da un’ampia rete di organizzazioni e personalità della società civile.
L’articolo di Rai News e il racconto per immagini di una bellissima giornata su Il Post.
2. Il centro d’accoglienza nelle mani della ‘ndrangheta
Associazioni e giornalisti lo denunciavano da tempo (vedasi ad esempio il reportage di Raffaella Maria Cosentino risalente al 2015): al Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Isola Capo Rizzuto, in Calabria – uno dei più grandi d’Europa – la situazione era davvero preoccupante, tra degrado, condizioni disumane, e evidenti infiltrazioni criminali. Una situazione finalmente riconosciuta anche dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, che nei scorsi giorni ha condotto una maxi-operazione contro la cosca della ‘ndrangheta che lucrava sulla gestione del centro, portando in carcere 68 persone accusate di associazione mafiosa e altri reati (tra cui anche il parroco locale).
L’articolo di Rai News e il servizio di Agorà (per cui la giornalista Angela Caponnetto è stata inseguita e minacciata di morte).
3. Ong, migranti, trafficanti e inchieste: tutto quello che c’è da sapere
Negli ultimi due mesi le Ong che soccorrono i migranti lungo la rotta centrale del Mediterraneo sono state accusate di collusione con i trafficanti e di incentivare, con la loro presenza, le partenze dei barconi dalla Libia verso l’Italia. Su Valigia Blu, Angelo Romano, Claudia Torrisi e Andrea Zitelli fanno il punto sulla vicenda – da come nasce la storia dei “taxi per migranti” e dei fascicoli delle procure a come funzionano davvero le missioni umanitarie in mare (da accompagnare ai nostri approfondimenti).
4. Libia, cresce la preoccupazione sulla detenzione dei richiedenti asilo
La disastrosa situazione umanitaria in Libia, e la questione del trattenimento dei richiedenti asilo in centri di detenzione in condizioni disumane, non sono certo una novità. A lanciare l’ennesimo grido d’allarme è stavolta l’agenzia ONU per i rifugiati, nella persona del direttore Filippo Grandi, che si è dichiarato sconvolto dalla situazione nei centri di detenzione. L’articolo di Deutsche Welle.
5. Turchia, il disastro umanitario
A oltre un anno dalla firma dell’accordo tra Unione Europea e Turchia, milioni di profughi sono bloccati nel Paese governato da Erdogan, dove sopravvivono a malapena o sono ridotti in schiavitù (bambini inclusi). E il regime di Ankara non vuole che nel mondo ne parli. Il reportage da Istanbul di Roberta Zunini per l’Espresso.
6. Grecia, il rischio collasso del sistema d’accoglienza
I richiedenti asilo in Grecia sono a rischio di restare senza assistenza essenziale a seguito dei cambiamenti nella gestione dei fondi europei per la crisi – che, da fine luglio, saranno gestiti autonomamente dal governo greco. Il rischio di un “gap umanitario” è evidente e la preoccupazione per un ulteriore peggioramento delle condizioni per le migliaia e migliaia di persone bloccate nel paese è altissima. L’articolo di Robert Trafford per The Independent.
7. Perché la Polonia non vuole i richiedenti asilo
La Polonia (come l’Ungheria) non è un paese per rifugiati. Nonostante le pressioni della UE, il governo polacco non accenna a smuoversi dalle proprie posizioni di totale chiusura e dal rifiuto assoluto di politiche di solidarietà. Tutto per tutelare la propria omogeneità etnica. L’articolo di Jan Cienski per Politico.
8. Non solo rifugiati: come il mondo si dimentica degli sfollati interni
Non si può parlare solo di rifugiati e ignorare il dramma degli sfollati. Solo nel 2016 oltre 31 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case e spostarsi altrove all’interno dei confini del proprio stato. Nonostante queste cifre impressionanti, però, la comunità internazionale pare non prestare adeguata attenzione al fenomeno. L’editoriale di Jeff Crisp per Chatham House e l’articolo di Rebecca Ratcliffe per The Guardian.
9. Il grande cuore del Texas
Nell’America di Trump c’è un cuore di accoglienza che batte forte: il reportage di BuzzFeed racconta come la città texana di Dallas sia divenuta uno dei luoghi più accoglienti per rifugiati e migranti.
10. L’integrazione tramite la tecnologia: la formula di NaTakallam
NaTakallam vuol dire “parliamo” in arabo. Ed è anche il nome di una startup che trasforma i rifugiati in insegnanti di arabo, attraverso una piattaforma online che organizza corsi di conversazione via Whatsapp e Skype – aiutando gli studenti di arabo a parlare la lingua e conoscere la cultura e, soprattutto, fornendo ai profughi una concreta possibilità di lavoro e una preziosa fonte di reddito. L’articolo di Vita e l’approfondimento di Fast Company.
Immagine di copertina: Pixia Bay (CC BY 2.0).