1. Se la legge sui minori non accompagnati rimane inapplicata
Da marzo 2017 sui minori stranieri non accompagnati l’Italia si è dotata di una legge all’avanguardia in Europa che, tra l’altro, prevedeva un sistema organico e specifico di accoglienza, standard omogenei per l’accertamento dell’età e l’identificazione, protezione dell’interesse del minore, diritto alla salute e all’istruzione, diritto all’ascolto nei procedimenti amministrativi e giudiziari che li riguardano (anche in assenza del tutore) e all’assistenza legale – noi ne avevamo scritto qui.
Come ricorda Arnaldo Liguori sul Fatto Quotidiano però, a due anni dall’approvazione, mancano i decreti attuativi e molti dei punti centrali del provvedimento – come la formazione di tutori volontari o l’affidamento dei minori a famiglie – restano inapplicati.
I minori stranieri non accompagnati in Italia registrati a marzo 2019 sono almeno 8.342 provenienti principalmente da Albania (1.689), Egitto (755), Gambia (573) e Costa d’Avorio (554) – ma anche Nigeria (438), Eritrea (394), Mali (342) e Afghanistan (189) – in 400 hanno meno di 14 anni.
2. Il calcio che libera, ecco le squadre femminili dell’Atletico Diritti e delle Libere Nantes
Mentre in Francia prende il via il mondiale di calcio femminile, andiamo a conoscere due squadre femminili con un vissuto davvero speciale.
La prima è quella delle Libere Nantes, nata dalla duratura esperienza dell’equipe maschile e prima squadra d’Italia formata da richiedenti asilo e rifugiate. Eleonora Camilli ci porta sul campo XXI Aprile di Pietralata, periferia est della Capitale, e ci racconta la storia delle atlete della squadra di calcio a 5, di nuovo libere – anche grazie allo sport.
La seconda è quella dell’Atletico Diritti che della diversità e inclusione ha sempre fatto il suo punto di forza, coinvolgendo negli anni rifugiati, studenti dell’Università Roma Tre e detenuti. E proprio nel Carcere di Rebibbia femminile si è svolto – alla presenza del presidente della Camera Roberto Fico – il primo torneo di calcio femminile che ha visto una rappresentativa dell’Atletico Diritti sfidare la rappresentativa dell’Università Roma Tre e quella degli operatori dell’istituto. Proprio da quel campo è arrivato un messaggio alle azzurre impegnate in Francia e recapitato dal presidente della Figc Gravina.
Davvero contento che la lettera delle ragazze dell’@AtleticoDiritti sia arrivata alla nostra Nazionale! Forza #RagazzeMondiali! https://t.co/87Fb9qmhmL
— Roberto Fico (@Roberto_Fico) June 15, 2019
3. Il consiglio dei ministri approva il Decreto Salvini bis
È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, dopo la firma del capo dello Stato Sergio Mattarella, ed è entrato in vigore sabato il decreto sicurezza bis voluto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini.
I 18 articoli del testo contengono disposizioni in materia di contrasto all’immigrazione illegale, di ordine pubblico, di contrasto alla violenza in occasione di manifestazioni sportive.
Tra i punti centrali le multe da 10mila a 50mila euro – scompare in questa versione il riferimento ai migranti soccorsi – per il comandante della nave che non rispetta il divieto di ingresso nelle acque territoriali, l’istituzione di un Fondo per i rimpatri, la confisca della nave in caso di reiterazione del reato: Redattore Sociale spiega nel dettaglio tutte le nuove norme introdotte dal decreto.
Come nel caso della precedente normativa, il governo si affida a strumenti di decretazione d’urgenza, lasciando trasparire molti dubbi sull’opportunità della scelta che, come scrive Vitalba Azzollini su Linkiesta farebbe acqua da tutte le parti.
La Coalizione italiana libertà e diritti civili, intanto, ha raccolto in questa pubblicazione on line, i dubbi di esperti del settore riguardanti il primo decreto Sicurezza e immigrazione.
4. Un anno di porti chiusi
Esattamente un anno fa con la nave Aquarius costretta a sbarcare a Valencia, si inaugurava la stagione dei porti chiusi.
365 giorni dopo, almeno 1.151 persone, uomini, donne e bambini sono morte, e oltre 10.000 sono state riportate forzatamente in Libia, esposte ad ulteriori ed inutili sofferenze. Lo scrivono Sos Mediterranee e Medici senza frontiere che chiedono di garantire con urgenza un sistema di ricerca e soccorso in mare adeguato, “compreso un coordinamento delle autorità competenti nel Mar Mediterraneo, per evitare morti inutili“.
Come ricorda Pierre Haski su Internazionale, quella che ovunque in Europa continuiamo a chiamare “crisi migratoria” è in realtà una crisi degli stati, della politica e dell’opinione pubblica dell’UE davanti al problema dei migranti: “Le cifre, infatti, non sono più quelle di un’invasione, con appena 1.950 sbarchi in Italia dall’inizio dell’anno. Dopo l’innegabile ondata del 2015 il problema è diventato un tema politico che nessuno vuole più affrontare, accettando di chiudere un occhio davanti a questa tragedia. L’Europa, chiudendo la porta a chiave, sta perdendo la sua anima”.
Intanto Parigi omaggia il lavoro di Sos Méditerranée con un’immensa opera ai piedi della della Torre Eiffel.
5. Il capitano della Sea Watch Pia Klemp rischia 20 anni di carcere
Pia Klemp, ex capitano delle navi Iuventa e Sea Watch-3, è indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e verrà processata in Italia.
Trentacinque anni, da sei anni in mare, con il suo equipaggio nel Mediterraneo la donna originaria di Bonn ha contribuito a salvare migliaia di persone, almeno fino a quando nell’agosto del 2017 le autorità italiane hanno sequestrato la nave Iuventa al largo di Lampedusa, sequestrando anche i computer e i telefoni cellulari a bordo.
Il processo dovrebbe iniziare a breve e dovrà accertare se la Klemp abbia agito come semplice operatrice umanitaria o “collaborando” con i trafficanti di esseri umani libici, se abbia cioè avuto “complicità” con attività illegali. Secondo il suo avvocato potrebbe rischiare fino a 20 anni di carcere.
Parlando al Guardian la Klemp ha detto che i soccorritori sarebbero stati presi di mira come parte di un più ampio tentativo di “stigmatizzare i rifugiati”. “Non è possibile andare in prigione per aver salvato persone in difficoltà, non accetterò mai nient’altro che l’assoluzione”.
Intanto la petizione online che chiede alle autorità italiane di rinunciare ai procedimenti penali contro il capitano Klemp ha raccolto quasi 200mila firme.
6. Da Tripoli che “offre” un porto in cui sbarcare al “Salvini Bis” applicato per la prima volta: ecco un nuovo caso Sea Watch
Nel Mediterraneo Centrale, a poche miglia da Lampedusa, siamo di nuovo davanti a un caso Sea Watch, che pur avendo gli stessi protagonisti di sempre – soccorritori, autorità libiche e italiane – mostra aspetti del tutto nuovi.
Andiamo con ordine: il 12 giugno la nave Sea Watch soccorre 52 persone da un gommone al largo della Libia, a circa 47 miglia di Zawiya.
Poco dopo il primo colpo di scena, Tripoli offre alla nave di far sbarcare i migranti soccorsi in Libia a cui fa seguito la dura replica dell’ong:
“La Sea Watch non sbarcherà i naufraghi in Libia. Tripoli non è un porto sicuro. Riportare coattivamente le persone soccorse in un Paese in guerra, farle imprigionare e torturare è un crimine. E’ vergognoso che l’Italia promuova queste atrocità e che i governi UE ne siano complici”.
@SeaWatchItaly ha fatto bene. Nessun essere umano può essere riportato in Libia, che non è porto sicuro ma paese in guerra dove i centri di detenzione sono luoghi disumani di torture e violenza, dove regnano l’illegalità, il traffico di esseri umani e le armi. pic.twitter.com/VxQhtXRDbw
— Carlotta Sami (@CarlottaSami) June 13, 2019
Salvini non demorde e firma l’ennesima direttiva per impedire lo sbarco, ma come scrive Claudio Del Frate per il Corriere della Sera, nessuna nave battente bandiera di uno stato Ue (la Sea Watch è registrata in Olanda) – come sottolineato dalla portavoce della Commissione Nathalie Bertaud – può riportare richiedenti asilo in Libia, perché quest’ultimo è considerato un “porto non sicuro”: è infatti teatro di guerra e non garantisce il rispetto dei diritti umani, e l’Italia è già stata sanzionata dalla Corte Europea dei Diritti dell’uomo proprio per aver rimandato in Libia (nel 2009, epoca dell’ultimo governo Berlusconi) un gruppo di migranti soccorsi in mare.
Nel mentre sono stati autorizzati a scendere donne e bambini, ma la posizione del vice premier non cambia:
“Sono stati autorizzati a scendere bimbi, donne incinte e malati. Io voglio il bene di tutti ma per quello che riguarda questa nave fuorilegge per me può stare lì per settimane, per mesi, fino a Capodanno”.
Ultima novità della vicenda: alla Sea Watch è stato notificato dagli uomini della Guardia di finanza il decreto sicurezza bis, è la prima volta che la nuova normativa viene applicata.
7. Io accolgo, al via la campagna dell’Italia solidale
C’è un Italia che accoglie e non se ne vergogna: dalle famiglie che ospitano stranieri che non hanno più un ricovero, alle associazioni che organizzano corridoi umanitari per entrare nel nostro paese, dai tanti sportelli legali fino agli ambulatori in cui si fornisce assistenza sanitaria gratuita. Centinaia di esperienze diversissime tra loro per dimensione e aree di lavoro, ma ognuna in grado di cambiare in meglio la vita di chi più ne ha bisogno.
Proprio a loro si rivolge la campagna “Io accolgo“, promossa da 42 organizzazioni sociali italiane ed internazionali, che si è presentata al pubblico il 13 giugno scorsodando vita a uno scenografico flash mob sulla scalinata di Trinità dei Monti.Simbolo della campagna la coperta termica, diventata nell’immaginario collettivo oggetto distintivo del primo soccorso ai migranti.
“La campagna” – nelle parole degli organizzatori – nasce su iniziativa di un ampio fronte di organizzazioni della società civile, enti e sindacati, per dare una risposta forte e unitaria alle politiche sempre più restrittive adottate dal Governo e dal Parlamento italiani nei confronti dei richiedenti asilo e dei migranti (la “chiusura dei porti”, il “decreto Sicurezza” ecc.), che violano i principi affermati dalla nostra Costituzione e dalle Convenzioni internazionali e producono conseguenze negative sull’intera società italiana”.
8. Accoglienza, a Palermo nasce l’albo
Il Comune di Palermo si doterà di un albo delle famiglie disponibili ad accogliere rifugiati e nei prossimi giorni verrà pubblicato il bando.
“L’accoglienza in famiglia come percorso di integrazione”, questo il nome dell’iniziativa nata grazie all’impegno del Comune e dell’associazione Refugees Welcome Italia e finanziata dal ministero dell’Interno nell’ambito del Fondo comunitario per l’asilo, la migrazione e l’integrazione (Fami), sarà rivolto alle famiglie interessate ad accogliere, per almeno sei mesi, un migrante non accompagnato.
“Palermo è una città che sta compiendo un’esperienza importante che trova nell’Unione Europea il sostegno finanziario. Noi abbiamo fatto dell’infanzia e dell’adolescenza un punto significativo, qualificante di Palermo come Città educativa. L’accoglienza non come risposta all’emergenza, ma come la concreta dimostrazione di ‘Io sono persona, noi siamo comunità’, il rispetto di tutti gli esseri umani e il coinvolgimento dei cittadini, in una straordinaria occasione di integrazione che viene messa in atto dalle famiglie, evitando che del migrante si occupi solo l’istituzione pubblica. Questo progetto rappresenta la conferma che la scelta dell’Amministrazione comunale è condivisa dai cittadini”, ha dichiarato il sindaco della città siciliana Leoluca Orlando.
9. La rotta mediterranea inizia in Niger
“Un tempo considerata la porta d’ingresso del deserto, Agadez è diventata famosa per essere la “città dei migranti”, stazione di posta obbligata di tutti coloro che dall’Africa subsahariana volevano raggiungere l’Europa attraverso la Libia. Da qui comincia la rotta del Mediterraneo centrale”, scrive Annalisa Camilli – che per Internazionale continua il suo viaggio in Niger – paese di transito nelle rotte che portano in Europa, sempre più prima frontiera del vecchio continente.
Di Niger, della normalizzazione e banalizzazione della violazione sistematica delle Convenzioni Internazionali e del rischio democratico per una sempre più diffusa opacità dell’uso dei fondi italiani ed europei, parla anche l’ultimo rapporto Arci sull’esternalizzazione delle frontiere europee. Il rapporto fa luce su un processo che sembra sempre più rispondere agli interessi dell’industria della sicurezza, per la quale la frontiera altro non è che l’ennesimo mercato su cui investire e fare profitto. Ne ha scritto per noi Sara Prestianni.
10. La stella Nba che salva vite in mare
Per finire una nota sportiva: Marc Gasol si è laureato campione Nba con i suoi toronto Raptors, affermandosi sui Golden State Warrios al termine di una combattuta gara 6. Nell’estate scorsa il cestista era tra i volontari di Open Arms che salvavano vite nel Mediterraneo.
Marc Gasol è il centro dei Toronto Raptors che ieri notte hanno vinto il primo titolo NBA della loro storia, e lui con…
Gepostet von Mediterranea Saving Humans am Freitag, 14. Juni 2019