1. C’è Calais, c’è Idomeni, e poi c’è via Cupa
Centinaia di migranti sono accampati per le strade di Roma. Dormono accampati sull’asfalto infiammato, in condizioni igienico-sanitarie critiche. Sono arrivati da pochi giorni nel nostro Paese dopo un viaggio drammatico, e a Roma non trovano nessun tipo di accoglienza istituzionale. Per loro, l’unico rifugio possibile si trova in via Cupa, l’unica assistenza arriva dai cittadini e dai volontari di Baobab Experience, mentre la clinica mobile e gli operatori di Medu continuano a fornire prima assistenza medica. Il reportage di Left, il video de La Stampa e quello di Next New Media, l’appello della portavoce dell’UNHCR Carlotta Sami per l’apertura di un centro per transitanti.
2. Profughi in Italia, cittadini di seconda classe da ben prima della “crisi”
Viaggio nella mala-accoglienza italiana, dove da tempo – assai prima dell’esplodere della cosiddetta “crisi dei rifugiati” – i profughi vivono come cittadini di seconda classe e, in attesa di assistenza dallo stato, sono costretti ad affidarsi all’aiuto dei volontari ed a vivere in condizioni precarie (da Lampedusa a Palazzo Selam).
Il reportage di Diego Cupolo per Jacobin Mag.
3. La tragedia silenziosa dei minori non accompagnati in Sicilia
Nel Sud Italia sbarcano sempre più bambini soli, e purtroppo il destino che li attende non è davvero tanto meglio di quanto si sono lasciati alle spalle (la miseria e le guerre da cui fuggono, le violenze e gli abusi subiti durante il viaggio).
L’accurata e dura analisi di Irin News sulla “tragedia silenziosa” dei minori non accompagnati in Sicilia.
4. Il dovere di dare un nome ai morti nel Mediterraneo
Il 3 ottobre 2013, a poche miglia da Lampedusa 366 persone perdono la vita in un drammatico naufragio. È “una tragedia immane”, che rende chiaro a tutti che il nostro mare sta diventando una fossa comune per migliaia di persone.
Dal 1 gennaio del 2014 sono morte più di diecimila persone attraversando il Mediterraneo: molte di loro rimarranno per sempre senza un nome e le loro famiglie non sapranno mai che fine hanno fatto. Persone che hanno perso tutto, anche il diritto di essere ricordate.
Il bellissimo articolo di Annalisa Camilli per Internazionale sul dovere e l’importanza di dare un nome e una memoria ai morti in mare.
5. Ecco quello che subiscono i rifugiati in Libia
Un nuovo, duro rapporto di Amnesty International denuncia i frequenti casi di violenza, tortura ed esecuzioni arbitrarie su rifugiati e migranti in Libia.
L’analisi di Al Jazeera.
6. Brexit e l’illusione del controllo delle frontiere
Il dibattito e il referendum sulla uscita del Regno Unito dalla UE sono stati pesantemente condizionati dalla capacità della campagna per il Leave di fare leva su paure e pregiudizi sui migranti, promettendo di “riprendersi” il controllo delle frontiere e delle migrazioni – ma questa visione popolare in realtà non è nient’altro che una fantasia.
La brillante analisi di News Deeply.
7. L’unica via d’accesso legale e sicura per i rifugiati in Europa
Nell’ultima puntata di Welcome to Italy – viaggio in cinque puntate nell sistema di accoglienza italiano su Internazionale – Stefano Liberti e Mario Poeta raccontano l’esperimento di successo dei corridoi umanitari aperti dalla società civile italiano. Trattasi dell’unico canale d’accesso senza rischi all’Europa per i profughi: una storia di speranza, un modello da imitare.
8. Le app per i rifugiati
Niente più “solitudine in esilio” per i profughi – grazie ai loro smartphone. Torniamo a riflettere sul ruolo della tecnologia nella crisi umanitaria con l’articolo di Mashable sulle app che stanno cambiando (in meglio) la vita dei rifugiati.
9. I nuovi “profughi ambientali”
Non sono più solo guerre e persecuzioni le ragioni per cui avvengono le migrazioni di massa di popoli: il cambiamento climatico ha creato una nuova generazione di rifugiati (come ci ha già spiegato Saskia Sassen). Il bel reportage del New York Times sui nuovi “profughi ambientali”.
10. Exodus: in viaggio con i profughi
Uno straordinario nuovo documentario in tre parti racconta il viaggio dei profughi in primissima persona. Le riprese sono tutte effettuate dai rifugiati stessi e documentano ogni passo del loro lungo e pericoloso cammino verso l’Europa. La recensione del Guardian.
(FOTO DI COPERTINA: Mustafa Khayat / Flickr Creative Commons)