1. Lo stallo della nave Diciotti sbloccato solo dall’intervento del Presidente della Repubblica
La nave Diciotti della Guardia Costiera ha finalmente potuto sbarcare nella serata di giovedì scorso i 67 migranti che aveva preso a bordo giorni prima dalla nave Vos Thalassa (da cui erano stati soccorsi). Nonostante sia un mezzo militare italiano, la Diciotti era stata bloccata dal Viminale e costretta da un braccio di ferro istituzionale – fra dichiarazioni sorprendenti del Ministro competente per i Trasporti Toninelli – ad attendere per giorni un porto d’attracco. Quando finalmente Toninelli le ha assegnato il porto di Trapani, la Diciotti ha dovuto attendere per ore l’autorizzazione a sbarcare le persone esauste che aveva a bordo.
Il Viminale sosteneva che la Vos Thalassa avesse chiesto il trasbordo a causa di un episodio di intemperanza da parte di alcuni migranti, descritto come un “ammutinamento” di “facinorosi”, e chiedeva la garanzia a priori di arresti allo sbarco, senza indagini o provvedimenti di un magistrato. Qui Fiorenza Sarzanini ha pubblicato il testo della comunicazione intercorsa fra la Vos Thalassa e la Guardia Costiera: l’armatore olandese della nave ha smentito che si sia verificato un pericolo a bordo, confermando invece che i migranti fossero solo terrorizzati di essere riportati in Libia. Il giornalista Nello Scavo scrive su Avvenire, che un elicottero della Marina – già pre allarmato per intervenire sulla nave – avrebbe annullato la missione in assenza di qualsivoglia pericolo a bordo (più tardi comunque, secondo l’agenzia Agi, due dei migranti a bordo sono stati denunciati per violenza e dirottamento, cosa a cui seguiranno accertamenti).
Il sindaco di Trapani ha detto che il ministro Salvini dovrebbe prendersela “con quelli più grossi di lui”, non con i migranti. Nelle stesse ore in cui gli operatori di Intersos a bordo della Diciotti bloccata twittavano questo:
Stanno aspettando di scendere a terra.
Non da ore, da giorni.
Sono solo bambini. #Trapani@UNICEF_Italia pic.twitter.com/N8BoH8aa1a— INTERSOS (@Intersos) July 12, 2018
si è saputo che il Presidente della Repubblica stava seguendo da vicino la situazione, e soltanto il suo intervento presso il Presidente del Consiglio Conte ha sbloccato lo sbarco dei migranti.
E si era da poco sbloccata la situazione della Diciotti, quando ad altre due navi militari – l’italiana Monte Sperone in forza alla Finanza e il pattugliatore britannico Protector impegnato con Frontex – è stato impedito di sbarcare circa 450 migranti soccorsi a largo dell’Isola di Linosa.
Operazioni di sbarco consentite solo dopo l’impegno di Francia e Malta ad accogliere 50 persone ognuna. Una vittoria per il Premier Conte che parla di primo sbarco europeo, mentre per l’Unhcr si è trattato invece di sofferenza ingiusta e prolungata.
Intanto in Libia il governo Al Serraj chiede all’Italia – per riprendersi i migranti intercettati in mare – di restaurare il lauto accordo dell’epoca di Berlusconi e Gheddafi. Questa settimana abbiamo raccolto tutte le nostre 18 inchieste sulla Libia in un unico post, le trovate qui.
2. Le reazioni alle morti in mare e alla chiusura dei porti
Mentre il ministro Salvini promette che l’Italia non sarà più il campo profughi d’Europa e rende chiara la sua strategia sui migranti – l’obiettivo finale è “il blocco delle partenze, non la suddivisione a livello europeo”- si moltiplicano le reazioni alle decisioni del governo.
Lo scrittore Sandro Veronesi dalle pagine del Corriere della Sera, invita tutti alla mobilitazione: “mettiamo i nostri corpi sulle navi che salvano i migranti”, appello ripreso da Saviano che replica “basta mezze frasi, basta silenzio, mettiamoci corpo e voce”. Il dottor Bartolo, intervistato dal Guardian invece, racconta le sue esperienze di medico a Lampedusa e invita tutti ad abbattere il muro dell’indifferenza che ci fa dimenticare le torture di chi scappa dalla Libia.
Anche l’Osservatorio Solidarietà interviene sul caso della Diciotti, lanciando una petizione al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per chiedere: “che la pietas, la giustizia, l’inviolabilità dei diritti fondamentali e del principio di separazione dei poteri continuino a essere la base della nostra vita democratica di cittadini“.
Le navi delle Ong vedranno l’Italia solo in cartolina. Qualcuno ha preso alla lettera le parole di Salvini, e ha deciso di inondare il Viminale con 1o mila messaggi dalle maggiori località turistiche italiane: sono i giovani creativi di “Solo in cartolina – estate 2018”, campagna di denuncia contro le morti in mare lanciata per raccontare ciò che succede al largo delle coste italiane.
Intanto, mentre il Guardian ricorda l’opposizione del clero italiano alle politiche di intolleranza – dal cartello di Don Formenton contro i razzisti, alle magliette rosse di Don Ciotti – il Comboniano Padre Zanotelli ha proposto un digiuno a staffetta e un presidio davanti al Parlamento, per protestare contro le politiche migratorie.
Infine una notizia da Malta, dove il blocco ingiustificato del Moonbird ha scatenato le proteste contro il primo ministro Muscat – fermarel’assistenza alle operazioni di salvataggio è un atto abusivo e illegale, sostengono.
3. Porti chiusi, sgomberi, magliette rosse: le proteste della settimana
Aprire i porti, fermare la criminalizzazione dei soccorsi, ricordare che salvare vite in mare è un dovere: queste le richieste degli attivisti che si sono incatenati davanti agli ingressi del Ministero dei Trasporti. I manifestanti chiedevano di incontrare il Ministro Toninelli, ma sono stati allontanati dalle forze dell’ordine. Forze dell’ordine che il giorno seguente hanno fatto irruzione nel centro Baobab, identificando i migranti presenti, portando in questura 35 ragazzi per ulteriori accertamenti e alimentando il dubbio di un imminente sgombero.
E uno sgombero è avvenuto poco distante, in via Scorticabove. Ai ragazzi sudanesi, residenti della struttura da più di dieci anni, non è stata proposta soluzione alternativa al dormire in strada. Intanto Valerio Cataldi, uno dei giornalisti del servizio pubblico che hanno indossato la maglietta rossa – e per questo minacciati di misure punitive – spiega il suo gesto di empatia: dalla Thailandia al Mediterraneo, faccio il tifo per la vita.
È vero, indossare una maglietta rossa significa schierarsi, significa scegliere di stare da una parte: dalla parte dell'umanità.
Solidarietà ai colleghi di #rainews24@USIGRai @BeppeGiulietti @AntDiBella @vditrapani @s_corradino @AngiKappa pic.twitter.com/c6IauPAuQX— valerio cataldi (@valerio_cataldi) July 8, 2018
4. Ong-scafisti: legame acclarato o opinione di chi scrive?
Ha creato non poche perplessità, l’editoriale di Marco Travaglio direttore del Fatto Quotidiano, secondo cui il legame tra ong e scafisti sarebbe “acclarato e addirittura rivendicato dalle interessate” . Legami coi trafficanti, pull factor, aumento delle morti nel Mediterraneo – alle tante accuse mosse dal giornalista a chi presta soccorso in mare, ha risposto con un approfondito lavoro di fact-checking Annalisa Camilli su Internazionale.
A chi come Diego Bianchi chiedeva da chi fosse acclarato, invece, Travaglio ha voluto replicare con un nuovo editoriale: le prove del rapporto ong-scafisti si troverebbero nelle inchieste di tante procure italiane. Replica che per Philip di Salvo su Vice, evidenzia la poca competenza specialistica di Travaglio sulla questione.
5. A Monfalcone un limite agli studenti stranieri nelle scuole
A settembre, 60 bambini di Monfalcone non entreranno a scuola con i loro compagni italiani. Sono i figli nati da genitori stranieri residenti nel comune friulano – in larga parte operai del locale stabilimento Fincantieri. A deciderlo il sindaco della Lega Annamaria Cisint, che ha imposto nelle scuole cittadine un tetto massimo di presenza non italiana al 45%.
6. Protezione Umanitaria: le reazioni alla circolare Salvini
Le principali associazioni umanitarie italiane non hanno dubbi, la Protezione Umanitaria, non solo è un diritto, ma è uno strumento che garantisce inclusione, legalità e sicurezza. La stretta sulle modalità di concessione, paventata dal Ministro degli Interni, andrebbe nella direzione di aumentare l’irregolarità, bloccando percorsi di integrazione già avviati da tempo, sottolinea il CIR- Consiglio italiano dei Rifugiati.
Intanto, in visita alla baraccopoli di Rosarno, Salvini insiste: “Resta solo chi in regola”
7. Per Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, le narrazioni tossiche provocano sofferenze concrete
Si chiama New Walled Order ed è un rapporto molto interessante della Croce Rossa Internazionale, che mette in guardia dalla criminalizzazione della solidarietà. Fra narrazioni tossiche ed effettive modifiche legislative – “barriere formali e informali”, si legge nel rapporto – si sta già concretamente restringendo l’accesso a servizi di base come cure mediche, assistenza psicologica e beni di prima necessità. Il rapporto chiede anche ai governi di separare nettamente l’accesso delle persone vulnerabili ai servizi pubblici dal lavoro delle forze dell’ordine sull’immigrazione.
8. Il New York Times va a Macerata
Da alcuni mesi gli occhi della stampa internazionale sono puntati sull’Italia a causa delle tensioni nel discorso sull’immigrazione. Non sorprende dunque che il New York Times abbia mandato il suo inviato Jason Horowitz a Macerata, il luogo dell’attentato di Luca Traini contro un gruppo di migranti, a cercare di comprendere come mai l’opinione pubblica del posto abbia radicalmente cambiato idea sull’accoglienza ai migranti. A febbraio eravamo stati a Macerata, invece, per incontrare una delle vittime.
9. Storia di Natasha e Gabi, rifugiate transgender in Grecia
Marianna Karakoulakis, che collabora anche con Open Migration, ha pubblicato questa settimana su Deutsche Welle il frutto di un lungo lavoro per conoscere la storia di due rifugiate transgender nella sua città, Salonicco, dove una sentenza pionieristica ha permesso loro di cominciare a rifarsi una vita.
10. Le nuove rotte sempre più trafficate
Mentre tutti gli occhi sono puntati sul Mediterraneo, Frontex ammette che la rotta spagnola si sta facendo sempre più trafficata. Intanto la nuova rotta balcanica – un adattamento seguito alle forti restrizioni alle frontiere di Ungheria e Serbia – è più frequentata che mai, e con durissime difficoltà – ecco il reportage di Federico Annibale per Il Salto.
Foto di copertina via Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili