1. Un’Italia frammentata: la ricerca More in Common per capire “il centro ansioso”
Un’Italia che mostra maggiore rifiuto per le élite che per i migranti. Che condanna le politiche migratorie ma riconosce l’accoglienza come valore fondamentale. Insomma, un’Italia frammentata: è proprio questo il titolo della ricerca di More in Common (commissionata con Social Change Initiative e realizzata da Ipsos Italia) che suddivide la popolazione italiana identificando ben sette segmenti. Si tratta di una ricerca che è stata già condotta in Germania, Francia e Olanda: nessuno degli altri paesi mostra però un quadro altrettanto sfaccettato. Nonostante l’idea diffusa che l’immigrazione sia un male per il paese, una parte significativa degli italiani prova sentimenti di solidarietà ed empatia per gli stranieri, scriveva Antonella Napolitano lo scorso aprile, presentando i primi risultati della ricerca.
“Gli italiani sembrano un popolo più frustrato dalla cattiva gestione dei flussi, che ostile agli stranieri in sé (il 72% sostiene il diritto di asilo, il 61% teme un aumento del razzismo). Quanto meno una quota importante dell’opinione pubblica (48%) non è pregiudizialmente né a favore né contro l’immigrazione. […] Gran parte degli italiani nel mezzo, smarriti, divisi e preoccupati”, scrive Federico Fubini sul Corriere.
La ricerca complica la narrazione sull’Italia, commenta Rachel Donadio sull’Atlantic: “lo studio dipinge un quadro dell’Italia come una società frammentata in cui l’impulso morale di accogliere lo straniero si scontra con l’instabilità economica, la sensazione che l’Unione europea non abbia aiutato l’Italia a misurarsi con quasi mezzo milione di immigrati arrivati negli ultimi anni, e la sensazione diffusa tra molti italiani che non si sentono più a casa nel proprio paese.”
Today More in Common is releasing a groundbreaking study of #Italy's attitudes towards #populism, national identity and #immigration, undertaken with @IpsosItalia. Some surprising findings: Italians are pro-migrant and anti-immigration. Here's my key takeouts: /1 pic.twitter.com/ONwYmBEN0e
— Tim Dixon (@dixontim) July 30, 2018
2. Aquarius riprende il mare, meglio attrezzata e pronta anche a disobbedire
Nuova dotazione, più rifornimenti, un trasporto dignitoso per eventuali salme, un diario di bordo pubblico in cui rendere conto di ogni movimento. La nave Aquarius operata da SOS Méditerranée con Msf ha ripreso il mare da Marsiglia il 1° agosto, e con una lettera aperta firmata da 500 esponenti della società civile si dichiara pronta anche a disobbedire se gli ordini che riceve in mare non fossero conformi alla legge. Eleonora Camilli è stata per noi su Aquarius quando era ormeggiata a Marsiglia e ci racconta come l’equipaggio si prepara a questa nuova missione in uno scenario completamente mutato.
UPDATE: The #Aquarius has left the port of #Marseille and will spend the next 3-4 days travelling to the international search & rescue zone in the Central #Mediterranean. pic.twitter.com/R1jtDA3JOZ
— MSF Sea (@MSF_Sea) August 1, 2018
3. La Sarost 5 finalmente accolta in Tunisia
Come vi avevamo raccontato la settimana scorsa, i 40 migranti a bordo della nave di proprietà di una società di estrazioni petrolifere erano partiti dalla Libia l’11 luglio ed erano stati recuperati il 16 luglio, dopo cinque giorni trascorsi senza acqua né cibo a bordo di un peschereccio finito in avaria. Italia, Malta e la stessa Tunisia si erano tutte rifiutate di accogliere la Sarost 5. I migranti hanno dovuto aspettare altre due settimane prima di poter sbarcare a Zarzis. La notizia dello sbarco è stata data da Perrine Massy, giornalista di Radio France International. La Tunisia non ha una legge sull’asilo.
4. Una nave italiana obbedisce alla Libia riportandovi un gruppo di migranti, anche se farlo per lei è illegale
Lunedì, la nave Asso 28, che opera anch’essa per una piattaforma di estrazione (gestita dall’Eni), mentre si trovava sul limite fra la neonata Sar libica e le acque internazionali, è stata contattata dalla Guardia costiera libica perché aiutasse 101 migranti a bordo di un gommone. La collaborazione è avvenuta in modo molto simile a quando il comando italiano affida i salvataggi a navi commerciali, distribuendo i compiti. Ma con una grande differenza: la Guardia costiera libica, che ha fatto anche salire un proprio agente a bordo della Asso 28, non porta i migranti in un porto sicuro, come prevedono la normativa internazionale e la Convenzione di Ginevra (sottoscritta dall’Italia ma non dalla Libia), bensì li respinge riportandoli nei famigerati campi di detenzione in Libia. Da qui l’ambiguità di una nave italiana che di fatto, collaborando con la Guardia costiera libica, attua un respingimento che per l’Italia è reato, mettendo in luce la contraddizione dei respingimenti italiani per procura.
Inizialmente, a denunciare l’accaduto è stata l’Ong spagnola Open Arms (la cui nave avrebbe poi salvato 87 persone in mare giovedì), ma è arrivata poi la conferma dall’armatore dell’Asso 28. A esprimere forte preoccupazione per l’accaduto è stato fra l’altro anche il Garante nazionale per i diritti delle persone detenute.
Lorenzo Cremonesi si è imbarcato per 48 ore sulla fregata Fasan della Marina Militare per il Corriere della Sera. Il comandante gli ha raccontato che molti respingimenti adesso avvengono già sulle coste libiche, di fatto bloccando le partenze, e che “l’emergenza è finita”, anche se la Fasan, incontrando un gommone oggi, continuerebbe a soccorrerlo e portarlo in Italia.
Intanto Vanessa Tomassini ha intervistato il comandante delle motovedette della Guardia Costiera libica, Abu Ajila Abdelbari. Fra molte espressioni colorite con cui questi risponde alle accuse di respingimento, emergono anche alcune cose interessanti, come la netta separazione tra forze di mare e forze di terra in Libia, che rende molto ambiguo individuare i movimenti dei gommoni alla partenza. Abu Ajila fa riferimento anche alle milizie Rada, del cui ruolo ci aveva parlato Nancy Porsia qui. E il 1° agosto Ispi ha pubblicato un nuovo rapporto di Arturo Varvelli e Matteo Villa sul ruolo delle milizie in Libia nello scenario mutante delle misure contro i migranti. Intanto, l’Unhcr in Libia ha pubblicato le cifre dei migranti e richiedenti asilo che ha registrato su suolo libico: a fronte di partenze quasi bloccate, sono attualmente più di 54 mila, di cui quasi 10 mila registrati soltanto quest’anno.
UNHCR facts: 54,416 refugees and asylum seekers are registered with us in Libya – 9,838 registered in 2018 alone @Refugees pic.twitter.com/rnFYrYxTFi
— UNHCR Libya (@UNHCRLibya) August 5, 2018
5. Sea Watch è in regola ma non le permettono di ripartire, mentre nel 2018 sono già morte 1500 persone
Giovedì l’Ong Sea Watch ha comunicato di essere stata dichiarata in regola nell’ispezione di bandiera dal governo olandese, che l’ha comunicato ufficialmente a Malta. Nonostante questo, denuncia l’Ong, alla nave continua non essere permesso di lasciare Malta per riprendere il mare.
Tutto questo mentre – a fronte di sempre meno arrivi nei porti italiani, come racconta Vita – le persone che sono morte nel 2018 cercando di attraversare il Mediterraneo sono già 1500.
6. Il ministro Salvini è stato denunciato per diffusione di idee fondate sull’odio etnico o razziale
Migliorare le condizioni delle popolazioni africane, perché la migrazione sia una scelta, un’opportunità, e non un obbligo. A chiederlo è Mario Raffaelli, presidente di Amref – Ong presente e attiva in Africa da anni – che dalle pagine di Repubblica rivendica lo slogan Aiutiamoli a casa loro: “aiutarli a casa loro non vuol dire chiudere i porti ed erigere muri, anzi…“. Ed è proprio per impedire la chiusura dei porti e la politica dei respingimenti che alcune tra le più importanti organizzazioni umanitarie italiane hanno inviato una lettera al Presidente della Repubblica, al Governo e al Comandante Generale del Corpo delle Capitanerie di porto per denunciare le “gravi violazioni delle norme internazionali, europee e nazionali” di cui le autorità italiane si sarebbero rese responsabili. Tra i firmatari anche Intersos, che ha un proprio rappresentante a bordo delle navi militari italiane che incrociano nel Mediterraneo.
E mentre alla Camera – dopo l’approvazione del Senato – il voto sulla fornitura di motovedette alla Libia si annuncia più combattuto e forti sono i dubbi anche tra gli appartenenti al Partito Democratico, a Lampedusa continuano gli sbarchi: 135 nuovi arrivi solo nella notte tra il 2 e il 3 agosto. Il ministro Salvini ha affidato come sempre a Twitter la sua opinione: “Hanno sprecato soldi, tempo e fatica, verranno rimandati a casa nei prossimi giorni! In Italia si entra col permesso, la pacchia è finita”. Parole che arrivano dopo che un altro tweet è costato al ministro la denuncia dell’associazione Baobab Experience per “diffusione di idee fondate sull’odio etnico o razziale”.
Intanto nel foggiano quattro persone sono rimaste uccise e cinque ferite in un terribile scontro tra un tir e il furgone sul quale viaggiavano – tutte le persone coinvolte nell’incidente sono migranti africani impegnati nella raccolta dei pomodori; al momento si indaga per scoprire se fossero vittime del caporalato.
7. Esce il rapporto Arci su migrazione ed esternalizzazione delle frontiere
Quali sono le conseguenze quando si esternalizzano le frontiere europee nei paesi africani, intrecciando le questioni della migrazione con quelle dello sviluppo e con le misure di sicurezza? Cose pericolose. Ce lo aveva anticipato Sara Prestianni qui, e ora lo racconta un rapporto di Arci, focalizzato su Sudan, Niger e Tunisia, disponibile anche in francese e inglese.
8. La lista dei migranti che hanno perso la vita scompare da una biennale d’arte
La celeberrima lista aggiornata dei rifugiati e migranti che sono morti tentando di arrivare in Europa è scomparsa la notte del 31 luglio dalla sua installazione su un lungo muro in Great George Street a Liverpool, dove è in corso la Biennale d’arte. Lo ha denunciato la mattina dopo la stessa biennale.
We were startled to see the majority of The List removed from Great George Street this Sunday. Did you or anyone you know see something? Do you know why it has been removed?
Help us find out what happened! pic.twitter.com/3yCMoOqFow
— Liverpool Biennial (@Biennial) August 1, 2018
La lista, che oggi comprende i nomi e i dettagli noti di 34.361 persone migranti o rifugiate morte sui confini europei dal 1993 a oggi, viene compilata e aggiornata da una rete anti-discriminazione, United for Intercultural Action, che comprende più di 560 organizzazioni di tutta Europa. L’artista turca Banu Cennetoğlu, che ne ha colto la potenza espressiva, dal 2007 lavora per farla tradurre ed esporla nei luoghi pubblici.
9. La Francia adotta la nuova controversa legge sull’asilo
Nonostante le proteste della società civile, la riforma della legge sull’asilo è stata definitivamente adottata dal parlamento francese mercoledì scorso, con 100 voti a favore e 25 contrari. Voluta da Collomb e Macron con l’intenzione di velocizzare le pratiche per le domande di protezione internazionale, rappresenta un restringimento di fatto del diritto d’asilo, anche se la parte più controversa – che prevedeva la drastica riduzione del periodo a disposizione del richiedente asilo per fare ricorso contro un responso negativo – era stata stralciata dal Senato in prima lettura. La nuova legge, fra l’altro, allunga la durata massima delle permanenze nei centri di detenzione.
10. La Baviera si prepara alle elezioni rendendo più dura la vita dei migranti
Il tema dell’immigrazione continua a spostare comportamenti politici all’approssimarsi di ogni appuntamento elettorale – come abbiamo visto in queste settimane, non ne è esente nemmeno la Germania, dove fra l’altro le decisioni prese nei länder sono quasi più importanti di quelle a livello nazionale. In Baviera, dove mancano tre mesi alle elezioni, è stata restaurata la polizia di confine che non esisteva più dal 1998, ed è entrato in funzione l’“Ufficio della Baviera per asili e respingimenti” – lo racconta Andrea M. Jarach su Gli Stati Generali.
Foto di copertina via SOS Méditerranée