1. Bloccare i migranti in Libia, a tutti i costi
L’attacco della Guardia Costiera libica alla missione di salvataggio di Sea Watch di qualche settimana fa è solo l’ultimo episodio della preoccupante escalation di aggressioni da parte dei libici nelle operazioni di intercettazione dei migranti in mare – compito affidato loro da Europa e Italia, con quest’ultima ad addestrare ed equipaggiare i libici in mare. Zach Campell fa il punto su The Intercept su come il piano europeo per la chiusura della rotta mediterranea centrale dipenda dal lasciare ai libici il lavoro sporco – violenze e abusi sui migranti, in palese violazione del diritto internazionale.
2. Le responsabilità dell’Italia nei respingimenti verso la Libia
Davanti alle preoccupazioni espresse prima dal Commissario europeo per i diritti umani e poi dal Comitato Onu contro la tortura per la connivenza italiana con le violenze e i respingimenti dei libici, in sostanza la risposta del governo italiano è stata: noi non c’entriamo niente, i migranti nemmeno li tocchiamo. Ma è sufficiente il nostro supporto alla Guardia Costiera libica a consentire la violazione (indiretta) del sacro principio di “non refoulement”, spiega il giurista Paolo Biondi su Refugees Deeply.
3. Cosa c’è dietro la controversa puntata di Report sulle Ong in mare
Il 20 novembre il programma d’inchiesta di Rai3, Report, si è occupato di flussi migratori nel Mediterraneo e, soprattutto, di Ong in mare, in una puntata intitolata “Un mare d’ipocrisia”, che in pratica sostiene la tesi di un “tacito accordo” fra le Ong impegnate nel salvataggio di migranti nel Mediterraneo e i trafficanti libici di esseri umani (oltre a difendere la legittimità dell’accordo con la Libia, un accordo “brutto, bruttissimo” ma tuttavia necessario per “stoppare la deriva populista, capace di condizionare pesantemente le campagne elettorali”).
Peccato che la puntata ruotasse intorno ad affermazioni non circostanziate e video manipolati.
Da leggere a riguardo: il fact-checking di Ottavia Spaggiari su Vita, l’articolo di Nello Scavo su Avvenire (che fa il punto sulla questione dei video col finale cambiato e la smentita sugli stessi da parte di Reuters), il commento a caldo di Francesco Floris su The Post Internazionale, l’approfondimento di Altreconomia e quello di Valigia Blu su cosa c’è davvero dietro la discutibile puntata.
Report e i servizi su migranti e ONG: un mare di critiche #Report #unmarediipocrisia | @AndreaZitelli_ https://t.co/4ExTfyn4bo
— Valigia Blu (@valigiablu) November 25, 2017
4. Ecco cosa vuol dire “aiutiamoli a casa loro”
Cento milioni di euro per fermare i migranti in Libia. Soldi del fondo dell’Unione Europea per l’Africa – sostenuto anche dall’Italia – che dovrebbero servire a combattere la povertà ma vengono invece utilizzati per garantire la cooperazione degli stati africani nel blocco dei flussi migratori, come denuncia il nuovo rapporto realizzato dalla rete di ong europee Concord e Cini, raccontato dall’articolo di Lorenzo Bagnoli per Osservatorio Diritti.
5. La protesta dei richiedenti asilo di Cona
Meglio dormire per strada che nell’ex base militare e oggi centro di (mala) accoglienza di Conetta, in Veneto, ripetevano i richiedenti asilo che hanno manifestato contro le condizioni in cui sono costretti a vivere. L’articolo di Annalisa Camilli su Internazionale racconta la loro protesta.
6. Lasciare l’Africa, trovare l’Africa: viaggio nell’ex villaggio olimpico, rifugio dei migranti
Vengono sgomberati i sotterranei dell’ex Villaggio olimpico di Torino, che per anni sono stati rifugio di fortuna – allo stesso tempo casa e luogo di lavoro – per decine e decine di migranti abbandonati a se stessi. Futura News ci porta in viaggio in quei sotterranei, a sentire le storie di speranza ostinata di chi li abitava.
7. Storie di “Dublinati”
Fuggire dalla Siria, arrivare in Svezia – dopo un viaggio lungo, pericoloso e disperato – per provare a curarsi e costruirsi una nuova vita. E poi essere deportati in Italia, senza accoglienza e senza speranza. È la storia di Anas e di migliaia di altri cosiddetti “Dublinati” come lui, con la vita di nuovo rovinata da un’impronta digitale. Il reportage di Eric Reidy per Irin News.
Shot in #Syria. Escaped to #Sweden for medical care only to be deported to #Italy bc of a fingerprint and told to sleep on the street: This is Anas' story & the story of 1000s of 'dublined' asylum seekers: My latest for @irinnews
on #migration in the #EU https://t.co/GViwmbTg7b— Eric Reidy (@Eric_Reidy) November 21, 2017
8. Nessuna protezione per i rifugiati LGBTQI in Europa
Nonostante sia evidente che i rifugiati LGBTQI sono particolarmente vulnerabili – nel nostro approfondimento avevamo parlato di “doppio stigma” – l’Unione Europea non ha predisposto alcun meccanismo di protezione specifico per dare risposta ai loro bisogni. L’inchiesta di Nidzara Ahmetasevic per Irin News.
9. La vergogna incancellabile di Manus Island
Non migliora – anzi, continua a peggiorare – la situazione sull’isola di Manus, dove centinaia di rifugiati sono stati prima detenuti per anni dall’Australia in un campo offshore e poi abbandonati a se stessi. Le condizioni per le persone bloccate sull’isola sono sempre più drammatiche e a nulla sono valsi gli appelli delle organizzazioni umanitarie. L’articolo di Richard Flanagan per il Guardian e la caustica vignetta di The First Dog on the Moon su fin dove siamo disposti ad arrivare per le nostre “politiche di deterrenza”.
10. Perché è sbagliato rimandare i Rohingya in Birmania
La settimana scorsa Birmania e Bangladesh hanno firmato un accordo per dare inizio all rimpatrio dei rifugiati Rohingya verso il Myanmar, il paese da cui più di 600 mila di loro sono stati costretti a fuggire per una campagna di “pulizia etnica” (così definita dalle Nazioni Unite). Un accordo prematuro e molto rischioso, che mette ancora più a rischio “la minoranza più perseguitata al mondo”, costringendola a tornare in un paese dove non le sono ancora riconosciuti i diritti di cittadinanza – e mentre il flusso di persone in fuga ancora non si arresta (come documenta il nuovo portale dati dedicato di Unhcr). Il nostro editoriale sull’accordo, da accompagnare alla lettura di Hannah Beech sul New York Times e il reportage di Time.
The repatriation deal between Myanmar & Bangladesh to start returning Rohingya refugees at the beginning of 2018 is near-sighted, premature & very dangerous if we wish to protect the rights of this persecuted community https://t.co/pxPaRQeEJS (@HuynhJadeH) #openmigration
— Open Migration (@open_migration) November 27, 2017
In memoriam. La frontiera di Alessandro Leogrande
Mentre scriviamo, arriva la terribile notizia della prematura perdita del giornalista e scrittore Alessandro Leogrande, una persona straordinaria di grande cultura e gran cuore che con le sue inchieste e i suoi libri ci ha raccontato il mondo degli ultimi e dei deboli. Lo vogliamo ricordare riproponendo il prologo del suo libro La Frontiera, una sua intervista sulla narrazione delle frontiere con l’amica Igiaba Scego per Il Libraio, il ricordo di Christian Raimo su Internazionale. Ciao Alessandro.
Foto di copertina: Paolo Cuttitta (CC BY 2.0).