1. Lezioni dalla Libia / 1
L’orrore della Libia – coi suoi moderni mercati di migranti schiavi a cielo aperto – è sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. E quell’orrore ci dovrebbe indurre a una riflessione sull’evidente inadeguatezza delle politiche europee nel paese africano: è necessario abbandonare l’approccio perennemente emergenzialista e iniziare a riflettere su misure di lungo termine che siano in grado di offrire una verarisposta alla situazione. L’articolo di Simon Mcmahon per Conversation.
2. Lezioni dalla Libia / 2
Anche l’editoriale di Nanjala Nyabola per Irin News ci invita a prendere atto delle lezioni importanti che ci insegna la Libia – su razzismo e giustizia nel contesto del sistema umanitario internazionale. Da leggere (mentre nel paese la situazione continua a precipitare).
3. Le voci degli “smugglers”
Nel suo reportage per l’Espresso Francesca Mannocchi ci offre un’altra prospettiva sulla Libia, raccontandola attraverso la voce degli “smugglers” e mettendo così a nudo la filiera, gli orrori e le complicità del business del traffico di persone.
Ibrahim, 32, smuggler in Garabulli "Nothing has changed here"he says.
And John, 24, who fled Ghana two years ago and now trapped in #Libya.
Our latest from #Libya for @espressonline pic.twitter.com/Dq3WQNQXXC— francesca mannocchi (@mannocchia) December 10, 2017
Da accompagnare al reportage di Giacomo Zandonini dal Niger, che a sua volta dà voce a un ex passeur che ha passato la sua vita a guidare migranti nel Sahara.
4. Lezioni da Lesbo / 1
Il piano europeo per risolvere la “crisi dei rifugiati” sta fallendo. È netto e inconfutabile il giudizio che Jake Halpern dà sul New Yorker dall’isola greca di Lesbo, luogo simbolo del limbo in cui stiamo costringendo migliaiadi persone con le nostre politiche del tutto inadeguate.
5. Lezioni da Lesbo / 2
A Lesbo ci sono anche Patrick Strickland per Al Jazeera e Nick Squires per il Telegraph, che nei loro reportage documentano come ancora una volta – nonostante tutto il tempo trascorso e tutti i soldi spesi – la Grecia sia del tutto impreparata all’inverno e i richiedenti asilo siano abbandonati al freddo e al gelo (in 6000 in un campo in grado di accoglierne solo 2000 persone).
E intanto da un’altra isola, quella di Chios, i giornalisti di Buzzfeed denunciano l’emergenza salute mentale (di cui avevamo già parlato relativamente all’Italia) – trattata a suon di massicce dosi di psicofarmaci.
6. Di confini si muore, anche a sei anni
Madina non aveva ancora compiuto i sei anni, quando è stata investita da un treno in corsa al confine tra la Serbia e la Croazia. Era fuggita dall’Afghanistan a inizio 2016 con la madre e i sei fratelli, dopo che il padre poliziotto era stato ripetutamente minacciato dai talebani. Con loro aveva attraversato il mare su un gommone e, dopo quasi un anno in Serbia, era finalmente riuscita a passare il confine e raggiungere la Croazia. Ce l’avevano quasi fatta, ma dopo giorni di cammino le guardie di frontiera li hanno bloccati in una cittadina di confine e rispediti indietro. E così la famiglia ha continuato a camminare e Madina, stremata, è finita su quella ferrovia. La sua terribile storia, raccontata da Emma Graham-Harrison sul Guardian (da accompagnare alla nostra serie di reportage sui morti di confine).
7. Roma: niente piano accoglienza, meno male che c’è il presidio mobile del Baobab
Roma continua a essere l’unica capitale europea senza un piano accoglienza, con la conseguenza che a rifugiati e richiedenti asilo non restano che la strada o le occupazioni abitative (perennemente a rischio di sgombero). Ad offrire aiuto ai migranti ci sono però tanti volontari, e soprattutto quelli del Baobab – che, dopo la chiusura dei locali di via Cupa, è ora un presidio mobile, gestito da volontari. E meno male che c’è almeno quel presidio, perché intanto gli arrivi degli immigrati aumentano: lo mostra un rapporto della Rete legale per i Migranti in Transito e i dati di Medici per i Diritti Umani. L’articolo di Giacomo Zandonini su Repubblica.
8. Se questo è un paese sicuro
Il nuovo Regolamento procedure dell’Unione Europea – attualmente in fase di discussione al Parlamento UE – potrebbe includere una norma per rendere più facili i respingimenti di richiedenti asilo, estendendo (ulteriormente) la nozione di “paese terzo sicuro”: in questo modo verrebbero inclusi anche paesi che non abbiano ratificato la convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati e che non abbiano adottato una legge sull’asilo. In questo modo i paesi europei potrebbero non accettare le richieste d’asilo di persone che siano anche solo transitate in questi cosiddetti paesi “sicuri”, tra cui anche la Libia (se questo è un paese terzo sicuro…). L’articolo di Annalisa Camilli su Internazionale.
9. Come la Germania vuole rispedire i rifugiati siriani nell’inferno da cui sono scappati
La guerra in Siria è lungi dall’essere finita e la situazione nel paese è drammatica a dir poco, ma un numero crescente di politici (nazionalisti) tedeschi vuole rispedire indietro i rifugiati siriani, possibilmente già dalla prossima estate – e anche contro il loro volere ( mentre già sono in corso le controverse deportazioni di afghani). Una situazione tristemente esemplificativa di come l’Europa non riesca a imparare le lezioni del passato e i rispondere davvero all’emergenza umanitaria sinora tanto mal gestita: l’articolo di Ben Traub per Foreign Policy.
A margine: la settimana scorsa è diventata virale la notizia, lanciata dall’Independent, di come la deportazione di 222 richiedenti asilo dalla Germania sia stata impedita dalla protesta di un gruppo di piloti tedeschi che si sono rifiutati di imbarcare coattivamente i passeggeri. Un articolo di The Local guarda più da vicino alla notizia per fare alcune puntualizzazioni importanti (perché, purtroppo, non c’è in realtà alcun movimento di protesta).
10. La verità, vi prego, sui rifugiati
Quanti luoghi comuni, inaccuratezze e falsità si sentono sui rifugiati: ci rubano il lavoro, sono radicalizzati, aumentano i tassi di criminalità. Questi sono solo alcuni dei tanti falsi miti sulle persone costrette alla migrazione che vengono brillantemente smontati in un video realizzato da un gruppo di creativi americani (in reazione alle politiche di Trump) e raccontato in un articolo di Fast Company. Da vedere e diffondere (magari insieme alla nostra selezione di fact-checking)!
Foto di copertina: Brainbitch (CC BY-NC 2.0).