1. L’ipocrisia dell’Europa sulla Libia
A seguito del reportage della CNN che denuncia l’esistenza di un mercato degli schiavi in Libia, il mondo ha improvvisamente preso atto degli orribili abusi a cui sono sottoposti i migranti nel paese africano. I leader mondiali si sono detti sconvolti e hanno giurato di intervenire al più presto per mettere fine alla situazione. Ma la realtà è che la situazione in Libia – dove i migranti sono sistematicamente abusati, torturati, ridotti in schiavitù, sottoposti a violenza sessuale e brutalmente uccisi – non è affatto sorprendente, ed era ben nota a tutti. Leader europei inclusi, che ciononostante hanno fatto del paese il proprio alleato fondamentale nella gestione dei flussi migratori – per ridurre gli arrivi, a tutti i costi. L’importante editoriale di Giulia Laganà per Refugees Deeply, mette a nudo l’ipocrisia dell’Europa sulla Libia. Da accompagnare all’editoriale di Karen Attiah sul Washington Post.
2. Le responsabilità dell’Europa per la situazione in Libia
Amnesty International ha accusato i governi europei di essere consapevolmente complici nelle torture e nelle violenze ai danni di decine di migliaia di rifugiati e migranti, detenuti in condizioni agghiaccianti nel paese nordafricano.
Il recente rapporto “Libia: un oscuro intreccio di collusione”, descrive come i governi europei, per impedire le partenze dal paese, stiano attivamente sostenendo un sofisticato sistema di violenza e sfruttamento dei rifugiati e dei migranti da parte della guardia costiera libica, delle autorità addette ai detenuti e dei trafficanti. Da leggere.
3. Le responsabilità dell’Italia per i respingimenti in Libia
La responsabilità per i respingimenti dei migranti in Libia è davvero soltanto della guardia costiera libica? Nonostante i ripetuti tentativi dell’Italia di prendere le distanze da quanto avviene in alto mare, pare sempre più difficile negare la connivenza con le azioni dei libici. L’approfondimento di Paolo Biondi per Border Criminologies.
4. Il piano dell’Italia sui respingimenti in mare (e il passo indietro della Libia)
Nonostante le crescenti preoccupazioni sulla Libia e i respingimenti dei migranti in mare, l’Italia parrebbe avere un piano ambizioso: delegare completamente i “salvataggi in mare” (se così si possono chiamare) alla guardia costiera libica entro i prossimi tre anni. Intanto, però, è arrivata la notizia che la Libia rinuncia ai soccorsi in mare al di fuori delle acque territoriali: il dietrofront di Tripoli è infatti stato comunicato all’Organizzazione marittima internazionale la scorsa settimana. L’esclusiva di Steve Scherer e Aidan Lewis per Reuters e quella di Nello Scavo su Avvenire (da accompagnare con l’articolo di Ottavia Spaggiari per Vita).
5. Il (primo) caso che porta in tribunale il decreto Minniti sull’immigrazione
Dalla Libia e l’orrore dei suoi campi di detenzione è passato anche il protagonista del caso che ora porta in tribunale il decreto Minniti sull’immigrazione. Il giovane uomo è poi riuscito a scappare, attraversare il Mediterraneo e arrivare in Italia, dove ha presentato richiesta d’asilo. Ma la commissione territoriale prima e il tribunale di Napoli poi hanno però ritenuto “le vicende occorse in Libia o in qualsiasi altro stato diverso da quello di provenienza e in cui il richiedente asilo debba essere rimpatriato sono irrilevanti agli effetti delle domande di asilo”. Il tribunale napoletano, peraltro, ha deciso senza ascoltare la testimonianza del richiedente e senza nemmeno far uso della videoregistrazione dell’udienza davanti alla commissione (come previsto dal decreto Minniti-Orlando sull’immigrazione). E così ora gli avvocati dell’Associazione studi giuridici per l’immigrazione stanno portando il caso – definito “emblematico” del malfunzionamento del decreto Minniti-Orlando – davanti alla Cassazione. L’articolo di Annalisa Camilli per Internazionale.
6. Al freddo e al gelo / 1: i migranti sotto la neve ai confini d’Italia
Le Alpi occidentali sono uno storico luogo di passaggio (a partire da Annibale e i suoi elefanti, più di duemila anni fa). Per i migranti contemporanei, però, le montagne d’Italia sono più simili a un muro. Come avviene in Val di Susa e a Bardonecchia, il comune più occidentale d’Italia, divenuti nell’ultimo anno luogo di transito sempre più rilevante. In inverno, però, la traversata da Bardonecchia alla Francia attraverso il Colle della Scala diventa un’impresa quasi impossibile date le condizioni meteo. Nonostante questo, in questi primi mesi freddi il transito di richiedenti asilo attraverso Bardonecchia non si è affatto azzerato e, di conseguenza, anche gli incidenti dovuti alle difficoltà del clima sono in aumento. Il reportage di Radio Beckwith e l’articolo di Lodovico Poletto sulla Stampa.
7. Al freddo e al gelo / 2: i migranti abbandonati a Calais
Non è del resto migliore la situazione dall’altra parte del confine. A Calais, i migranti e richiedenti asilo si trovano ad affrontare condizioni di vita disperate con l’arrivo del grande freddo – anche in conseguenza delle azioni della polizia francese, che frequentemente confisca e/o distrugge i pochi beni (tende, sacchi a peli, vestiti) dei profughi per scoraggiarli a restare nella zona. L’aggiornamento di Human Rights Watch.
8. L’Europa si spacca sulle quote per i migranti
A Bruxelles i leader europei si sono riuniti per il Consiglio europeo, dove sono emerse le grandi divisioni tra i paesi dell’est Europa e gli stati fondatori dell’Unione europea sulla questione immigrazione e asilo.
A dividere è soprattutto il principio di redistribuzione dei richiedenti asilo attraverso un sistema di quote obbligatorie, previsto dalla riforma del regolamento di Dublino (appena approvata dal parlamento europeo e che ora dovrà passare appunto in Consiglio). E se in Consiglio a prendere apertamente posizione contro il sistema delle quote – allineandosi sulla posizione del presidente del Consiglio Donald Tusk – sono stati soltanto Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca, allo schieramento ora si aggiunge anche l’Austria, che è divenuta il primo paese dell’Europa occidentale con un governo apertamente anti-immigrati.
Il punto sulla situazione europea nell’articolo di Annalisa Camilli per Internazionale e l’approfondimento di Matthew Karnitschnig per Politico sull’Austria.
9. Le migrazioni non si possono fermare
Intanto, nella giornata internazionale dei migranti il Commissario europeo per le migrazioni Dimitris Avramopoulos firma un importante editoriale su Politico: le migrazioni non si possono fermare, ed è ora che l’Europa inizi a costruire le proprie politiche di conseguenza.
10. Il genocidio dei Rohingya
Un caso di scuola di pulizia etnica, l’hanno definito le Nazioni Unite. Ma quello che sta succedendo ai Rohingya in Birmania è ancora più grave: un vero e proprio genocidio, che non abbiamo il coraggio di chiamare col proprio nome. Lo spiega l’editoriale di Nick Kristof per il New York Times. Da accompagnare al report quantitativo di Xchange, all’approfondimento della nostra Corallina Lopez Curzi per Rights Info e al nostro editoriale su quanto è sbagliato parlare di rimpatriare i rifugiati Rohingya dal Bangladesh alla Birmania.
Bonus: il nuovo portale dell’IOM dedicato ai dati sulle migrazioni
Il centro per l’analisi dei dati sulle migrazioni globali dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (IOM) ha lanciato un nuovo portale che raccoglie e illustra tutti i dati disponibili sull’argomento. Una risorsa preziosa da esplorare.
Foto di copertina: Brainbitch (CC BY-NC 2.0).