1. Global Compact: oggi non ci sarebbe nessuna Convenzione di Ginevra
Che fine hanno fatto i global compact su migranti e rifugiati che dovevano uscire dal Summit Speciale delle Nazioni Unite tenutosi a settembre a New York? Incapaci di trovare una mediazione in vista dell’evento, gli stati avevano optato per una semplice dichiarazione di intenti ma senza impegni concreti, fissando la scadenza per i global compact a fine 2018. Sarnata Reynolds racconta su Open Democracy come stanno andando i negoziati, affermando che oggi una convenzione come quella di Ginevra non verrebbe mai firmata.
2. CIE: cambia il nome ma non la sostanza?
D’ora in poi – secondo il decreto Minniti – dovranno essere chiamati Centri di permanenza per il rimpatrio (CPR) e sorgeranno in ogni regione. Saranno “tutt’altra cosa rispetto ai Cie” assicura il ministro dell’interno. E durante l’audizione davanti alla commissione diritti umani del Senato dello scorso 21 febbraio ha chiarito che serviranno per trattenere gli stranieri irregolari “che rappresentano un rischio per la sicurezza del paese”. Intanto le donne rinchiuse nel CIE di Ponte Galeria (Roma) ci raccontano un’altra storia. Il reportage di Annalisa Camilli per Internazionale.
3. Immigrazione e merito: dati veri per conclusioni false
Parlando al Congresso, il presidente Trump ha detto che avrebbe portato indietro milioni di posti di lavoro, imponendo un sistema di immigrazione basato sul merito, simile ai modelli impiegati da Canada e Australia. Lo dice citando un rapporto (vero) dell’Accademia Nazionale delle Scienze che in realtà trae la conclusione opposta, in quanto ritiene che “i lavoratori immigrati hanno poco o nessun effetto negativo sui salari o livelli di occupazione complessivi dei lavoratori nativi.” Il fact-checking di Think Progress.
4. UE in Niger: meno migranti che transitano o meno migranti contati?
Il Niger è un paese di transito chiave per i flussi di migranti e rifugiati verso il Mediterraneo. I dati di IOM dello scorso dicembre dimostrano una drastica riduzione del numero di transitanti nella parte nord del Paese africano. E vengono subito usati dalla UE per dimostrare l’efficacia della sua politica di partenariato finalizzata a ridurre i flussi e combattere i trafficanti. Peccato che quei dati non siano corretti. Lo rivela in esclusiva Irin news.
5. Offrire cibo minaccia la sicurezza e l’ordine pubblico?
Così la pensa Natacha Bouchart, sindaco di Calais, dichiarando che impedirà alle organizzazioni di distribuire cibo al crescente numero di persone che stanno ritornando nella città dopo la chiusura del campo chiamato “Giungla” qualche mese fa. Il racconto del Guardian.
6. Deportare solo “gli irregolari” criminali? Non proprio.
Il presidente Trump afferma di deportare solo immigrati irregolari che hanno commesso crimini. Un reparto speciale del Dipartimento di Sicurezza Interna chiamato VOICE (Victims of Immigration Crime Engagement) ha ora il compito di registrare i crimini commessi dagli “illegals” e assistere le vittime. I dati dicono un’altra cosa e dimostrano che gli immigrati irregolari non hanno un tasso di criminalità superiore al resto della popolazione. Anzi. Il pezzo di The Intercept.
7. Deportation machine
La capacità di rendere effettivi i rimpatri sta entrando al centro del dibattito in molti Paesi. Se Trump sta mettendo in pratica le promesse elettorali, la Germania si prepara alle elezioni di settembre sul cui esito giocheranno un ruolo chiave immigrazione e asilo. The Economist mette a confronto Stati Uniti e Germania.
8. Anche il Canada ha un “immigration ban”…
Nonostante stia cercando di mostrarsi al mondo come un esempio di paese accogliente verso i rifugiati, il sistema di asilo canadese a binari paralleli – se non adeguatamente riformato – rischia di perpetrare ingiustizie e discriminazioni, in particolare per le popolazioni rom che fuggono da persecuzioni nei loro paesi di origine. Ne parlano Dafina Savic e Debbie Folaron su Al Jazeera.
9. Il modo più difficile per entrare negli Stati Uniti? Chiedere asilo politico.
Un percorso burocratico lungo, selettivo e molto impegnativo. Nonostante l’accusa, da parte della nuova amministrazione americana, di essere un sistema che non funziona e mette a rischio la sicurezza nazionale. Un ex dipendente del Dipartimento Immigrazione lo racconta per il Washington Post.
10. Relocation ferma all’8%
Non ci sono più scuse ha detto la Commissione UE. I Paesi membri hanno accettato meno del 10% dei 160mila rifugiati che avrebbero dovuto accogliere dall’Italia e dalla Grecia. L’articolo di The Guardian.
Immagine di copertina via Fibonacci Blue (CC BY 2.0)