1. SPRAR, la via italiana all’accoglienza
Più di 25mila posti, in aumento, ma non ancora abbastanza (e distribuiti in maniera diseguale sul territorio): ecco a che punto è il Sistema per la Protezione di Richiedenti Asilo e Rifugiati, modello di accoglienza in Italia, nella fotografia del rapporto 2015 presentato pochi giorni fa.
Ma c’è ancora tanto da fare per rafforzare e diffondere il modello – e, per questo, sono necessari incentivi per i Comuni che aderiscono. Il punto di Giacomo Zandonini per Repubblica sui dati emersi dal rapporto annuale (a cui anche noi abbiamo dedicato un approfondimento).
2. Le ferite invisibili e ignorate dei profughi in Italia
Il sistema di accoglienza italiano non è preparato a fornire alcuna forma di assistenza psicologica ai migranti e ai richiedenti asilo – spesso vittime di tortura e altri terribili abusi – che sono ospitati dai centri e soprattutto nei CAS – al momento il principale sistema di accoglienza dei profughi in Italia (con tutti i limiti di un sistema spiccatamente emergenziale). Ne scrive Annalisa Camilli per Internazionale.
3. I paesi più ricchi del mondo danno le spalle alla crisi.
Stati Uniti, Cina, Giappone, Germania, Francia e Regno Unito: sono le sei nazioni più ricche del mondo, eppure non ospitano nemmeno il 9% dei profughi (si parla di poco più di 2 milioni di persone accolte in tutto). In compenso, più della metà dei richiedenti asilo e rifugiati al mondo (quasi 12 milioni) trovano ospitalità in paesi come Giordania, Turchia, Palestina, Pakistan, Libano e Sud Africa – che insieme non rappresentano nemmeno il 2% del PIL mondiale.
L’approfondimento del Guardian sul nuovo rapporto di Oxfam che denuncia la profonda ineguaglianza della distribuzione dell’accoglienza a livello globale.
4. I rifugiati e la paura del terrorismo
Un recente studio rivela che molti europei credono che l’arrivo di profughi nei propri paesi aumenti il rischio di attentati terroristici: nella maggior parte dei paesi oggetto d’indagine, più del 50% dei rispondenti dichiara infatti di vedere un nesso causale tra numero di arrivi e attentati. L’articolo di Refugees Deeply.
5. La vera emergenza sono i morti in mare
Siamo solo a metà dell’anno, eppure il 2016 si prospetta già come una delle annate peggiori per quanto concerne il numero dei morti in mare: più di 3000 hanno perso la vita nelle acque del Mediterraneo in questi primi sei mesi (quasi un raddoppiamento rispetto al numero dell’anno scorso, 1800). Una conseguenza del fatto che sempre più profughi rischiano la propria vita nel tentativo disperato di raggiungere l’Italia, secondo l’articolo di Quartz (da leggere insieme all’approfondimento di Refugees Deeply – che racconta quanto è difficile condurre missioni di salvataggio in mare).
6. La Grecia è una prigione
Un bel reportage di Al Jazeera English offre uno spaccato sulla vita delle migliaia di profughi bloccati in Grecia, dove il sistema di accoglienza e asilo è al collasso e le condizioni di vita sono peggiori che in carcere.
7. L’urlo inascoltato di Lesbo
Il reportage da Lesbo di Daniele Biella per Vita racconta la situazione sull’isola greca, dove i profughi continuano ad arrivare (i turisti, un po’ meno – come racconta Vice) e la loro accoglienza è rimessa al duro lavoro dei volontari.
Qui, un vero e proprio cimitero di decine di migliaia di giubbotti di salvataggio ammassati uno sopra l’altro sbatte in faccia a tutti le dimensioni del fenomeno: “Tutti dovrebbero venire a vedere questo posto. È assurdo, e se ti metti a fare il calcolo della spesa che ogni persona ha dovuto sborsare per un giubbotto – almeno 100 dollari – e un passaggio – dai 500 dollari in su – impazzisci, perché ti rendi conto del guadagno dei trafficanti. Poi pensi a quante di queste persone sono rimaste senza vita in mare, e sprofondi” racconta un volontario.
8. È ora di dire basta ai respingimenti in Turchia, che non può essere considerata un paese sicuro
La situazione in Grecia è insostenibile, ma in Turchia (soprattutto dopo il fallito colpo di stato) le cose stanno ben peggio. L’analisi di Middle East Monitor su perché è davvero ora di dire basta all’accordo con Ankara e cessare immediatamente i respingimenti di profughi verso la Turchia – che non può davvero essere considerata un paese sicuro.
9. L’accoglienza degli inglesi
Mentre il governo inglese è occupato a discutere le modalità dell’uscita dall’Unione Europea – e il risultato di Brexit è stato motivato dal timore popolare di una invasione di profughi – i comuni cittadini continuano a farsi carico dell’accoglienza ed integrazione dei tanti richiedenti asilo e rifugiati di cui il sistema non si prende cura.
Storie di accoglienza casalinga, raccontate da Al Jazeera English.
10. Ventimiglia come Calais? Un campo d’accoglienza temporaneo al confine con la Francia
“L’ingresso sembra quello del centro di Calais, giura chi è già andato a vederlo da fuori”.
Tiziana Barillà scrive per Left del nuovo “centro di accoglienza temporanea” (tipologia di struttura non prevista e disciplinata dalla legge italiana), che è stato aperto ad appena 5 chilometri dal centro di Ventimiglia e dove troveranno ospitalità 180 migranti uomini senza documenti.
(FOTO DI COPERTINA: Mustafa Khayat / Flickr Creative Commons)