1. La conta drammatica dei morti in mare
20% di morti in più rispetto all’anno passato: continua a peggiorare il bollettino dei dispersi e dei morti nel Mediterraneo. Come riporta Patrick Kinglsey sul Guardian, solo la scorsa settimana settimana sono stati 240 i migranti morti in mare e 130 i dispersi.
2. Diritto di asilo: l’Italia è “una fabbrica di clandestinità di stato”
Il nuovo rapporto sulla protezione internazionale di Anci, Cittalia, Fondazione Migrantes e Rete centrale Sprar fa il punto sulla situazione per quanto concerne il diritto d’asilo in Italia. Dove ci sono meno arrivi, ma – a causa della parziale chiusura delle frontiere dello spazio Schegen – sempre più richieste d’asilo e, soprattutto, sempre più dinieghi. Inoltre, la mancanza di canali d’ingresso legali e l’impossibilità di una successiva regolarizzazione per quanti già entrati, hanno aumentato la pressione sul sistema d’asilo italiano, contribuendo a creare quella che il rapporto definisce “una fabbrica delle clandestinità di stato”.
L’articolo di Internazionale.
3. Io viaggio da solo: storie di minori stranieri non accompagnati in transito
Sono migliaia e migliaia (almeno 20.000 secondo le stime del Viminale) i minori sbarcati in Italia da soli nel 2016. Il reportage di Angela Caponnetto per RaiNews24 racconta il viaggio di alcuni di loro: un gruppo di adolescenti in transito per Roma, completamente abbandonati dalle istituzioni e aiutati soltanto dalle organizzazioni umanitarie e dai gruppi di volontari (come il presidio Baobab, di nuovo sgomberato questa settimana).
4. Il gelido limbo dei profughi in Grecia
L’inverno sta arrivando – non a Westeros, ma in Grecia, dove migliaia e migliaia di profughi sono bloccati da mesi in condizioni disperate nella estenuante attesa di vedersi riconosciuto il diritto d’asilo. Una situazione drammatica, ulteriormente complicata dagli attacchi ai campi d’accoglienza ellenici di gruppi dell’estrema destra. Il reportage del Time.
5. La dura vita dei rifugiati afghani in Serbia
Non va meglio ai rifugiati afghani in Serbia, dove le condizioni di vita sono sempre più difficili e precarie e molti sono costretti a vivere per strada o in vere e proprie discariche a cielo aperto. Il reportage fotografico di Al Jazeera.
6. Non è facile tornare a casa, se la tua casa è in Afghanistan
Se la situazione dei profughi afghani in Europa (dove sono sempre più spesso considerati “rifugiati di serie B”) è senz’altro complessa, altrettanto si può dire per quanti sono costretti a fare ritorno in Afghanistan, paese devastato dalla guerra e per molti pressoché sconosciuto.
Ne scrive Nassim Majidi su Refugees Deeply.
7. Dobbiamo davvero parlare della Siria
Lontano dagli occhi lontano dal cuore, dice l’adagio popolare. E infatti il mondo pare aver dimenticato che in Siria si sta consumando il più grave eccidio dai tempi della seconda guerra mondiale.
Per questo motivo sono importanti iniziative come quella della mostra interattiva di Medici Senza Frontiere e dello “showroom” siriano di Ikea, che mirano a riportare l’attenzione (e l’empatia) del pubblico sull’emergenza umanitaria che non vogliamo vedere.
8. Gli Stati Uniti di Trump e il bisogno di soluzioni creative per l’accoglienza
Cambia il continente, ma non lo scenario – tanto sconfortante in America quanto in Europa.
Nel post-presidenziali, a seguito alla nomina di Donald Trump a nuovo Presidente degli Stati Uniti, sono grandi le preoccupazioni per le ricadute in termini di diritti e garanzie – soprattutto per quel che concerne migranti e rifugiati. L’analisi di Elizabeth Ferris per Refugees Deeply spiega perché ora più che mai è necessario adottare un approccio creativo alla gestione della crisi umanitaria (con un ruolo importante delle iniziative private, a partire dalle “sponsorships familiari per rifugiati”).
9. Sulle migrazioni forzate, più fatti e meno stereotipi
Nel post-Brexit e post-Trump, scrive Kristy Siegfried su Irin News, è sempre più evidente che viviamo in una società “post-verità”, dove l’opinione pubblica è più facilmente condizionata da “finte notizie” e framing mediatici sensazionalistici che da dati oggettivi. Questo è soprattutto vero per le migrazioni forzate: è quindi più importante che mai provare a cambiare la narrativa del fenomeno, con più fatti e meno stereotipi. Come? Iniziando col dire che non c’è nessuna “crisi”, e che i rifugiati non pongono un rischio per la sicurezza degli stati europei.
10. Altro che crisi dei rifugiati, è una crisi dei media
Un nuovo studio analizza alcune tendenze preoccupanti nel framing mediatico del tema delle migrazioni forzate e dell’emergenza umanitaria. Più che crisi dei rifugiati, concludono i ricercatori della London School of Economics, sarebbe opportuno parlare di una crisi dei media europei.
L’articolo su Open Democracy.
IMMAGINE DI COPERTINA: Forced From Home – Medici Senza Frontiere.