1. Le parole di Draghi
Ci eravamo lasciati la settimana scorsa analizzando le sfide del nuovo esecutivo rispetto i temi da noi trattati, proprio nel suo discorso alle camere per ottenere la fiducia il Presidente del Consiglio ha dato alcune indicazioni.
“Politica europea dei rimpatri”
Draghi sposa il nuovo Migration Pact che tra le novità introduce proprio la sponsorship tra paesi Ue per i rimpatri #Draghi #fiducia #senato
— Eleonora Camilli (@EleonoraCamilli) February 17, 2021
“Sul tema della migrazione, Draghi ha parlato della “sfida” rappresentata dal “negoziato sul nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo, nel quale perseguiremo un deciso rafforzamento dell’equilibrio tra responsabilità dei Paesi di primo ingresso e solidarietà effettiva”. La questione è sempre la stessa: come modificare il Regolamento di Dublino distribuendo in maniera più equa tra Paesi di ingresso e altri Stati membri la responsabilità e la gestione dell’accoglienza. “Cruciale sarà anche la costruzione di una politica europea dei rimpatri dei non aventi diritto alla protezione internazionale, accanto al pieno rispetto dei diritti dei rifugiati”, ha aggiunto il premier”. Un passaggio, questo, spiega Giulia Belardelli sull’HuffingtonPost, “particolarmente apprezzato in campo leghista, che lo ha riassunto come più rimpatri.”
Nel discorso per la fiducia il presidente del Consiglio ribadisce però, anche la necessità di rispettare i diritti dei rifugiati, mentre non si fa nessun accenno a nuovi italiani e riforma della cittadinanza.
Proprio del tema cittadinanza parla questo articolo di Toni Ricciardi, mentre invece Filippo Miraglia riflette sulle sfide del nuovo governo, in questo articolo del Manifesto.
2. Intanto in Libia il nuovo ministro Dbeibah auspica maggiore collaborazione con l’Italia
Il nuovo premier designato libico Abdul Hamid Dbeibah, nel felicitarsi per il varo del governo di Mario Draghi, ha auspicato uno sviluppo delle relazioni con l’Italia specialmente nella gestione delle migrazioni e nell’economia. “Aspiriamo a sviluppare la nostra relazione privilegiata con la vicina Italia, con la quale condividiamo molte sfide, tra cui in particolare la gestione e organizzazione della migrazione”.
Dossier condiviso dicevamo, la gestione dei flussi migratori sarà infatti una delle principali sfide del nuovo governo libico guidato da Dbeibah. Il governo appena nominato cercherà di unire il paese e di supervisionare le elezioni di dicembre. La questione è centrale anche per Draghi che ha sottolineato che l’area del Mediterraneo allargato è “un’area di naturale interesse primario per l’Italia” quando ha presentato il programma del suo governo al Parlamento la scorsa settimana.
3. Trieste: se la solidarietà diventa reato
Questa mattina all’alba la polizia ha fatto irruzione nell’abitazione privata di Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir, nonché sede dell’associazione Linea d’Ombra di Trieste. Come scrive Eleonora camilli per Redattore Sociale, gli agenti erano alle ricerca di prove per un’imputazione di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
La Polizia ha perquisito a Trieste la sede dell'Associazione di volontariato Linea d'Ombra, attiva nel sostegno ai migranti.
Sequestrati computer e documenti. Alla base della perquisizione un'indagine con l'ipotesi di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. pic.twitter.com/eqBGEJIuXn— Tgr Rai FVG (@TgrRaiFVG) February 23, 2021
“Lorena, 68 anni, psicoterapeuta che vive a Trieste e suo marito Gian Andrea, 84 anni, professore di filosofia in pensione sono due attivisti che dal 2015 hanno messo in piedi un piccolo presidio medico all’esterno della Stazione di Trieste per offrire prima assistenza ai ragazzi che miracolosamente passavano il confine con la Croazia ma che sul corpo portavano i segni delle torture” scrive Anna Spena su Vita.
Proprio questa sembra essere la loro colpa, aver offerto un soccorso concreto alle donne e agli uomini che arrivavano a Trieste dopo aver affrontato le difficoltà della rotta balcanica.
“Siamo indignati e sconcertati nel constatare che la solidarietà sia vista come un reato dalle forze dell’ordine. Oggi, in Italia, regalare scarpe, vestiti e cibo a chi ne ha bisogno per sopravvivere è un’azione perseguitata più che l’apologia al fascismo, come abbiamo potuto vedere il 24 ottobre scorso sempre in Piazza Libertà. Condanniamo le azioni repressive nei confronti di chi è solidale, chiediamo giustizia e rispetto di quei valori di libertà, dignità ed uguaglianza, scritti nella costituzione, che invece lo Stato tende a dimenticare. Chiediamo la solidarietà di tutta la società civile, per tutte le persone attaccate perché solidali. Sarà nostra premura comunicare informazioni più precise appena ne entreremo in possesso”. Si legge nella nota diffusa dall’associazione.
4. Cosa ci dice il XXVI Rapporto sulle migrazioni 2020 dell’Ismu?
In Italia al primo gennaio 2020 gli stranieri presenti erano quasi 6 milioni, 5.923.000, su una popolazione di 59.641.488 residenti (poco meno di uno straniero ogni 10 abitanti).
Il dato è del XXVI Rapporto sulle migrazioni 2020, elaborato da Fondazione Ismu e presentato online il 23 febbraio.
Tra i dati più interessanti quelli relativi alle presenze: i residenti sono circa 5 milioni (l’85%), i regolari non iscritti in anagrafe sono 366 mila, mentre gli irregolari sono poco più di mezzo milione (517mila). Rispetto alla stessa data del 2019, la variazione degli stranieri presenti è stata del -0,7%. Tra i residenti stranieri le donne sono la maggioranza, il 51,8% (tra la popolazione italiana le donne sono il 51,2% del totale), mentre i maschi rappresentano il 48,2% del totale. I minorenni sono, invece, il 20,2% (rappresentano il 14,8% di quelli di cittadinanza italiana) e gli ultrasessantacinquenni solo il 4,9% contro il 24,9% tra gli italiani. Nel 2020 è stato registrato un calo degli irregolari: se al primo gennaio 2019 le persone prive di un valido titolo di soggiorno stimate da Ismu erano 562 mila, al primo gennaio 2020 queste sono scese a 517 mila (-8%). “Un cambiamento che si è verificato prima del provvedimento di regolarizzazione del 2020 e seppur in presenza di una nuova normativa sull’asilo che ha accresciuto la platea degli esclusi”, si legge nel Rapporto.
5. Migranti un’altra settimana di naufragi
“La Asso Trenta, cargo italiano di supporto logistico alla piattaforma petrolifera Bouri, è arrivata a Porto Empedocle stamattina (il 22 febbraio ndr) con 232 migranti a bordo; dopo una insolita rotta che l’ha spinta fino a nord di Malta per un lungo ritorno davanti il porto in provincia di Agrigento. […] Dodici ore circa dopo l’arrivo della nave erano scesi soltanto quattro emergenze sanitarie ed il cadavere che la Asso Trenta aveva a bordo. Gli altri, i naufraghi che ancora si reggevano in piedi, attendevano i tamponi per il Covid-19 prima di poter scendere a terra, anche se per poi risalire su altra nave. La Asso Trenta si trova infatti ormeggiata lungo la banchina condivisa dalla nave quarantena GNV Allegra, destinazione per i prossimi giorni delle persone soccorse al largo della Libia dal cargo battente bandiera italiana” racconta Mauro Seminara su Mediterraneo Cronaca.
La Asso Trenta non è l’unica nave ad essere sbarcata a Porto Empedocle. Anche la Vos Triton attende in rada, ma sul comportamento di questo cargo pende un interrogativo a cui tenterà di rispondere la procura di Agrigento. Come racconta in questa ricostruzione per La Stampa Fabio Albanese, Vos Triton forse avrebbe prima tentato di fare rotta verso la Libia.
AGGIORNAMENTO: ~77 persone necessitano soccorso urgente!
Durante la nostra ultima chiamata le persone a bordo chiedevano aiuto urgente. Dicono che una donna ha partorito sulla barca 2 giorni fa e la sua salute è peggiorata nelle ultime ore. Autorità non rispondono. Soccorso ORA!— Alarm Phone (@alarm_phone) February 21, 2021
Sono invece sani e salvi le 77 persone che avevano lanciato un allarme nei giorni scorsi quando si trovavano a sei miglia dalle acque territoriali di Lampedusa. Tra loro anche una donna che aveva appena partorito e il suo bambino.
6. L’impatto del Covid sulla migrazione nel Sahel
A differenza di altre regioni del mondo le restrizioni di movimento nel Sahel hanno avuto un grave impatto sui modelli di migrazione stagionale, bloccando (senza compensazione) un’importante fonte di reddito aggiuntivo per milioni di persone in tutta la regione. Uno studio, condotto da REACH, in collaborazione con la Rete Start come parte del suo Migration Emergency Response Fund (MERF), ha misurato l’impatto di queste restrizioni sulla vita dei migranti ambientali a breve, medio e lungo termine, per capire le interconnessioni tra migrazione, cambiamento climatico e COVID-19 nel Sahel e fornire ai donatori uno strumento per guidare un intervento efficace a sostegno di queste persone. La regione del Sahel è infatti un punto di vista privilegiato sul cambiamento climatico causato dall’uomo, dovendo affrontare sia un lento ma inesorabile aumento della temperatura media, sia un aumento degli shock meteorologici improvvisi ed estremi, come inondazioni e siccità. Christian Elia racconta in questo articolo per Snapshot From The Borders i risultati.
https://t.co/vcp6beQp6M
Mio articolo per #SnapshotsFromTheBorders: una ricerca analizza l'impatto della pandemia sulle migrazioni stagionali nel Sahel, regione già duramente colpita dai cambiamenti climatici pic.twitter.com/Ipa4dFzWvA— christian elia (@eliachr) February 23, 2021
7. Sempre più persone tentano di attraversare la rotta alpina
Per molte donne e uomini che tentano di raggiungere la Francia dal nostro Paese la rotta alpina, nonostante i pericoli dovuti alle temperature e alla difficoltà del percorso, resta l’unica strada possibile.
Aqil e Noushin – raggiunti da Info Migrants – sono una coppia di trentenni iraniani che si prepara ad attraversare le Alpi per raggiungere la Francia e chiedere asilo. “È un po’ stressante”, dice Aqil, mentre riposano nella città italiana di Oulx, non lontano dal confine francese. La coppia è arrivata attraverso i Balcani, ha attraversato la Slovenia e poi il nord Italia. Le Alpi sono l’ultima tappa del loro lungo viaggio come raccontavamo in questo nostro approfondimento.
“Abbiamo sentito parlare delle pattuglie della polizia [francese] sulle montagne, abbiamo un po’ paura di essere riportati in Italia”, continua Aqil. “Abbiamo vestiti caldi, li abbiamo comprati in Serbia. Andranno bene per attraversare le montagne”.
In copertina foto via Linea d’ombra/Facebook