1. Su Idy Diene, ucciso a Firenze
La notte dopo le elezioni italiane, la prima notizia importante è stata quella di un incendio appiccato alla porta di un centro di preghiera a Padova. Poche ore dopo, quella dell’uccisione di Idy Diene a Firenze. Siamo diventati, come scrive Annalisa Camilli, “un paese in cui i neri vengono uccisi per strada”? Idy Diene aveva 54 anni, veniva dal Senegal e viveva in provincia di Pisa. Era in Italia da diciassette anni. È stato ucciso il 5 marzo su un ponte, a Firenze, da un uomo italiano di 65 anni, Roberto Pirrone, con diversi colpi di pistola. La comunità senegalese è scesa in strada per protestare contro l’uccisione del loro connazionale, non la prima avvenuta a Firenze. Durante il corteo sono stati rovesciati e rotti alcuni vasi in strada, attirando la reazione del sindaco di Firenze Dario Nardella che ha condannato l’accaduto: “la protesta violenta è inaccettabile”. Alle fioriere divelte durante le proteste dedica il suo commento Giovanni De Mauro su Internazionale. Il Washington Post, nel ricostruire l’accaduto, racconta una comunità africana sotto shock a causa del nuovo omicidio e del crescente sentimento anti-immigrati. Intanto sabato pomeriggio la città di Firenze è stata attraversata da migliaia di persone che, con un partecipatissimo corteo, hanno voluto ricordare Idy Diene.
2. I risultati delle elezioni italiane e le reazioni della comunità africana
Pochi giorni dopo il voto italiano la stampa straniera riflette sul risultato elettorale. Il Guardian lo fa leggendo l’esito del voto in chiave post-Brexit: per il quotidiano inglese non ci saranno nuove uscite dall’Unione e le forze che hanno modellato il risultato elettorale – puntando sull’insicurezza economica, la disconnessione dei cittadini dalle élite al potere e la paura dell’immigrazione – sono pan-europee. The Intercept sottolinea la vittoria in Lombardia di Fontana, che aveva promesso “di difendere la razza bianca”. Questo invece il commento del New Yorker sul collasso del centro alle elezioni italiane, provocato da “recessione, austerità e immigrazione”. Anche il New York Times, questa settimana, dedica il suo editoriale principale all’Italia. Infine, sempre il Guardian, commenta la notizia paradossale dell’elezione di Toni Iwobi, primo senatore nero in Italia, nelle file della Lega, e racconta le paure degli immigrati africani che si trovano o vivono in Italia. Intanto una delegazione composta da avvocati, ricercatori e mediatori culturali della Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili, dell’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione e di IndieWatch ha visitato l’Hotspot di Lampedusa e ci racconta di condizioni di vita drammatiche e sistematiche violazioni dei diritti umani.
3. L’accordo tra Italia e Libia: qual è la situazione?
Il futuro dell’accordo Italia-Libia per trattenere i migranti è adesso molto incerto, anche se i vertici dei servizi segreti italiani sono stati rinnovati dal presidente del consiglio uscente Gentiloni. Intanto le tribù del sud, con cui il Viminale aveva stretto un fragile accordo, si sono tirate indietro e la situazione sul campo è sempre molto instabile – come testimonia l’uccisione dell’attivista per i diritti umani Intissal al Hassaeri – mentre il Fondo Fiduciario per l’Africa continua a finanziare i programmi organizzati di evacuazione di migliaia di persone detenute nei campi. Intanto il parlamento tedesco ha messo in guardia dalle violazioni del principio di non respingimento previsto dalla Convezione di Ginevra, commesse dalla Guardia Costiera libica per respingere i migranti verso il paese.
4. L’Otto marzo per le tante donne migranti
Le donne sono una componente straordinariamente importante dei flussi migratori, l’Iom racconta in questo video i numeri che le riguardano. In occasione della giornata internazionale della donna, questa la dichiarazione del capo dell’agenzia Onu per i Rifugiati, Filippo Grandi. Le donne sono anche una parte preponderante dei milioni di nuovi schiavi e vittime di tratta nel mondo. L’8 marzo abbiamo pubblicato questo resoconto di Claudia Torrisi della conferenza internazionale sulla tratta che si è svolta a Montecitorio.
5. Dati personali e migranti: misure controverse in uno squilibrio di potere
Come vi raccontavamo la settimana scorsa, in Gran Bretagna ci sono state forti critiche sulla condivisione dei dati sanitari in possesso degli ospedali, ma adesso il governo vorrebbe anche impedire ai migranti l’accesso ai dati che li riguardano. Intanto la controversa raccolta dei dati biometrici per fornire a sfollati e rifugiati un documento di identità (che l’Unhcr sta già effettuando, per esempio, in Bangladesh con i Rohingya) sta diventando una realtà anche in Uganda.
6. Stati Uniti: decine di somali denunciano maltrattamenti
Immobilizzati con catene ai polsi, alla vita e alle gambe per più di 40 ore, costretti a urinare in bottiglia, picchiati e minacciati. Decine di persone imbarcate su un volo dalla Florida per essere deportate in Somalia hanno denunciato maltrattamenti da parte del personale dell’ Immigration and Customs Enforcement.
7. Alcuni rifugiati stanno rientrando in Siria: perché?
Cos’è che spinge alcuni siriani a rientrare nel loro paese, nonostante il conflitto terribile e i pericoli da cui erano fuggiti? Lo racconta Refugees Deeply.
8. UK – Francia: cosa accade ai migranti?
In Gran Bretagna continua il braccio di ferro fra il governo e i migranti in sciopero della fame nel campo di detenzione di Yarls Wood, mentre Jean-Marc Puissesseau, che dirige il porto di Calais, ha messo in guardia i governi di Francia e Gran Bretagna sul fatto che i controlli per fermare i migranti potrebbero bloccare il trasporto su gomma.
9. “Barche e campi profughi”: servono nuove immagini per parlare di migrazione
Una bella discussione su Refugees Deeply sulla predominanza di “barche e campi profughi” nel racconto per immagini della vita migrante – e su come si può lavorare per cambiarla.
10. Sempre più venezuelani cercano rifugio in Colombia
Quelle che erano periodiche incursioni verso la Colombia di centinaia di migliaia di venezuelani in cerca di cibo e medicinali sono diventate migrazioni vere e proprie, con un aumento del 62 per cento degli immigrati registrato nella seconda parte del 2017.
Foto di copertina via Luca Perino (CC BY-NC 2.0)