1. Mediterraneo, la lotta per salvare le vite dei migranti
Il mare è calmo, ma la situazione è disperata. Nel Mediterraneo continua la lotta quotidiana delle organizzazioni non governative per portare avanti le proprie missioni di ricerca e salvataggio, grazie alle quali centinaia e centinaia di persone ogni giorno evitano la morte per annegamento: sono oltre 8000 le persone tratte in salvo nel corso del lungo weekend pasquale, molte delle quali proprio grazie all’azione delle NGO. Una lotta ulteriormente complicata dall’atteggiamento ostruzionistico delle autorità europee – Frontex in primis – che, invece di ringraziare, muovono accuse gravissime (e infondate) agli operatori umanitari. Accuse a cui questi controbattono evidenziando le responsabilità delle politiche europee per le migliaia e migliaia di morti nel nostro mare. L’articolo di Barbie Latza Nadeau per la CNN e quello di Niamh McIntyre per l’Independent.
2. Mediterraneo, dal largo della Libia a Lampedusa
Le parole a volte però non bastano, ed è per questo che Gazebo ha scelto di raccontare il dramma che si consuma tutti i giorni al largo della Libia attraverso le immagini raccolte dal giornalista Giacomo Zandonini. Inoltre, Zoro ci porta per una giornata a scoprire l’isola di Lampedusa. La puntata di #GazeboMigrante, da rivedere.
Le immagini girate il 23 marzo dal giornalista Giacomo Zandonini, al largo della Libia con la ONG Proactiva#gazebomigrante pic.twitter.com/C1XRAgYMBD
— Gazebo (@welikechopin) April 13, 2017
3. Italia, la nuova legge immigrazione che nega i diritti fondamentali
Intanto è stato convertito in legge il contestatissimo decreto Minniti & Orlando su immigrazione e asilo – e non c’è davvero niente da festeggiare: l’articolo di Annalisa Camilli per Internazionale fa il punto sul contenuto della nuova normativa ed i suoi profili di incostituzionalità (da accompagnare all’analisi di Luciano Scalettari per Famiglia Cristiana ed al nostro approfondimento).
4. Italia, la bufala dei romeni delinquenti
Ha fatto molto discutere, negli scorsi giorni, la dichiarazione del vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, secondo cui “L’Italia ha importato dalla Romania il 40 per cento dei loro criminali”. Ecco i dati che smentiscono la grossolana bufala, commentati dal presidente di Cild Patrizio Gonnella – nell’articolo di Eleonora Camilli su Redattore Sociale e nel fact-checking di Agi.
5. Francia, la valle “ribelle” che accoglie i rifugiati
Nel Sud della Francia – enclave del movimento nazionalista di Marine Le Pen – c’è un posto speciale, chiamato Val Roja, i cui cittadini si rifiutano di “lasciar morire l’umanità”. È così che in tanti si fanno carico – nonostante le difficoltà pratiche e, soprattutto, il timore delle persecuzioni legali (data la preoccupante tendenza alla criminalizzazione della solidarietà ed i tanti casi di persone considerate “colpevoli di essere solidali”) – dell’accoglienza di decine e decine di persone in movimento. Il bel reportage di Eliza Mackintosh e Edward Kiernan per la CNN.
6. Germania, un anno nel piccolo paese scelto come santuario per i rifugiati
Nell’autunno 2015 la Germania ha scelto il piccolo paesino di Sumte – abitato da appena 102 residenti – come santuario di accoglienza per quasi 800 rifugiati. Cosa è successo nei mesi successivi? Il lungo e bel racconto di Ben Mauk su VQR.
7. Europa, relocation: altro che “successo”, è un flop totale
Farebbe quasi sorridere – se non si stesse parlando del dramma di migliaia e migliaia di persone – l’ipocrisia con cui la Commissione Europea definisce un “successo” il proprio programma di relocation proprio mentre ne annuncia la (ulteriore) riduzione: dai 160.000 posti promessi originariamente nel 2015 si è infatti scesi a 33.000 – mentre i paesi europei, lungi dal fare uno “sforzo di solidarietà”, fanno a gara a chi riesce a lavarsene di più le mani. L’articolo di Nikolaj Nielsen per Eu Observer (da accompagnare con l’editoriale – di qualche tempo fa, ma tristemente attuale – di Nando Sigona).
8. Riflessioni da un campo rifugiati
Crescere in un campo per rifugiati vuol dire non ricevere un’istruzione adeguata e trovarsi senza prospettive – personali e professionali – per il futuro. Una situazione drammatica, che riguarda centinaia e centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo. Come uscirne? La riflessione di Alexander Betts, direttore del centro di studio sui rifugiati di Oxford, sull’Economist.
9. Organizzazioni umanitarie: al servizio dei rifugiati o dell’establishment?
Anche per le organizzazioni umanitarie ci sono tante difficoltà da affrontare e, nella sempre più difficile competizione per trovare fondi e affermarsi come interlocutori delle autorità, molti rischiano di perdere di vista la propria missione – e finire così a servire l’establishment piuttosto che i rifugiati. La dura riflessione di Daniel Wordsworth, CEO dell’ American Refugee Committee, su Refugees Deeply.
10. Rifugiati digitali, come i social media aiutano a trovare i familiari scomparsi
Milioni di persone in movimento, migliaia e migliaia di scomparsi durante il proprio viaggio disperato – e spesso i social media sono l’unico strumento a disposizione dei familiari per cercare di avere notizie sui propri cari. L’articolo di Eric Reidy su Wired.
Immagine di copertina: l’illustrazione di Makkox per #Gazebomigrante.