1. Italia, ma cosa vuol dire “aiutiamoli a casa loro”?
È polemica per le dichiarazioni del segretario del PD Matteo Renzi: lo scorso fine-settimana sui canali social del Partito democratico è stato postato il nuovo slogan “noi non abbiamo il dovere morale di accoglierli, ripetiamocelo. Ma abbiamo il dovere morale di aiutarli. E di aiutarli davvero. A casa loro” a firma dell’ex premier (per la precisione: trattasi di uno stralcio dal suo libro di prossima uscita). Messaggio poi rimosso a seguito dell’indignazione condivisa da molte persone sui social media (che ha suggerito una similitudine tra il Matteo – Renzi – del PD e il Matteo – Salvini – della Lega). Insomma: non solo un preoccupante cambio di linea di quello che dovrebbe essere il partito di governo, ma anche un disarmante cortocircuito comunicativo. L’articolo di Carmine Saviano su Repubblica fa il punto sulla situazione e gli approfondimenti del Post analizzano la nuova linea di Renzi sull’immigrazione e cosa vuol dire davvero “aiutiamoli a casa loro”.
2. Italia, cosa c’è di sbagliato nella minaccia di chiudere i porti alle navi dei migranti
Intanto l’Italia minaccia di chiudere i suoi porti alle navi dei migranti per costringere gli altri paesi europei ad assumersi le proprie responsabilità nel contesto della “crisi dei rifugiati” (e continuando così sulla linea della colpevolizzazione delle Ong). Una mossa rischiosa e una posizione insostenibile, che aumentano le tensioni nel Mediterraneo. L’analisi di Simon McMahon su The Conversation e quella di Francesco Floris su Osservatorio Diritti.
3. Italia, perché il monitoraggio della detenzione dei migranti è fondamentale
Mentre il Consiglio d’Europa è nel processo di elaborazione di una bozza di regolamentazione della detenzione amministrativa dei migranti, in Italia il Garante nazionale per i diritti dei detenuti e delle persone private della libertà ha pubblicato un rapporto specificatamente dedicato ai migranti trattenuti negli ex-Cie (ora Cpr) e hotspot – mettendo nero su bianco le tante criticità di una situazione complessa. Su Border Criminologies la nostra Corallina Lopez Curzi tira le somme del monitoraggio del Garante, evidenziando l’importanza di un’attenta osservazione della privazione di libertà dei migranti per evitare lo sconfinamento in abusi e violazioni.
4. Libia, la Guardia costiera all’attenzione della Corte penale internazionale
Fermare i migranti, a tutti i costi. Perciò la Libia è diventata un alleato strategico dell’Italia, al punto che ne addestriamo la guardia costiera. Una scelta rischiosa, come dimostra il fatto che la Libia è ora sotto l’attenzione della Corte penale internazionale, dopo le denunce di attacchi contro le navi di Ong e migranti.
La situazione spiegata dalla Ong Sea-Watch, che ha denunciato gli episodi di violenza.
5. Libia, “l’inferno al di là del mare”
Un nuovo rapporto – di Oxfam Italia, Borderline Sicilia e MEDU – denuncia (ancora) le brutalità all’ordine del giorno contro i migranti in Libia da parte di milizie locali, trafficanti e bande criminali, e propone un appello urgente per la revoca dell’accordo tra Italia e Libia e per un cambio di rotta della politica UE per il controllo dei flussi migratori. L’articolo di Repubblica e il punto di Osservatorio Diritti.
6. Francia, le crisi umanitarie non si risolvono con gli sgomberi
Dopo Calais, è la volta di Parigi. Qualche mese fa i bulldozer hanno distrutto la “giungla” della cittadina di frontiera francese (dove però i migranti hanno continuato ad arrivare e vivono oggi in condizioni ancora più precarie, come ci ha raccontato Emanuela Barbiroglio). Ora tocca invece agli accampamenti di fortuna della capitalel, dove sopravvivevano in migliaia – e che ci aveva raccontato Eleonora Camilli in un recente reportage: in questi giorni anche loro, per l’ennesima volta, vengono evacuati con la forza dalla polizia. Ma le crisi umanitarie non si risolvono con gli sgomberi. L’articolo di Angelique Chrisafis per il Guardian.
7. Europa, il 2017 è l’anno peggiore per migranti e rifugiati – ed è colpa delle politiche UE
Un nuovo rapporto di Amnesty International mette impietosamente in luce le responsabilità dell’Unione Europea e le sue politiche fallimentari nell’esasperare – anziché migliorare – la situazione per rifugiati e migranti. L’articolo di Sarah Wildman su Vox.
8. Europa, il costo dei confini
Che livello di violenza siamo disposti a tollerare per tenere migranti e rifugiati fuori dalla Fortezza Europa? Se lo chiede Daniel Trilling in una bella riflessione sulle frontiere per The London Review of Book.
9. Migrazioni forzate, è anche questione di genere
Ad arrivare sulle nostre coste non sono affatto “solo uomini giovani e forti”: ci sono tantissimi minori e ci anche tante donne. Per queste ultime, in particolare, si impone l’esigenza di un’attenzione specifica, perché le migrazioni forzate sono anche una questione di genere (come recentemente evidenziato da Emma Bonino): l’articolo di Rossalyn Warren per The Washington Post ci racconta come per sfuggire alle violenze sessuali a casa le donne sono costrette ad esporsi al rischio di subirne di altrettanto gravi durante il proprio viaggio disperato e l’articolo di Sine Plambech per Open Democracy spiega perché le donne sono più a rischio di morte durante la traversata del Mediterraneo.
10. Cambiamento climatico e migrazioni forzate, non ci sono nemmeno le parole
Sono tanti e saranno sempre di più. Per coloro che sono costretti a migrare a causa del cambiamento climatico, però, non ci sono nemmeno le parole per definirli, figuriamoci le protezioni necessarie ad accompagnarli nel loro viaggio della speranza. L’approfondimento di Kastalia Medrano per Vice Impact (da accompagnare all’editoriale sull’insufficienza delle definizioni attuali scritto per Open Migration da Saskia Sassen).
Foto di copertina: European Commission DG ECHO (CC BY-NC-ND 2.0).