1. Il 2017 è appena iniziato ma bisogna già contare i morti
Gennaio non è ancora finito, e sono già oltre 200 le persone morte nel tentativo disperato di raggiungere l’Europa. Ci sono i tanti – sempre di più, mai così tanti – morti in mare, ci sono coloro che sono morti congelati per le condizioni disperate in cui versavano nel continente che speravano sarebbe stato la loro salvezza.
L’articolo di Lizzie Dearden per l’Independent.
2. L’inferno innevato della Serbia per migliaia di profughi senza via d’uscita
Sono migliaia i profughi abbandonati sotto la neve in Serbia (perché indietro non si può andare e indietro nessuno vuole tornare).
Il reportage di Vice News.
3. Chi fabbrica i gommoni dei profughi?
Intanto, a guadagnare sulla pelle di migranti e rifugiati e lucrare sulla crisi umanitaria sono davvero in tanti. Incluse le industrie cinesi che fabbricano le “refugee boat” – e cioè quei gommoni che tanto, troppo spesso naufragano nel nostro mare. L’indagine di Francesco Floris per Linkiesta.
4. Il muro dell’Europa contro l’Africa
L’approfondimento del giornalista Martin Plaut spiega, dati e mappe di Frontex alla mano, come l’Europa abbia progressivamente chiuso le rotte migratorie africane – rendendo la Libia l’unica (letale) via per l’Italia. Letteralmente, “the last brick in the wall”.
5. L’assenza di solidarietà dell’Europa e la chiusura di Italia e Germania
L’Italia e la Germania, insieme alla Grecia, sono gli stati che hanno pagato il prezzo più alto per la drammatica mancanza di solidarietà dell’Unione Europea. E adesso entrambi i paesi aumentano misure unilaterali di deterrenza dei flussi migratori, tra accordi estremamente discutibili con i paesi africani di transito e l’aumentato ricorso a detenzione e deportazioni.
L’articolo di Kristy Siegfried per Irin News.
6. L’uomo sotto processo perché aiuta i migranti
Cedric Herrou è un contadino francese attualmente sotto processo perché aiuta i migranti.
Il video di Al Jazeera fa il punto sulla sua storia in attesa della sentenza (da accompagnare con il nostro approfondimento sui crimini di solidarietà).
A French farmer accused of helping refugees & migrants cross the France-Italy border has been taken into custody…again. This is his story: pic.twitter.com/bE6b0Fu7a4
— AJ+ (@ajplus) January 19, 2017
7. Benvenuti in Grecia
Quando i rifugiati siriani hanno cominciato ad arrivare a Thessaloniki, Vasilis Tsartsanis ha deciso di fare tutto quanto gli era possibile per aiutarli. Questo ha cambiato per sempre la sua vita.
La storia di un uomo che accoglie, su Open Society.
8. Cambiare il racconto dell’immigrazione in Italia
La nuova sfida di Emma Bonino e dei Radicali – insieme ai sindaci e al terzo settore – è mandare al macero la Bossi-Fini e cambiare il racconto del fenomeno migratorio in Italia – iniziando con una proposta di legge di iniziativa popolare che cambi finalmente la normativa esistente. L’articolo di Susanna Turco per l’Espresso.
9. Il piano del governo italiano sull’immigrazione
Se la proposta dei Radicali punta tutto sull’integrazione ed i suoi sostenitori sottolineano l’importanza di “combattere le cause dell’irregolarità anziché gli irregolari”, il nuovo piano del governo – di cui è atteso il (posticipato) annuncio il 25 gennaio – si propone di combattere l’immigrazione irregolare con una ricetta a base di detenzione e rimpatri.
L’articolo di Internazionale fa il punto su quelli che dovrebbero essere i tre punti principali del piano.
10. Gli errori di Salvini sull’immigrazione
“L’Italia non ha mai respinto così tante richieste d’asilo”, dicono commentando “i numeri veri dell’immigrazione”. Ma sbagliano a fare i conti giocando sull’ambiguità del termine rifugiato e ignorano che i tanti dinieghi delle commissioni territoriali non bastano affatto per parlare di infondatezza. Il fact-checking del Post alle ultime dichiarazioni di Salvini – che dice che solo poche migliaia di persone hanno diritto a restare, mentre i numeri reali sono molto più alti (da accompagnare magari al nostro approfondimento sulla proposta di riforma del diritto d’asilo e quello su ciò da cui scappano i richiedenti asilo in arrivo nel nostro paese).