1. Lo sgombero di Calais
È iniziato l’annunciato “sgombero definitivo” dell’insediamento informale di Calais. Mentre si demolisce la “giungla” – peraltro senza piani e prospettive sicure per coloro che vi vivevano, e per coloro che continueranno a giungervi -, ci chiediamo che conseguenze avrà ciò per rifugiati e migranti in Europa, e cosa dovrebbe succedere adesso. L’articolo del Guardian.
2. Da Calais a Croydon: la questione dei minori non accompagnati nel Regno Unito
Una delle questioni più urgenti e controverse relative a Calais è quella dell’accoglienza dei tanti minori non accompagnati che hanno sinora vissuto nella “giungla”: bambini e adolescenti in fuga da guerre, persecuzioni e miseria che oggi si trovano davanti (ancora) un futuro estremamente incerto – come denuncia il New York Times.
Nel frattempo, nel Regno Unito è esplosa l’ennesima polemica in materia: all’arrivo del primo gruppo di minori non accompagnati – da Calais a Croydon – ha fatto seguito una serie di spiacevoli e inopportuni commenti sui media britannici, che hanno espresso sgomento per l’età dei nuovi arrivati, asserendo che questi sembrassero decisamente “troppo grandi” per essere trattati come minori e arrivando addirittura a chiedere l’esecuzione di “controlli dentali” per appurare la loro età.
Gli editoriali dell’Independent, del Guardian e del Time sulla gravità di tali uscite.
3. Il salto nel vuoto dei minori non accompagnati in Italia
La situazione per i minori non accompagnati non è del resto tanto migliore in Italia, dove otto minori stranieri su dieci hanno tra i 16 e i 17 anni e vivono nella consapevolezza che alla maggiore età dovranno lasciare i centri per minori e, con tutta probabilità, entrare in un limbo di sfruttamento. L’approfondimento di Pagina99.
4. L’emergenza Libia e tutte quelle morti in mare
Il flusso di migranti africani dalla Libia all’Italia è oggi la più grave emergenza d’Europa, scrive l’Economist: nel paese prospera infatti quello che il Time ha definito “un moderno mercato degli schiavi” e le morti in mare duranti i disperati viaggi della speranza attraverso il Mediterraneo continuano ad aumentare.
5. L’integrazione dei rifugiati tramite il lavoro e la tecnologia
In Europa aumentano le iniziative private per aiutare i rifugiati a migliorare le proprie competenze professionali e trovare lavoro, assistendoli così nel periglioso cammino verso la vera integrazione: lo racconta il bel approfondimento del New York Times.
Tra queste, le scuole di coding – da Berlino a Londra – che continuano a diffondersi nel continente con lo scopo di insegnare ai profughi a programmare e così aprir loro nuovi orizzonti: l’articolo di Al Jazeera e quello di Refugees Deeply.
6. Non sempre basta un’app
Come rispondere alla crisi umanitaria dei rifugiati? La comunità tecnologica ci ha provato creando una varietà di app e altri strumenti digitali pensati per assistere le persone sfollate durante il loro viaggio. I ricercatori del Migration Policy Insitute spiegano a Refugees Deeply perché i risultati di questi sforzi non sono sempre positivi e d’impatto: non sempre basta un’app (e noi possiamo fare decisamente di meglio).
7. L’accoglienza e gli interrogativi dei canadesi
Il Canada è uno dei pochi paesi al mondo a prevedere la possibilità di “sponsorship” da parte di privati per l’accoglienza dei profughi. Questo vuol dire che le famiglie canadesi possono scegliere aprire le proprie case ai rifugiati, garantendo loro in questo modo una preziosa possibilità d’accesso al paese e tutto l’aiuto necessario nel proprio percorso di integrazione. Tante le famiglie che hanno colto questa opportunità, dimostrando una grande predisposizione all’accoglienza – e trovandosi però di fronte a una serie di inaspettate questioni morali – perché come si fa a scegliere chi salvare? L’articolo del New York Times.
8. Il modello da seguire dei corridoi umanitari
Tra lunedì e martedì mattina, altri 128 rifugiati (perlopiù siriani) sono arrivati in Italia in tutta sicurezza – senza rischiare la vita in disperati “viaggi della speranza” – grazie ai corridoi umanitari aperti dalla società civile italiana. Un progetto importante e prezioso, che andrebbe seguito per fornire risposte reali alla crisi umanitaria: l’approfondimento di Open Democracy.
9. L’emergenza accoglienza a Roma (e in Europa), raccontata da Gazebo
Il popolare programma televisivo Gazebo torna ad occuparsi dell’emergenza accoglienza italiana e, soprattutto, romana (a seguito dello sgombero del presidio del Baobab).
Da vedere.
10. La nuova generazione di rifugiati climatici cinesi
La desertificazione della Cina accelera, ed i deserti in crescita inghiottono interi villaggi, provocando una nuova generazione di rifugiati climatici. L’inchiesta multimediale del New York Times fa il punto sul preoccupante fenomeno e le risposte (inadeguate) del governo cinese.
FOTO DI COPERTINA: malachybrowne / Flickr Creative Commons.