1. Verso la riforma del regolamento di Dublino
Riformare il regolamento di Dublino si può, forse: la Commissione libertà civili del Parlamento Europeo ha approvato la scorsa settimana una proposta di riformulazione della normativa sul sistema comune d’asilo, che abbandona il criterio del primo paese d’ingresso per sostituirlo con un meccanismo permanente, automatico e obbligatorio per tutti gli stati membri di ricollocamento secondo un sistema di quote. Adesso resta da vedere se la coraggiosa riforma riuscirà a conquistare l’approvazione degli stati in Consiglio – e se così fosse, si tratterebbe, nelle parole dell’europarlamentare Elly Schlein (relatrice della proposta), di una “rivoluzione copernicana”. Il punto di Annalisa Camilli per Internazionale e quello di Eleonora Camilli per Redattore Sociale.
2. I rifugiati in Sicilia, tra Cosa Nostra e la gang dei nigeriani
Sono sopravvissuti al disperato viaggio della speranza attraverso il Mediterraneo, ma una volta arrivati in Sicilia si sono trovati nelle mani di Cosa Nostra e della gang nigeriana “Black Axe”. Il mini-documentario di Vice e HBO sui rifugiati in Sicilia, tra disperazione e criminalità organizzata.
3. Che ne sarà della riforma della cittadinanza?
Che ne sarà della legge di riforma della cittadinanza, bloccata al Senato da due anni? Dopo la mobilitazione di associazioni, insegnanti e politici, e l’impegno del premier Gentiloni per arrivare all’approvazione, si torna a sperare che il disegno di legge torni finalmente in aula. L’articolo di Annalisa Camilli per Internazionale spiega cosa prevederebbe esattamente la riforma e perché è tanto importante.
4. Calais, un anno dopo
È passato un anno da quello che è stato chiamato “lo sgombero definitivo” della giungla di Calais. “Jungle finish”, dicevano allora, ma, siccome le emergenze umanitarie non si risolvono certo con gli sgomberi, a distanza di dodici mesi nella cittadina di confine francese ci sono ancora centinaia di migranti – e stanno molto peggio di prima. Il reportage di Arianna Poletti per Q Code Mag e quello di May Bulman per Independent (da accompagnare al nostro di questa estate).
5. Il limbo dei rifugiati in Serbia
Alle frontiere orientali d’Europa gli abusi sui migranti sono all’ordine del giorno. Un nuovo rapporti di Medici Senza Frontiere, “Giochi di violenza”, e uno di Mixed Migration Platform, “Life in Limbo”, denunciano come i migranti, bloccati in un limbo senza via d’uscita, siano vittime di violenze di vario genere da parte della polizia di frontiera. L’articolo di Ilaria Sesana per Osservatorio Diritti (da accompagnare ai nostri reportage sui migranti abbandonati sotto la neve a Belgrado e su come ad aiutarli ci siano solo i volontari).
6. La rotta del Mar Nero
Una inchiesta di Diego Cupolo e Jodi Hilton per Irin News racconta il fiorente business del traffico di esseri umani dalla Turchia alla Romania attraverso la lunga e pericolosa rotta del Mar Nero – e di come la Romania sia macroscopicamente impreparata a gestire gli arrivi.
7. Cosa succede ai rifugiati respinti in Turchia?
A seguito del contestatissimo accordo tra Unione Europea e Turchia, sono crollati gli arrivi in Grecia (che pure recentemente sono di nuovo in aumento) e i politici europei hanno festeggiato lo “straordinario successo” della politica di cooperazione con Erdogan alla frontiera.
Ma quali conseguenze ha avuto dichiarare la Turchia paese terzo sicuro e respingervi migliaia di rifugiati? Orçun Ulusoy e Hemme Battjes raccontano su Border Criminologies cosa succede ai rifugiati, “respinti e perduti”, stando a una recente ricerca della Vrije Universiteit di Amsterdam.
8. Non stiamo facendo abbastanza per i Rohingya
Più di mezzo milione di persone in fuga negli ultimi due mesi, un eccidio senza freni nel luogo da cui scappano e uno scenario desolante nel luogo in cui cercano rifugio. La situazione per i Rohingya che tentano di salvarsi dalla pulizia etnica in corso in Birmania è davvero drammatica, e la comunità internazionale non sta facendo abbastanza per aiutarli. L’editoriale dell’Economist.
9. Come la Giordania deporta i rifugiati siriani
È struggente il reportage di Alice Su per Atlantic sul dramma dei rifugiati siriani che vengono rimpatriati in Siria, e sul confine farraginoso tra ritorno volontario e deportazione: “Qadhaf”, lo chiamano loro, che si può tradurre in espulsi (come da un cannone). E spiegano: “Abbiamo perso tutto in Giordania, siamo tornati in Siria per morire – perché è meglio perdere la vita nella mia terra patria che vivere nell’umiliazione altrove”.
10. Non tutti i rifugiati vogliono tornare a casa
I rifugiati non desiderano altro che poter finalmente tornare a casa loro: lo sostengono in molti, ma le cose non stanno proprio così. Un interessante articolo di Rebecca Buxton e Lena Kainz per Open Democracy contesta l’assunto come una impropria semplificazione.
Foto di copertina: Calais nei giorni dello sgombero – di Sara Prestianni.