1. Le responsabilità dell’Europa: sempre più morti in mare
Continuano i drammatici naufragi sulla tratta Libia – Italia, ed il 2016 è ufficialmente il peggior anno di sempre per il numero di morti in mare: il bilancio è di 4220 ad oggi.
Un vero e proprio genocidio, nelle parole della sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini. E, soprattutto, un eccidio di cui sono responsabili i leader europei e le loro politiche tutte sbagliate, come denuncia il rapporto di MEDMIG: l’articolo di Lizzie Dearden per l’Independent.
2. La mappa dei lunghi e difficili itinerari dei migranti verso l’Europa
Lo studio di MEDMIG illustra i diversi itinerari di viaggio dei migranti verso l’Europa – tutti accomunati dall’essere lunghi, difficili, pericolosi. Lo raccontano gli autori Nando Sigona, Heaven Crawley e Frank Duvell su Conversation.
3. Le criticità dell’approccio dell’Europa alla lotta ai trafficanti tra Italia e Libia
Nel frattempo ha preso il via la seconda fase di “Sophia” – nome in gergo dell’operazione dell’Unione Europea Eunavfor Med, lanciata nel giugno 2015 per smantellare il business del traffico di migranti tra Libia e Italia. All’Italia spetta ora il compito di formare la guardia costiera libica in ricerca e salvataggio, in modo da ridurre il numero dei morti in mare.
Su Repubblica, Giacomo Zandonini fa il punto sulla situazione, non mancando di sottolineare le criticità dell’approccio UE.
4. Le responsabilità dell’Europa: l’inferno hotspot in Italia
Anche per coloro che ce la fanno ad arrivare in Italia, le cose non vanno tanto meglio.
Il nuovo rapporto di Amnesty International illustra come le politiche dell’Unione Europea portano a gravi violazioni dei diritti di rifugiati e migranti proprio attraverso il caso Italia, accusando il nostro paese di rendersi responsabile di atroci abusi sulla pelle dei migranti, tra le violenze e torture nell’inferno degli hotspot e la pratica delle espulsioni illegali. Lo racconta Patrick Kingsley sul Guardian (ma anche l’approfondimento Open Migration, firmato da Marina Petrillo).
5. L’Italia che accoglie
C’è però anche un’altra Italia, quella che accoglie: come i milanesi che hanno organizzato una festa di benvenuto (a base di pasta, ovviamente!) per i profughi appena arrivati in città. Una bella storia di accoglienza e solidarietà che ha fatto il giro del mondo – raccontata da Repubblica e Washington Post.
6. Da Calais a Parigi: uno sgombero tira l’altro – ma poi?
Lo sgombero di Calais si è definitivamente concluso – anche se non cessano polemiche e preoccupazioni sul destino dei suoi abitanti, soprattutto dei minori non accompagnati – e della “giungla” non resta davvero più nulla. Ma, come prevedibile, le ruspe non hanno certo risolto il problema: l’hanno solo spostato un po’ più in là. Tanto che il New York Times scrive che “Parigi è la nuova Calais” (e già si prosegue con gli sgomberi).
7. Il duro destino dei rifugiati afghani
È dura la vita dei rifugiati Afghani. Non solo in Europa – dove ormai sono trattati come rifugiati di serie B – ma anche in Pakistan ed Iraq: in un continente come nell’altro, per migliaia e migliaia di loro, la prospettiva è ora quella del rimpatrio forzato nel loro paese di provenienza – ancora devastato dalla guerra, e per molti del tutto sconosciuto. Sulle gravi conseguenze di queste deportazioni, l’articolo del Guardian e quello del New York Times.
8. La ragazza afghana, simbolo di ieri e oggi
La ragazza afghana immortalata – e, attraverso quello scatto, resa famosa in tutto il mondo – dal fotografo Steve McCurry trent’anni fa è tornata oggi a far parlare di sé.
Nel 1985 la fotografia di Sharbat Gula in copertina su National Geographic rese la giovane portavoce mondiale dei milioni di rifugiati afghani in Pakistan; oggi la donna – ancora profuga in Pakistan, arrestata per possesso di documenti falsi e prossima alla deportazione – diventa di nuovo simbolo involontario del duro destino dei rifugiati afghani. Per dirla con Refugees Deeply, nemmeno la fama l’ha salvata dalle dure politiche del Pakistan in materia di profughi. L’editoriale di Steve McCurry in persona per il Guardian.
9. La folle proposta australiana: cacciare per sempre i migranti
Sempre peggio in Australia. Dopo lo scandalo mondiale sulle “prigioni a cielo aperto” per migranti di Nauru e Manus, il governo australiano – già noto per l’intransigenza delle sue politiche migratorie – avanza una proposta pazzesca: divieto d’accesso totale e permanente a coloro che arrivano senza un regolare visto. E, ovviamente, scoppia la protesta di esperti e organizzazioni.
L’articolo del Guardian, quello di Vice US e quello di Internazionale.
10. Le conseguenze delle presidenziali americane sulla crisi globale dei rifugiati
Presidenziali americane, è ormai questione di ore e l’esito appare profondamente incerto: a vincere sarà la democratica Hillary Clinton o il folle candidato repubblicano Donald Trump?
La nomina del nuovo presidente degli Stati Uniti avrà ovviamente enormi conseguenze profonde per il mondo intero, e questo vale ovviamente anche la crisi globale dei rifugiati.
Refugees Deeply fa il punto con alcuni dei massimi esperti su come cambierebbero le cose con la Clinton e come con Trump.
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