1. Minniti e “l’evidente correlazione” tra virus e migranti
Secondo l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti, promotore nel 2017 del tristemente noto Memorandum con la Libia: “c’è una evidente correlazione tra immigrazione e Covid” e negarlo non fa che favorire Matteo Salvini. Come racconta Annalisa Cangemi su Fanpage, per l’esponente del Pd “è semplicemente irragionevole ritenere che tutto questo non abbia alcun rapporto con i flussi migratori” e ci vuole quindi “una nuova legge sull’immigrazione e un Memorandum con Tripoli”.
Prosegue l’ex ministro: “Tutto ciò che è legale è salute e tutto ciò che illegale è pandemia. E al Pd serve un piano sull’accoglienza”.
Parole che sembrano andare – come spesso accade tra i due – a braccetto con quanto dichiarato da Salvini (che da ministro ha seguito la linea tracciata dal predecessore Minniti) secondo cui il governo importerebbe infetti per prorogare lo stato d’emergenza.
Ci tengo a ricordare che siamo passati dai migranti immuni al coronavirus all’”evidente” correlazione tra immigrazione e Covid19.
Alla fine il gioco a spararla più grossa è sempre su quel tema lì. pic.twitter.com/6ww1rSMjbT
— Eleonora Camilli (@EleonoraCamilli) July 25, 2020
Si è insomma passati – come ricorda Eleonora Camilli – dalla bufala dei migranti immuni al virus a quella del “migrante untore”.
Ma è davvero così?
2. Migranti e Covid. I dati di Ispi per fare chiarezza
“Bisogna temere il contagio portato dagli immigrati? Tra chi è arrivato regolarmente e quanti sono sbarcati autonomamente la percentuale dei positivi è dell’1,5%. Da non dimenticare inoltre che le positività sono state certificate su gruppi di migranti che avevano condiviso la stessa imbarcazione durante il viaggio, dando credito all’ipotesi che un numero significativo di essi si sia infettato nel corso della traversata”. Così risponde Matteo Villa, ricercatore Ispi autore di un fact checking su migrazione e Covid-19, a Claudio Del Frate che lo intervista per il Corriere della Sera.
La pandemia di #Covid_19 ha ridotto gli sbarchi in Italia?
Sì, ma solo temporaneamente.
Tra marzo e inizio aprile, gli sbarchi sono effettivamente stati inferiori alle attese. Ma l’effetto è durato poco.
Insomma, fanno più paura le carceri in Libia che il virus in Europa. pic.twitter.com/x0sW4KbLMQ
— Matteo Villa (@emmevilla) July 25, 2020
Come si può leggere nel report: “Ovviamente il rischio di “importare” persone infette da SARS-CoV-2 dall’estero non è mai zero, che si tratti di canali regolari o irregolari d’ingresso. Il virus è arrivato dall’estero, e nuovi “innesti” possono generare focolai locali: si vedano i casi del vicentino e di Roma. […] Infine, mentre la polemica nelle ultime settimane si è concentrata prevalentemente sugli sbarchi, va ricordato che tutte le persone che sbarcano in Italia sono sottoposte sistematicamente a tampone e messe in quarantena almeno fino al suo esito o, nel caso, fino a negativizzazione del tampone. Ciò non avviene per chi arriva in maniera regolare, che sia per via aerea, via nave, in treno o in automobile: in tutti questi casi è prevista la possibilità di misurare la temperatura e vigono gli obblighi di indossare le mascherine e rispettare il distanziamento, ma non si procede sistematicamente al tampone ed è dunque più difficile risalire a casi “importati”, così come prevenirli”.
3. A Lampedusa l’hotspot è al collasso
A Lampedusa continuano gli sbarchi di migranti: tre barche, rispettivamente con 106, 13 e 9 persone a bordo, sono stati rintracciate la scorsa notte dalle motovedette della Guardia costiera.
I migranti saranno trasferiti nell’hotspot dell’isola, ormai al collasso: 872 ospiti, a fronte di una capienza di 95 posti.
Proprio per questa ragione sono iniziati i trasferimenti dall’hotspot di Lampedusa e dalla tensostruttura di Porto Empedocleverso verso altri centri d’accoglienza del centro-sud.
4. Migranti in fuga da Porto Empedocle
A proposito di Porto Empedocle, dopo la fuga dei migranti trattenuti nel Cara di Caltanissetta – rintracciati e sotto quarantena – una fuga ha interessato ora la struttura nel comune agrigentino nella quale erano 520 dove ce ne potevano stare 100.
Come riporta il Fatto Quotidiano: “La sindaca Ida Carmina (M5s) aveva definito “disumane” le condizioni all’interno della tensostruttura: non ci sono finestre e le temperature sono altissime. Ma nei giorni scorsi pattugliatori della Guardia di finanza e della Capitaneria hanno portato altre 320 persone da Lampedusa. Intanto aumentano anche gli arrivi dalla rotta balcanica”.
5. Migranti: il governo pronto a inviare l’esercito in Sicilia
Mentre sono stati intanto rintracciati quasi tutti i cento i migranti che si erano allontanati dalla struttura di Porto Empedocle, questa mattina il governo si dice pronto a mandare i militari in Sicilia: “a breve verrà inviato personale militare dell’operazione Strade sicure”. Lo ha dichiarato la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, che ha avuto un colloquio telefonico con il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci.
Il governatore le ha manifestato “tutte le sue preoccupazioni per la situazione in atto dovuta alla pressione migratoria che grava sull’isola” e spinge per avere a disposizione un’altra nave passeggeri sulla quale far completare la quarantena ai migranti.
6. Riportati in Libia e uccisi: la tragica morte di 3 migranti sudanesi
Tre migranti sudanesi sono stati uccisi, mentre altri quattro risultano feriti, a seguito di una sparatoria avvenuta la scorsa notte a nel porto di Khums durante le operazioni di sbarco. Come riporta Repubblica, “i migranti erano stati intercettati in mare e riportati a terra dalla Guardia Costiera libica”. A renderlo noto l’Organizzazione internazionale per le migrazioni che riferisce come “le autorità locali hanno iniziato a sparare nel momento in cui alcuni migranti, scesi da poco a terra, avevano cercato di darsi alla fuga”.
I migranti feriti sono stati portati in ospedali della zona (e proprio durante il trasporto è morto uno dei tre migranti), mentre la maggior parte dei sopravvissuti all’incidente è stata trasferita in centri di detenzione.
Two Sudanese migrants were killed in a shooting in Libya last night, after being returned to shore.
IOM deplores this senseless violence and reiterates its appeal for urgent action to end the return of vulnerable people to Libya: https://t.co/pOsq00sQqH pic.twitter.com/zMmYagXGNw
— IOM – UN Migration (@UNmigration) July 28, 2020
“L’OIM deplora questa violenza insensata e ribadisce il suo appello per un’azione urgente che ponga fine al ritorno in Libia di persone vulnerabili” prosegue l’Agenzia Onu nella nota.
7. I sommersi e i salvati: in piazza per chiedere di non finanziare la cosiddetta Guardia costiera libica
“A guardare l’immagine ripresa dall’aereo Seabird della Sea Watch che ritrae il cadavere di un uomo incastrato tra i tubolari di un gommone, a 40 miglia dalla costa libica, viene in mente il titolo del fondamentale libro di Primo Levi, I sommersi e i salvati, appunto. Quella foto è solo l’ultima testimonianza di una tragedia in corso da anni nel Mare Mediterraneo. I fatti dimostrano, in maniera inequivocabile, che le strategie finora adottate per controllare il flusso di migranti e profughi verso le coste dell’Europa sono state fallimentari e destinate a riprodurre all’infinito la strage”.
È uno dei passaggi dell’appello scritto da Luigi Manconi e Sandro Veronesi – e che vede tra i firmatari anche Michela Murgia, Nadia Terranova, Ascanio Celestini, Emma Bonino e molte Ong – perché l’Italia smetta di finanziare la Guardia Costiera libica, vengano chiusi i centri di detenzione libici e si aprano nuovi corridoi umanitari. Appello alla base di una mobilitazione che si è tenuta solo pochi giorni fa a Roma.
All’appuntamento hanno partecipato centinaia di cittadini, mentre ha superato le 25 mila firme l’appello lanciato dalla Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili per il recupero del corpo senza vita dell’uomo abbandonato nel Mediterraneo Centrale: nessuna risposta dal governo.
8. Naufraghi contati come passeggeri, lo strano sequestro dell’Ocean Viking
La Guardia Costiera ha sequestrato lo scorso 22 luglio la nave Ocean Viking dell’Ong Sos Mediterranée. Le autorità hanno contestano all’imbarcazione ferma a Porto Empedocle una serie di irregolarità tecniche che hanno fatto scattare il fermo amministrativo.
Come riporta il Corriere, per la Guardia Costiera, che ha effettuato una ispezione a bordo, sono state riscontrate “diverse irregolarità di natura tecnica e operativa tali da compromettere non solo la sicurezza dell’unità e dell’equipaggio ma anche delle persone che sono state e che potrebbero essere recuperate a bordo, nel corso del servizio di assistenza ai migranti svolto dalla nave, così come alcune violazioni alle normative a tutela dell’ambiente marino”.
Decimata la già risicata flotta delle #ONG con il fermo della #OceanViking di @SOSMedIntl . Barche e barchini continuano comunque ad arrivare dalla Tunisia mentre i gommoni dalla #Libia si perdono per strada con i loro passeggeri o riportati indietro nel buco nero libico. https://t.co/GrUtmvWVBi
— angela caponnetto (@AngiKappa) July 23, 2020
La risposta dell’associazione non si è fatta attendere:
“Oggi, dopo un’ispezione durata undici ore da parte della Guardia Costiera italiana, l’Ocean Viking è stata sottoposta a fermo amministrativo dalle autorità italiane nel porto di Porto Empedocle, in Sicilia. Sos Mediterranèe condanna questa palese manovra amministrativa vessatoria, volta a ostacolare il lavoro di soccorso delle navi delle Ong. Il motivo principale del fermo – prosegue l’organizzazione nella nota stampa – è stato comunicato dalla Guardia Costiera italiana: ”La nave ha trasportato un numero di persone superiore a quello riportato nel ‘Certificato di Sicurezza Dotazioni per Nave da Carico’. In un anno di operazioni gestite da Sos Mediterranèe, la Ocean Viking aveva già dimostrato di rispondere ad elevati standard di sicurezza più di quanto sia solitamente richiesto ad una nave analoga. Non riusciamo a comprendere perché le osservazioni sulla sicurezza della nave siano state fatte solo ora, dal momento che le condizioni della nave sono rimaste invariate rispetto alle ultime quattro ispezioni, comprese le due più recenti condotte dalla stessa Guardia costiera italiana, e non ci sono stati cambiamenti nelle norme di sicurezza per quanto riguarda ciò che ora viene contestato”.
9. Italiani a metà: rimpatriati venti dominicani da anni in Italia
Sono stati rimandati in Repubblica Dominicana con un volo decollato giovedì mattina, dopo aver vissuto tre giorni nei saloni dell’aeroporto di Malpensa, i venti cittadini dominicani respinti alla frontiera aeroportuale al loro rientro in Italia.
Si tratta di uomini e donne – tra loro anche un bambino di due anni nato in Italia – residenti nel nostro paese anche da tredici anni, considerati però dalla normativa stranieri.
A far la differenza la mancanza del passaporto: “Ci riportano a Santo Domingo perché non abbiamo la cittadinanza, anche se viviamo qua da tanti anni”. “Sono qui con mia sorella, mia cognata, mio nipote” ha raccontato a Varese News uno di loro, costretto per tre giorni a vivere sulle sedie di Malpensa al di là della linea di frontiera.
“Da Italiani, con e #SenzaCittadinanza, ci chiediamo dove fossero le Istituzioni, locali e nazionali, mentre accadeva tutto questo? In quanti tra politici e amministratori si sono recati all’aeroporto di Malpensa per parlare e cercare di capire come tutelare queste famiglie che appartengono all’Italia anche se non ne hanno ancora il passaporto e per salvaguardare i percorsi e la serenità di questi #MinoriAccompagnati?” Si domanda sul proprio profilo Facebook l’associazione Italiani senza Cittadinanza.