1. Il caso Open Arms – e cosa succede nel Mediterraneo
Con le nuove decisioni del Gip di Catania, che fa cadere l’accusa di associazione a delinquere, la vicenda della nave di soccorso spagnola Open Arms resta aperta ma si concentra sulla disobbedienza dell’equipaggio e sul rifiuto di lasciare mano libera alla Guardia costiera libica (che avrebbe riportato i migranti nei campi di detenzione), così come sul mistero del ruolo di Malta, che da anni non soccorre e non accoglie. Inoltre, le nuove carte sollevano molte preoccupazioni sul ruolo diretto della Marina Militare italiana. Dopo la nostra prima analisi della vicenda, abbiamo cercato di fornirvi qui una ulteriore guida a questi punti. Secondo il parere legale di Gianfranco Schiavone di Asgi, è ipotizzabile un “nuovo caso Hirsi”. Sempre sull’illegittimità dei respingimenti, Famiglia Cristiana racconta di un verbale della riunione dell’Organizzazione mondiale del mare del 30 ottobre scorso in cui si rileva la contrarietà a creare un coordinamento libico dei salvataggi nel Mediterraneo. Inoltre, 29 studiosi europei di diritto internazionale, hanno contestato in una lettera aperta il sequestro di Open Arms.
Intanto si conferma la tendenza di inizio anno, arrivano meno migranti ma ne muoiono in proporzione molti, molti di più. Ai primi di aprile, per salvare 292 persone, la nave Aquarius ha dovuto contrattare con la Guardia costiera libica. E anche se dopo molti esposti sulle condizioni indecorose in cui versava, l’hotspot di Lampedusa era stato chiuso, è proprio là che sono stati portati 72 tunisini appena sbarcati.
Dopo un nuovo soccorso conteso tra volontari e Guardia costiera libica, è arrivata la smentita di Frontex circa l’esistenza di un’area di giurisdizione di Tripoli. Intanto, a Palermo, una mostra fotografica di Max Hirzel, “Corpi migranti“, parte dall’identificazione dei corpi per comprendere il dramma dei migranti, e i carabinieri di Sciacca hanno fatto quattro arresti per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: gli arrestati sono italiani.
2. Le condizioni dei migranti in Libia
Ma che cosa succede ai migranti intercettati dalla Guardia costiera libica? Ecco le risposte ottenute da Jeff Crisp. Il direttore dell’agenzia Onu per i rifugiati, William Lacy Swing, parla invece della rotta centrale del Mediterraneo proponendo sei modi concreti con cui si potrebbero proteggere i migranti che viaggiano attraverso la Libia. Intanto, l’ufficio della procuratrice della Corte penale internazionale ha acquisito nei giorni scorsi il rapporto del segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres sulla situazione in Libia. L’attenzione è sulle sulle dure accuse di violazione dei diritti dei migranti presenti nel territorio libico.
3. La situazione in Niger
Il tanto declamato accordo dell’Italia col Niger sta vacillando. Non solo il Niger si rifiuta di proseguire le evacuazioni dalla Libia che aveva concordato, ma a fronte di un forte calo dei passaggi migratori dal Niger, in Libia il numero di migranti continua ad aumentare. Nellie Peyton racconta la perdita economica di molti nigerini dall’entrata in vigore degli accordi con l’Europa. E della situazione nel paese vi raccontiamo anche noi, insieme alle storie degli uomini che hanno attraversato fra i due paesi commerci diversi, speranze disattese e cambi di lealtà, nella puntata conclusiva della trilogia di Giacomo Zandonini.
4. A Bardonecchia dopo l’irruzione della polizia
Da quando la polizia francese ha fatto irruzione in un centro per migranti a Bardonecchia il 30 marzo le polemiche non si sono fermate. Ecco il parere di Asgi sulle violazioni commesse, e una ricostruzione di Valigia Blu. Per Amnesty International inoltre, il progetto di legge francese su asilo e immigrazione (che vi avevamo raccontato qui) viola i diritti umani. Ma la solidarietà sul territorio sia italiano che francese non si ferma, e potete conoscerne i protagonisti nel reportage dalla rotta di montagna che avevamo pubblicato a inizio d’anno.
5. In Israele continua la controversia sui rimpatri forzati
Prosegue il braccio di ferro sulla situazione dei migranti africani che Israele voleva deportare nel paese d’origine, anche se resta probabile che vengano invece ricollocati in paesi occidentali grazie a un accordo con le Nazioni Unite. Qui un’analisi di Haaretz dopo le proteste internazionali, qui il commento dell’European Council on Refugees and Exiles, e qui un thread su Twitter di Jeff Crisp. Dei 38 mila migranti presenti in Israele, 28 mila sono eritrei e sopportano abusi terribili per arrivare: ne parla Marta Serafini sul Corriere della Sera.
6. Sull’accordo EU-Turchia
L’accordo della Ue con la Turchia per bloccare il flusso di migranti funziona, ma a caro prezzo sotto diversi aspetti: un’inchiesta de L’Espresso racconta di quello economico, l’European Council on Refugees and Exiles del picco di arrivi in Grecia (nonostante l’accordo), e il New York Times spiega in che condizioni si trovano i migranti che l’accordo ha lasciato bloccati a Lesbo. Intanto nuovi percorsi si aprono sulla rotta balcanica in Bosnia.
7. Rimpatri volontari
Sentiamo continuamente parlare di rimpatri volontari, ma che cosa significano per chi li vive? Su Refugees Deeply le fatiche della strada del ritorno verso il Gambia, mentre Marta Vigneri su Open Migration ci aveva raccontato le storie di chi ha accettato di tornare in Senegal.
8. Asilo in Italia, i numeri delle richieste
Quasi nove mesi dopo l’estate degli accordi per bloccare i migranti e il brusco calo negli arrivi, il ricercatore di Ispi Matteo Villa racconta in un thread su Twitter quali riflessioni si possono fare sul fatto che invece le richieste di asilo intasino ancora il sistema italiano.
https://twitter.com/emmevilla/status/981533714676056064
9. Ritorno a Macerata
Due mesi dopo l’attentato in cui otto persone di origine africana sono rimaste ferite da colpi d’arma da fuoco – e un mese dopo le elezioni che hanno visto trionfare in città la Lega – Annalisa Camilli torna a Macerata (su Internazionale).
10. Una colletta in memoria di Idy
La famiglia di Idy Diene, l’uomo senegalese ucciso a Firenze, ha scritto per ringraziare chi ha partecipato alla colletta in sua memoria, che ha raccolto 40mila euro in solidarietà con la vedova Rokhaya Kene Mbengue.
Foto di copertina dalla pagina Twitter di SOS Méditerranée ITA