1. La verità, vi prego, sui morti in mare
Sempre più viaggi disperati nel Mediterraneo, sempre più morti in mare (mai così tanti prima). Ma di chi è *davvero* la colpa? (Spoiler: non delle organizzazioni non governative che salvano migliaia di vite ) in mare). In questo contesto, è imperativo che l’Unione Europea cessi di di dare la colpa alle Ong umanitarie e affronti le cause delle migrazioni forzate alla radice. L’editoriale di Mohammed Harun Arsalai su Al Jazeera.
2. Come la Libia trasforma i salvataggi in mare in deportazioni
Intanto in mare succede che la Guardia Costiera Libica – che l’Italia sta addestrando – interrompa un’operazione di salvataggio dell’organizzazione tedesca Sea Watch, prendendo il comando e riportando i migranti “tratti in salvo” in Libia. Una grave violazione del diritto marittimo e del diritto internazionale, che potrebbe rappresentare un precedente molto pericoloso. A questo, tra l’altro, si aggiunge un altro “incidente” simile accaduto alla nave di Medici Senza Frontiere: l’organizzazione ha infatti denunciato che i libici hanno sparato colpi di kalashnikov per prendere il comando di un’operazione di soccorso. L’articolo di Ottavia Spaggiari per Vita.
3. Come l’Italia vuole aggirare i suoi obblighi umanitari aiutando i libici ad intercettare i migranti in mare
Il ruolo sempre maggiore – e sempre più aggressivo – della Guardia Costiera libica nel Mediterraneo non è affatto casuale, bensì l’esito di una precisa strategia italiana (concretizzatasi anche in un contestatissimo accordo con la Libia). Amnesty International denuncia come l’Italia stia tentando di venire meno all’obbligo di proteggere le persone in fuga dalle massicce e sistematiche violazioni dei diritti umani in Libia, facilitando l’intercettazione di migranti e rifugiati, da parte delle autorità libiche, nel Mediterraneo centrale. L’articolo di Repubblica.
4. Tribù e centri di detenzione: i nodi dell’Italia in Libia sui migranti
L’imperativo italiano di arginare i flussi di migranti dalla Libia – facendo accordi con capi tribù e ignorando la situazione gravissima nei centri di detenzione – rischia di far commettere all’Italia degli errori fondamentali. L’approfondimento di Mattia Toaldo su Limes.
5. Libia, la vita di inferno dentro le prigioni per migranti
Mentre la politica si avvita in sterili discussioni sul presunto rapporto tra Ong e trafficanti, il mondo si scorda dell’orrore libico e dell’inferno dei “mezra” – vere e proprie prigioni per migranti fuori da ogni regola, gestite dai boss del traffico di esseri umani, dove si praticano sevizie atroci su uomini, donne e bambini. Un inferno che vogliamo dimenticare – e che fa bene a ricordarci l’approfondimento di Giovanni Tizian per l’Espresso.
6. Parola d’ordine: esternalizzare (a tutti i costi)
Che fine fanno i soldi per la lotta alla povertà in Africa? Vengono (impropriamente) utilizzati come moneta di scambio con gli stati africani per garantire il sempre più stringente controllo delle frontiere al fine di bloccare i migranti. Con l’obiettivo di esternalizzare, a tutti i costi. Come viene fatto? Lo svela l’inchiesta a più mani #Divertedaid: il video-explainer di Ludovica Jona e l’approfondimento di Sara Prestianni su La Stampa.
7. Accoglienza in Italia: con la legge Minniti si torna indietro di 10 anni
Per scrivere le nuove regole di gestione dei centri “straordinari”, il Governo ha recuperato la fallimentare esperienza dei CARA: il modello del futuro sono quindi grandi strutture lontane dai centri abitati, con presidi medici interni. Un duro colpo all’accoglienza diffusa, a cui si aggiunge il tradimento della promessa di trasparenza negli appalti. L’approfondimento di Duccio Facchini per Altraeconomia.
8. Accoglienza in Grecia, la crisi nella crisi (e le risposte dal basso)
Lo stato ellenico si è trasformato in un vero e proprio limbo per migliaia e migliaia di richiedenti asilo, costretti a vivere in condizioni di estrema precarietà. Una situazione a cui provano ad ovviare varie iniziative, un vuoto di azione statale in cui – a sorpresa – sono gli anarchici a prendere il posto delle istituzioni incapaci di agire (come abbiamo raccontato nel nostro reportage dal City Plaza Hotel di Atene). Il reportage da Lesbo di Perla Trevizo per Al Jazeera e l’articolo di Niki Kitsantonis per il New York Times.
9. Francia, perché non possiamo dimenticarci di Calais
Sono passati 8 mesi da quello che, dicevano, sarebbe stato lo “sgombero definitivo” della “giungla” di Calais. Peccato che le evacuazioni forzate non offrano nessuna risposta all’emergenza umanitaria, ma semplicemente la spostino un po’ più in là, nascondendola agli occhi dell’opinione pubblica. C siamo quindi dimenticati di Calais, ma nel paesino di confine francese i migranti continuano ad esserci – e stanno (molto) peggio di prima. Il reportage di Emily Goddard per The Independent.
10. G7, non c’è spazio per i migranti in agenda (ed è soprattutto colpa di Trump)
Questo fine settimana la città siciliana di Taormina è stato il teatro del vertice dei leader mondiali raccolti nel G7. Giorni di incontri ad alto livello in cui però veramente poco è stato detto e deciso su migrazioni forzate e possibili risposte da dare alla crisi umanitaria. Insomma: un grande tema quasi completamente ignorato – e soprattutto per colpa di Trump. Colum Lynch fa il punto su Foreign Policy su come il consigliere speciale del presidente americano (e cioè l’uomo che ha ideato il Muslim Ban) stia lavorando per tenere il tema dell’accoglienza dei rifugiati fuori dall’agenda politica internazionale.
Foto di copertina: Federica Mameli/ SOS MEDITERRANEE/ Luz.