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Homepage >> Web review >> I 10 migliori articoli su rifugiati e immigrazione 23/2017

I 10 migliori articoli su rifugiati e immigrazione 23/2017

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13 giugno 2017
Il rapporto che smonta (scientificamente) le accuse contro le Ong in mare - proprio mentre queste sono oggetto di un nuovo attacco da parte della Marina libica. Poi: cosa c’è dietro i numeri record di bengalesi in arrivo in Italia? E cosa ci dicono le “impronte digitali” delle persone in movimento? Inoltre: migranti in Italia, “lost in translation”; i minori soli dimenticati, non solo a Calais ma in tutta Europa; la questione attualissima dei nuovi rifugiati ambientali.

1. Il rapporto che smonta le accuse contro le Ong in mare

Mentre le Ong salvano altre migliaia di migranti in alto mare e la Marina libica torna ad accusarle (ed a rispedire indietro centinaia di persone), i ricercatori di Forensic Oceanography hanno smontato scientificamente le accuse con dati e mappe. L’articolo di Annalisa Camilli su Internazionale e quello di Lizzie Dearden su The Independent (da accompagnare al nostro approfondimento).

2. Rifugiati in Italia: lost in translation?

Il rapporto di Rose Foran and Anahi Ayala Iacucci per Internews spiega perché per migranti e rifugiati in arrivo in Italia uno dei problemi principali è quello dell’inadeguato accesso all’informazione, e come i diritti finiscono per rimanere lost in translation. Da leggere.

3. Sempre più bengalesi in arrivo in Italia

Nell’ultimo anno si è registrato un impressionante aumento nei numeri dei bengalesi che giungono in Italia attraverso la rotta libica. L’approfondimento di Diego Cupolo per Refugees Deeply spiega perché il Bangladesh è diventato la prima nazione di provenienza dei migranti che attraversano il Mediterraneo in barca.

4. Come l’Europa abbandona i minori soli

I minori non accompagnati con parenti in altri stati europei avrebbero diritto al ricongiungimento familiare – ma solo in teoria, perché in pratica questo avviene solo di rado (e comunque con tempi lunghissimi). L’articolo di Elaine Allaby per Al Jazeera fa il punto sul buco nel sistema che sta lasciando soli migliaia di giovani rifugiati.

5. I bambini dimenticati di Calais

Sono passati mesi dallo “sgombero definitivo” dell’accampamento di Calais: “Jungle finish”, dicevano allora. Ma le emergenze umanitarie non si risolvono (evidentemente) con gli sgomberi, ed a Calais sono rimasti, completamente abbandonati a se stessi, in tanti – tra cui numerosi minori.
Il reportage di Aisha Gani per Buzzfeed sui bambini dimenticati della “giungla”.

FOTO: L'illustrazione dei bambini dimenticati di Calais di Sian Butcher / BuzzFeed.

FOTO: L’illustrazione dei bambini dimenticati di Calais di Sian Butcher / BuzzFeed.

6. Le impronte digitali dei rifugiati in viaggio verso l’Europa

Per le persone in movimento lo smartphone è una risorsa essenziale, usata per comunicare con le famiglie lontane e soprattutto per acquisire informazioni e contatti necessari al proseguimento del viaggio. Allo stesso tempo, le “impronte digitali” lasciate dai rifugiati ci offrono uno prezioso strumento per mappare i flussi migratori: lo dimostra l’importante studio del Pew Research Center che ha usato i trend di ricerca su Google per contestualizzare i movimenti delle persone in viaggio dal Medio Oriente verso l’Europa.

7. Dobbiamo davvero parlare di cambiamento climatico e nuovi rifugiati

Il cambiamento climatico causa migrazioni forzate, è un dato di fatto. Diventa dunque necessario ampliare quanto prima le attuali definizioni – perché le categorie di “migrante” e “rifugiato” non bastano più per le nuove diaspore in corso (come spiega Saskia Sassen).
L’approfondimento di Jennifer Duncan e Ashley Toombs per Refugees Deeply contestualizza il fenomeno, mettendo sul tavolo alcune proposte concrete per iniziare ad agire (ora, perché non si può continuare ad aspettare).

8. Le conseguenze del cambiamento climatico negli Stati Uniti, oggi

Cambiamento climatico e migrazioni forzate, in pratica (per chi fosse ancora scettico): negli Stati Uniti ci sono già vari paesi a rischio scomparsa – le cui popolazioni devono scegliere tra spostarsi o perire – ed i fondi allocati dal governo non bastano per tutti. L’articolo di Neha Thirani Bagri per Quartz racconta di due comunità ai capi opposti degli Stati Uniti – Isle de Jean Charles in Louisiana, Newtok in Alaska – e della loro competizione per ottenere i finanziamenti necessari al processo di ricollocamento.

9. Apri la tua casa ai rifugiati con Airbnb

Il piano per l’accoglienza di Airbnb – con l’obiettivo ambizioso di trovare soluzioni abitative a breve termine per 100.000 persone in stato di bisogno in un quinquennio – è entrato nella fase operativa con il lancio della piattaforma Open Homes. L’idea è semplice: aiutare le persone ad aprire il proprio cuore, e soprattutto le proprie case, ai rifugiati. L’articolo di Fast Company.

10. Quello che hanno visto i miei occhi

Come si fa a raccontare la crisi dei rifugiati, il dramma di migliaia e migliaia di persone in movimento? Il fotografo Giles Duley ci prova con una selezione di fotografie.

 

FOTO DI COPERTINA: Gustave Deghilage (CC BY-NC-ND 2.0).

Etichettato con:Airbnb, Bangladesh, Blaming the Rescuers, Calais, cambiamento climatico, Forensic Oceanography, Italia, Minori soli non accompagnati, MSNA, Ong in mare, Open Homes, ricongiungimento familiare, Rifugiati ambientali, salvataggi in mare, SAR, smartphone

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