1. Le Nazioni Unite sul caso Rackete
È una dura critica quella espressa in una nota pubblicata a Ginevra da sei esperti in diritti umani delle Nazioni Unite e rivolta all’Italia: sotto accusa l’arresto del capitano della nave della ong tedesca Seawatch 3 e le intimidazioni rivolte in seguito al giudice che ne ha deciso il rilascio.
Nella nota si descrivono brevemente le motivazioni che hanno portato all’arresto della Rackete, i capi d’accusa – messa in pericolo della vita degli agenti di polizia e all’agevolazione dell’immigrazione clandestina – e le reazioni scomposte dei media e di una parte del mondo politico, fino alle dichiarazioni del ministro degli interni Salvini che ha definito la sentenza un “giudizio politico che ha permesso la liberazione di un criminale”, invitando la giudice a candidarsi nelle liste della sinistra.
“Le accuse politiche ideologiche rivolte a un giudice dalle autorità dell’esecutivo per il semplice adempimento di una norma consolidata di diritto pubblico internazionale che stabilisce il dovere di salvare persone in difficoltà in mare costituiscono una grave violazione dei principi di indipendenza giudiziaria e di separazione dei poteri. Il dovere di rispettare e attenersi ai giudizi e alle decisioni della magistratura costituisce un necessario corollario del principio di separazione dei poteri” si può leggere nella nota.
Gli esperti concludono la nota invitando il nostro paese ad adempiere ai suoi obblighi di protezione di diritti umani ed esorta le autorità italiane a porre immediatamente fine alla criminalizzazione delle operazioni di ricerca e soccorso, perché ricordano “salvare migranti in pericolo in mare non è un crimine“.
2. Intanto ad Agrigento il primo interrogatorio per Carola Rackete
La ex comandante della See Watch 3 Carola Rackete, accusata di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e disobbedienza a nave da guerra, è stata interrogata durante un’udienza del procedimento a suo carico ad Agrigento.
“Carola è libera, non è stato convalidato alcun arresto, se vuole tornare in Germania. Lei non è più capitata della Sea Watch, c’è stato un cambio di equipaggio”, fanno sapere gli avvocati della donna tedesca.
Alla fine dell’interrogatorio, parlando ai cronisti, Carola Rackete ha espresso la speranza che la nuova Commissione europea possa trovare una soluzione condivisa per le persone salvate in mare: “Spero sinceramente che la Commissione europea ora, dopo la nuova elezione del Parlamento, faccia del suo meglio per evitare che situazioni come questa si ripetano e che tutti i paesi europei lavorino insieme per accogliere le persone salvate in mare da navi civili”.
Fuori dal tribunale, sostenitori di Carola si sono radunati per mostrarle solidarietà, dimostrata anche da Amnesty International che chiede il ritiro delle accuse nei confronti della capitana.
Intanto, come scrive Nello Scavo su Avvenire, l’inchiesta partita dal caso Sea Watch sembra allargarsi e arrivare a Roma per indagare le modalità con cui dai ministeri vengono impartiti gli ordini politici ai libici e alle Ong in mare.
Nel frattempo Medici Senza Frontiere ha annunciato di aver ripreso le sue attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale con una nuova nave, dopo i ripetuti stop che avevano colpito le precedenti missioni.
3. Notizie dall’Italia solidale
“Questa è una legge che protegge tutti. Protegge quindi i toscani e i non toscani gli immigrati e chi non è immigrato. Abbiamo stabilito che c’è una soglia di diritti elementari che devono essere garantiti a tutti e che la nostra società civile si impegna a garantire”. Con queste parole Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, ha salutato l’approvazione della cosiddetta “legge samaritana” da parte del consiglio regionale.
La legge mira a garantire a tutti i cittadini, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, condizioni sociali o personali – come recita l’articolo 3 della Costituzione – la tutela sanitaria, una buona alimentazione e un ricovero. Nessuno escluso, neppure i 5mila profughi a cui (solo in Toscana) il decreto Salvini sulla sicurezza rischia di togliere assistenza.
Intanto da Como un’altra buona notizia: Jacopo Mascheroni – attivista da sempre in prima linea nell’aiutare i migranti – a processo per aver ignorato un foglio di via dovuto alle sue attività, il 24 giugno è stato assolto perché “il fatto non sussiste”.
4. L’Europa e la sfida Dublino, sarà questa la volta buona?
Esternalizzazioni, Regolamento di Dublino, accordi con paesi terzi: seguendo per noi l’insediamento dei nuovi parlamentari, Paolo Riva si domandava quale spazio avrebbe trovato il tema dell’immigrazione nel Parlamento Europeo più frammentato della storia e se con i nuovi equilibri politici la questione migratoria sarebbe rimasta al centro dell’agenda politica europea.
Superato lo scoglio delle nomine politiche, sembrerebbe che la risposta sia positiva: Ursula Von Der Leyen – neo presidente della Commissione Europea – lo ha detto senza giri di parole durante il suo discorso al Parlamento europeo: “In mare è un obbligo salvare vite”; mentre David Sassoli, nuovo presidente del Parlamento, ha puntato l’attenzione sulla necessità di cambiare il regolamento di Dublino.
Proprio al regolamento di Dublino e alla sua incapacità di fornire risposte alle esigenze dei migranti e a quelli degli stati frontalieri, è dedicato questo approfondimento del Consiglio italiano per i rifugiati.
Qui invece ci chiedevamo in che maniera sarebbe potuto cambiare il regolamento.
5. E a proposito di Dublino, in Francia continuano i respingimenti verso l’Italia
È di Medicins du Monde l’ultima accusa verso le autorità francesi al confine tra Mentone e Ventimiglia: rinchiuderebbero i migranti in container durante la notte. Nel testo firmato anche da altre ong come Amnesty e Caritas France, viene spiegato come i migranti vengano trattenuti in container di 15 metri vicino al posto di polizia al confine francese, senza letti né cibo, oltrepassando il limite massimo di quattro ore di privazione di libertà consentite dal Consiglio di Stato francese. I trattenimenti sarebbero avvenuti su persone in attesa di essere respinte in Italia.
Come ricorda Pietro Barabino sul Fatto Quotidiano, solo alla frontiera di Ventimiglia negli ultimi 12 mesi sono state riaccompagnate dalla polizia francese 18.125 persone che avevano già trovato una sistemazione fuori dall’Italia. A testimoniarlo i dati del Ministero dell’Interno ottenuti dall’Associazione Diritti e Frontiere.
Nel frattempo Francesco Floris su Redattore Sociale ci racconta la situazione dall’altra parte della frontiera a Ventimiglia.
6. A Sassari il primo laureato con protezione internazionale
Si chiama Bakary Coulibaly, ma per tutti è Bouba: è il primo laureato con protezione internazionale dell’Università di Sassari. Originario dal Mali,32 anni, da tre giorni è dottore magistrale (con il massimo dei voti) in Pianificazione e politiche per la città, l’ambiente e il paesaggio.
“Un giorno vorrei diventare professore, continuare a studiare, fare ricerca e insegnare”, racconta il giovane che ha potuto continuare gli studi grazie ad una borsa di studio della Conferenza dei rettori delle Università italiane e del Ministero dell’Interno per rifugiati e titolari di protezione sussidiaria, costretti nel proprio Paese a interrompere gli studi.
Bouba è infatti arrivato in Italia a bordo di un barcone partito dalla Libia, dopo essere fuggito dalle violenze del suo paese.
Come Bouba anche Peter ha abbandonato il suo paese, affrontato prima la Libia e poi il mare, per coronare infine i suoi sogni in Sardegna. Tiziana Cauli ci aveva raccontato la sua storia in questo approfondimento.
7. Tra i nuovi schiavi dell’agro pontino
“Mi rompo la schiena tutti i giorni per appena 4 euro l’ora. Devo però dare circa 15 euro al giorno al caporale indiano che mi recluta per andare a lavorare nella cooperativa agricola del padrone. Funziona così. Alla fine guadagno circa 20 euro al giorno”. Ajit viene dal Punjab e per venire in Italia ha contratto un debito di 12 mila euro. Lavora anche 8 e a volte 10 ore al giorno con una pausa di poco più di un’ora nelle fasi più calde della giornata per raccogliere le angurie che troviamo sulle nostre tavole. Della sua storia e di quella dei braccianti dell’agro pontino, racconta Marco Omizzolo sul Manifesto.
Dello sfruttamento di lavoratori stranieri nella zona di Latina ci eravamo già occupati in passato. Daniela Sala ci aveva raccontato delle condizioni di lavoro della vasta comunità Sikh dell’agro pontino, dove i braccianti erano pagati 4 euro e mezzo l’ora, e se scioperano o denunciano rischiano di perdere il lavoro.
Intanto qualcosa sembra muoversi: la settimana scorsa per la prima volta è partito da Terracina “l’autobus dei braccianti”, la navetta che permette ai lavoratori agricoli di raggiungere le principali aree di lavoro dell’agro pontino. Utilizzabile gratuitamente da chiunque abbia un regolare contratto di lavoro, il servizio si configura come uno dei primi passi per limitare il ruolo del caporalato che proprio dalla mancanza di servizi essenziali trae i vantaggi più grandi.
8. La Croazia usa la forza per respingere i migranti
“Ho parlato con il ministro dell’Interno, il capo della polizia e gli agenti alla frontiera, i quali mi hanno assicurato che la polizia non fa ricorso a un uso eccessivo della forza. Certo, è necessario usare un po’ di forza quando si effettuano i push-back, ma dovreste vedere quell’area”.
Dopo mesi a negare qualsivoglia utilizzo della violenza da parte della polizia croata nei confronti dei migranti, la presidente della Croazia Grabar Kitarović sembra invece ammettere questa evenienza nel corso di un’intervista alla tv Svizzera.
Da mesi infatti, media e organizzazioni denunciavano violenze e respingimenti al confine – noi eravamo stati a Bihac per raccontarvi la vita dei migranti nel cuore del confine tra Croazia e Bosnia.
Come spiega Osservatorio Balcani e caucaso, la Croazia sta cercando di entrare nello spazio libero da frontiere di Schengen e sembra volersi accreditare proprio attraverso il controllo delle sue frontiere esterne come un partner sicuro.
9. Una nave da Crociera maltese ha soccorso 111 migranti a largo della Grecia
Centoundici persone tra cui 33 bambini sono stati soccorsi sabato sera scorsi da un nave da crociera maltese poco al largo della costa greca.
La nave, la Marella Discovery, un transatlantico di lusso da 11 ponti con tanto di piscine, casinò e teatro, si è subito diretta verso il porto greco di Kalamata, dove i migranti soccorsi sono stati fatti sbarcare.
10. La Casa Bianca restringe ulteriormente il diritto d’asilo
L’amministrazione Trump ha emanato una nuova legge che impedisce a quasi tutti i migranti di chiedere asilo al confine meridionale degli Stati Uniti. Come ricordano Daniel Trotta e Richard Cowan per Reuters, la legge – entrata in vigore martedì scorso – impedisce ai migranti che attraversano un paese terzo di cercare asilo negli Usa, a meno che non abbiano anche presentato domanda di asilo nel paese di transito e questa sia stata negata.
L’Unhcr in una nota fa sapere di essere “profondamente preoccupata” per la nuova misura statunitense che ritiene non essere in linea con gli obblighi internazionali.
Oltre ad attirarsi le critiche delle Nazioni Unite, e dei gruppi per i diritti umanim, già pronti ad intraprendere azioni legali, anche i paesi terzi più interessati dal fenomeno – Guatemala e Messico in primis – sembrano non voler dare garanzie a riguardo e gli sforzi degli Stati Uniti per stringere accordi con entrambi i paesi hanno finora fallito.
Foto di copertina via Twitter/United Nation